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Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 57

Questa sì che è reality! Con Join4B abbiamo usato gli occhi di Leonardo da Vinci

 

Alcune stime parlano di 60 miliardi (mi-liar-di!) di dollari di spesa per le tecnologie di realtà aumentata non chissà quando: quest’anno, nel 2020.
State pensando “oddio, mi mancava soltanto la realtà aumentata per capire che non sto più dietro alla tecnologia”? Vi sbagliate. Due volte.


Primo, perché la realtà aumentata (da qui in poi AR, Aumented Reality, sennò non ne usciamo vivi) è forse la tecnologia che potrebbe aiutarvi di più – sia nella formazione che nel business, che nella vita.
Secondo, perché la conoscete già. La usate già. È già “vostra”: solo che l’avete forse guardata da un solo punto di vista.

Perché non si tratta solo di investimenti nella ricerca scientifica o nel grande business: l’AR è già oggi in tantissime applicazioni e abitudini anche quotidiane, sia personali che lavorative.
È una presenza così reale che quasi non ce ne rendiamo conto: prendiamo ad esempio il GPS, ormai “banale” funzione dei nostri telefonini (e braccialetti e orologi e aerei e automobili…). Bene: quello che ci restituisce, in maniera ormai familiare, è una riproduzione della realtà in cui siamo immersi, aumentandola in precisione (chiamiamolo “livello 1”) attraverso mappe grafiche, con riferimenti in evidenza, tracciabilità dei percorsi, possibilità di interazioni diverse. Ma ecco l’opzione che magari già preferiamo, un touch, ed ecco il livello ulteriore, che trasforma le mappe nella visualizzazione fotografica dell’ambiente che ci circonda: voilà, ecco l’upgrade della nostra realtà! A questo punto possiamo cacciare un Pokemon o rintracciare il nostro cane (se chippato) muovendoci nel mondo reale attraverso lo schermo del nostro cellulare, anzi interagendo, visto che possiamo aggiungere elementi ulteriori anche fantastici alla nostra esperienza.
State pensando all’ultima volta in cui avete vissuto un’esperienza del genere? Ieri sera andando in nuovo ristorante? Stamattina cercando la sede di un cliente? Senza saperlo avete vissuto la realtà aumentata.
Ma facciamo un passettino indietro.

La vista va oltre i dieci decimi
Ai fini dell’apprendimento, la vista ricopre un ruolo focale perché ci permette di cogliere fino all’80-90% delle informazioni che assimiliamo, con gli altri sensi a supporto. Ma la vista non è sempre uno strumento sufficiente per assimilare in profondità tutte le informazioni che ci servirebbe ritenere. Soprattutto sta dimostrando un po’ di affanno nel confronto-scontro con le informazioni digitali, che ormai nel nostro mondo sono prevalenti. Con queste ultime infatti la vista si sta rivelando una interfaccia limitata: perché le informazioni digitali sono “piatte”, bidimensionali, mentre noi viviamo in un mondo tridimensionale. La realtà aumentata, sovrapponendo immagini e dati su oggetti fisici, consente di convertire le informazioni visive in 3D, consentendoci di processare il mondo fisico e il mondo reale nello stesso istante. In questo modo non c’è più bisogno di doverli raccordare mentalmente, e così un processo di notevole complessità viene trasformato in una esperienza amplificata ma di fruizione semplice e gradevole – quando non addirittura giocosa – accrescendo di moltissimo la nostra capacità di recepire e ricordare.
State pensando alla formazione? Sì, imparare, aggiornarsi e confrontarsi interagendo con informazioni, dati e team semplicemente dal proprio dispositivo diventa improvvisamente più facile – e soprattutto efficace.

Ma pensiamo alle ennemila possibili applicazioni con cui l’AR potrebbe esplodere i nostri business, ad esempio:
•    progettazione di prodotti (simulazioni, test, correzioni di tiro, esperienze…);
•    vendita (pensate a un catalogo “immersivo”, o che dalla vostra brochure venga fuori tutto un mondo!);
•    Customer Experience (le applicazioni pensabili per i momenti di acquisto e il punto vendita sono infinite);
•    assistenza e post vendita (contatti diretti più coinvolgenti, guide o faq “dal vero”, tutorial, survey…)

Come ha detto Michael Porter: “La realtà aumentata potrà essere applicata più o meno a tutti i lavori e settori. Esempi possono andare dal dispositivo che permette di essere avvicinato al corpo e di vedere dove scorrono le vene, all’esperto remoto che, nello stesso momento in cui ti trovi di fronte a un problema da risolvere, vede le stesse cose che vedi tu e ti guida nella soluzione”.

Oltre l’esperienza: “dentro” l’esperienza
Dopo questo primo sguardo alla realtà aumentata, facciamo un primo passo dentro alla realtà virtuale – o VR (Virtual Reality). È una fruizione diversa, basata non sulla visione in sé ma sulla immersione dell’utente in una realtà ricreata ad hoc, anche se spesso le due tecnologie “lavorano” insieme, completandosi e creando esperienze più complesse.

La sua applicazione più conosciuta è quella del gioco, e così in molte aziende viene sperimentata in progetti di team building, ma ha grandi opportunità e sviluppi anche nella formazione. Ad esempio consente di mettere insieme persone molto lontane fisicamente fin ambienti virtuali condivisi, facendo loro vivere la stessa esperienza, anche attraverso l’esercitazio del teamwork, dei processi decisionali o della comunicazione nell’addestramento; oppure può immergere il personale tecnico in un ambiente virtuale in cui le macchine, non disponibili fisicamente sul posto, vengono riprodotte come ologrammi, su cui si impara a operare (… letteralmente, nel caso della chirurgia!)
Per entrare in questi contesti immersivi e consentire al nostro cervello di “vivere” questa realtà ricreata, la VR necessita di speciali visori (oggi a costi molto abbordabili anche da piccole aziende, o noleggiabili attraverso le società creatrici dei progetti).

Qualche caso pratico che rende l’idea? La casa automobilistica Ford sta usando la VR per creare un’officina virtuale in cui ingegneri da ogni capo del mondo possono lavorare contemporaneamente su ologrammi di prototipi; un progetto della sicurezza nazionale americana addestra il personale a disinnescare ordigni…

AR e VR: tocchiamole con mano
Anche in Italia c’è grande fermento intorno a queste tecnologie. Fra le aziende più interessanti V+ ha individuato Join4B, idea del manager commerciale della grande distribuzione Marco Pizzoni che ha debuttato con il progetto di AR applicato al mensile Focus. Il lettore-utente scarica la app, poi inquadra semplicemente le pagine del magazine contraddistinte da una icona col suo smartphone o tablet e “wow!”, ecco i contenuti prendere vita, diventando tridimensionali, aprendo video, contenuti aggiuntivi, infografiche, test…
Si tratta di una modalità di comunicazione di grande effetto a costi contenuti, che potrebbe facilmente diventare il fattore di differenza anche nel modo di proporsi per le aziende (pensate a un catalogo o al vostro biglietto da visita: il cliente riceve un “familiare” cartaceo, lo inquadra col suo familiare telefono e vedrà un mondo di contenuti prendere vita anche in 3D!).
Per dare un’idea: la app è già stata scaricata oltre 200 mila volte, con 35/40 utenti attivi in media al minuto.

Ma se per provare la AR vi basterà passare in edicola, per un’esperienza di VR dovrete invece passare da Milano: perché è qui che da giugno sarà infatti visibile e vivibile.

Sempre nata da Pizzoni è WAY – We Augment You che applica anche la realtà virtuale alla formazione e alla comunicazione immersiva.
Il primo progetto visibile e vivibile di WAY è “You are Leo”: un tour (fruibile grazie alla collaborazione con Ad Artem) in una Milano cinquecentesca perfettamente ricostruita da un team di storici d’arte insieme ai tecnici, vedere la città e i luoghi del Maestro proprio con gli occhi di Leonardo da Vinci.


«Leonardo da Vinci ci ha donato i suoi occhi per mostrarci la sua Milano, mettendo le persone al centro di un'esperienza totalmente immersiva nella Milano di allora. – dice Pizzoni. – Ciascun partecipante verrà munito di un avanzatissimo visore VR, all’interno del quale si attiveranno le esperienze virtuali lungo un percorso a piedi di circa un miglio lombardo (1,8 km) della durata di 1 ora e 40 minuti, durante la quale il visitatore vedrà ricostruirsi e animarsi l’area intorno a sé, così come le opere d’arte connesse alla narrazione che verranno visualizzate e raccontate in ambienti limbo a 360°. Ad accompagnare il viaggio sarà un esperto storico dell’arte che accoglierà e guiderà il visitatore nel percorso e gestirà l’attivazione delle esperienze VR. È una cosa più semplice da vivere che da spiegare… È un progetto che può essere ripetuto in altre città, con altre storie e che oltre che ai turisti si rivolge alle aziende, perché l’effetto “wow!” e partecipativo dell’esperienza può dare grande valore sia a iniziative rivolte ai collaboratori, sia rivolte ai clienti o prospect – con grandi potenzialità anche di comunicazione».




LESSON LEARNED

Credo che il grande gap al giorno d’oggi sia quello tra l’enorme quantità di prodotti e tecnologie che possediamo e l’essere umano. In un certo senso la tecnologia è andata oltre quello che noi umani siamo in grado di assorbire. Dobbiamo trovare l’equilibrio giusto tra uomo e tecnologia, in modo che le persone mantengano la loro posizione in un mondo così digitale. La realtà aumentata diventerà l’interfaccia principale tra uomini e tecnologia nel mondo del business”. (Michael Porter)

Noi di V+ abbiamo goduto un’esperienza “con gli occhi di Leo” in anteprima: seguiteci sui social, sul numero di luglio parleremo ancora di AR e VR e… vedrete di più. Stay tuned!