Fondamentali del business


Edoardo Lombardi Edoardo Lombardi

Dal volume N° 74

Propaganda e pubblicità: elementi in comune? 1a puntata di #Historymanagement

 

LA COMUNICAZIONE VA OLTRE LA RAGIONE:
LA PROPAGANDA COME ARMA ANCHE DI VENDITA

Tutti conoscono la pubblicità e la propaganda: sono due forme di comunicazione di massa, l’una rivolta a vendere ai consumatori prodotti e servizi, l’altra a cambiare o rinforzare convinzioni e attitudini.
Pochi, però, sanno che un importante precursore delle regole su cui esse si basano è Adolph Hitler che le formulò nell’opera Mein Kampf.
Grazie anche alla sua propaganda, Hitler distrusse la libertà della Germania e la portò alla guerra e alla distruzione. Aveva intuito il potenziale dei nuovi strumenti di comunicazione di massa (altoparlante, radio, cinema), e aveva anticipato i vantaggi di alcuni elementi, come:
●    la ricerca motivazionale;
●    l’uso di messaggi semplici, ripetuti innumerevoli volte per facilitare il ricordo del pubblico;
●    l’uso di musica e scenografie per creare emozioni durante grandi eventi molto partecipati;
●    la scelta di un linguaggio adatto al mezzo di comunicazione prescelto.

Tutte cose che costituiscono una importante eredità lasciata al mondo dell’advertising.

IL FATTO DALLA STORIA

Dal 1930 al 1945 si compie in Germania un delitto terribile: Hitler distrugge la libertà e lo spirito dell’uomo nel Paese di Lutero, Kant, Beethoven, Goethe e Schiller; perseguita gli ebrei, portandone a compimento il massacro; trascina la nazione nella guerra e nella sconfitta. Tutto con la partecipazione compatta della maggior parte dei tedeschi. La domanda che è: con quali metodi e applicando quali teorie riesce a trascinarli in questa terribile impresa?
Processato dopo la fine della seconda guerra mondiale, Albert Speer, ministro hitleriano degli armamenti, descrive con notevole acutezza la tirannia di Hitler e ne analizza i metodi. «La dittatura di Hitler – dice Speer – fu la prima nel nostro periodo di moderna evoluzione tecnica, e si servì di tutti i mezzi tecnici disponibili, per la dominazione del Paese. Strumenti tecnici come l’altoparlante, la radio e il cinema servirono a togliere il pensiero indipendente a 80 milioni di individui».

Ci aiuta a capirne di più la testimonianza di William Shirer, il grande giornalista americano che trascorre a Berlino gli anni dal 1934 al 1940 come corrispondente della sede parigina dell’Herald.
Il 4 settembre del 1934 inizia, a Norimberga, il raduno annuale del partito nazista con la partecipazione di oltre 200 mila funzionari arrivati da tutta la Germania. Shirer è presente e lo descrive. Quel giorno Adolf Hitler entra in città al tramonto, fra solide falangi di tedeschi osannanti. Quando appare al balcone del suo albergo, la folla impazzisce: molte donne svengono, altri finiscono calpestati dalla massa che si è slanciata verso il balcone per vedere da vicino il “messia”. Perché tale Hitler appare a quella gente.
A che cosa deve Hitler la grande presa che esercita sul popolo tedesco? Shirer aiuta a dare risposta a questo interrogativo, raccontando i sette giorni di manifestazioni che il partito ha organizzato. Sette giorni che non sono iniziative estemporanee, ma il frutto della profonda conoscenza che Hitler ha della natura del potere in un’era di politica di massa.



La base strategica
Hitler ritiene che il comportamento delle masse sia determinato non dalla conoscenza e dalla ragione, ma da sentimenti e impulsi inconsci. Ha studiato attentamente le paure e le speranze segrete delle masse tedesche, soprattutto quelle dei piccolo-borghesi rovinati dall’inflazione del 1923 e poi ancora dalla Depressione del 1929 e degli anni seguenti. Le “masse” a cui si rivolge sono questi milioni di poveri uomini, in stato cronico di ansietà. Promette loro di liberare la Germania dalle conseguenze della sconfitta del 1918, e assicura che farà la Germania nuovamente grande, uguale alle altre maggiori potenze. Questo è ciò che la gran parte dei tedeschi desidera e Hitler, promettendolo, li induce a seguirlo, anche se sono tiepidi nei confronti del nazismo o addirittura contrari a ciò che il nazismo rappresenta.

Il richiamo agli istinti profondi del popolo
Nel raduno annuale dei funzionari del partito a Norimberga, per esempio, la presentazione del nuovo corpo del Servizio del lavoro, lo Arbeitdienst, è una cerimonia colma di ritualità. Ritti sull’attenti sul campo di volo Zeppelin, 50 mila uomini (mille nelle prime file a torso nudo) ascoltano il breve discorso di Hitler che li loda per il servizio che rendono alla patria. Poi, quando cominciano a sfilare, si esibiscono in un perfetto passo dell’oca: gli spettatori tedeschi, che adorano il passo dell’oca, balzano in piedi spontaneamente lanciando fragorosi applausi.
Ma c’è un altro elemento tradizionale che Hitler rimette in auge: l’antico costume delle parate alla luce delle torce che i tedeschi tanto amano. Hitler sostiene, infatti, che le adunate di massa notturne siano più efficaci di quelle diurne. Pavlov gli avrebbe dato ragione: la stanchezza aumenta la suggestionabilità. Più tardi quella notte, 15 mila uomini scelti inscenano una di queste parate attraverso le antiche vie di Norimberga che ha un effetto elettrizzante sia sugli uomini che sfilano che sugli spettatori assiepati lungo le strade.

L’oratoria sorretta dai nuovi mezzi tecnologici
Una delle adunate più impressionanti della settimana vede i 200 mila funzionari del partito, raccolti con le loro 20 mila bandiere sotto la luce dei riflettori, sulla spianata dello Zeppelin Wiese. Per la prima volta un discorso è in grado di raggiungere tante persone in diretta. L’oratoria di Hitler, infatti, sfrutta al meglio i nuovi mezzi tecnici: gli altoparlanti trasmettono fedelmente le tonalità della sua voce che gli serve per tenere gli ascoltatori in pugno. Anche la radio ha un ruolo non trascurabile: consente al pubblico di partecipare da remoto agli eventi politici più importanti, e costituisce il ponte che unisce coloro che partecipano di persona e coloro (milioni) che non sono presenti.

L’efficacia della comunicazione
«La propaganda efficace – scrive Hitler nel Mein Kampf – deve limitarsi a poche semplici necessità, e quindi esprimerle in poche formule stereotipate. Queste formule stereotipate vanno ripetute continuamente, perché solo la ripetizione costante riuscirà alla fine a imprimere un concetto nella memoria della folla».

Conclude Shirer: «Di una cosa divenni certo, dopo la settimana a Norimberga. La sua oratoria, la sua volontà di ferro e la potenza della sua personalità avevano un immenso impatto sui tedeschi. Stava chiedendo sacrifici e promettendo loro gloria, e i tedeschi erano disposti a farli, per ottenerla».
La storia ci ha mostrato quanto fosse vero: quando Hitler scrive di generiche astrattezze (razza, storia, provvidenza) non è credibile, e mostra di ripetere idee di altri mal digerite; ma quando parla di folla e di propaganda, allora racconta cose che gli sono note di prima mano. Secondo Bullock, il più importante dei suoi biografi, “fu il principale demagogo di tutta la storia” e ciò è confermato dal fatto che il popolo tedesco lo seguì compatto fino alla catastrofe.

Qual è, allora, il legame tra la propaganda e la comunicazione commerciale? Leggi qui

POST SCRIPTUM 1

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 74 di V+: SCARICA il numero completo

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POST SCRIPTUM 2

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