Strategie e tecniche


Stella Bonavolontà Stella Bonavolontà

Dal volume N° 72

Una community fa crescere l'azienda?

COMMUNITY DIGITALI: PERCHÉ COSTRUILE? E COME?

La risposta è sì, creare una community può servire alla crescita e allo sviluppo di una azienda, purché non ci si limiti a riunire:
•    persone che lavorano per l’azienda (cliente interno);
•    i professionisti di una categoria, che è quello che fanno le associazioni per le quali è più corretto parlare di audience che non di community.
Infatti, così come le persone che presenziano all’inaugurazione della Scala sono il pubblico, anche le persone iscritte a una newsletter aziendale si configurano come “pubblico”.

La differenza fra “gruppo di persone” e una community risiede nel genere di relazione fra le persone; negli esempi fatti, la relazione “uno verso molti”.
Più numerose saranno le interazioni 1 a 1, più forte è il collante che tiene assieme le persone, e quindi si potrà parlare di community.

COMMUNITY: PERCHÉ?
Potete leggere tutti libri che volete di marketing digitale o sulle community digitali. Potete seguire corsi online. Potete seguire la conferenza annuale ICM, la community degli Italian Community Managers (di cui faccio ovviamente parte, oltre a essere nello staff degli organizzatori). Ma non c’è nulla come sporcarsi le mani e mettersi alla prova, non prima però di esservi chiesti: “Perché l’ennesima community? Cui prodest?”

Creare una community è un progetto che non si improvvisa, parte da lontano e deve guardare lontano: cosa volete ottenere per la vostra azienda?
•    Rafforzare l'immagine?
•    Sviluppare nuovi prodotti?
•    Aumentare il numero di clienti?
Obiettivi legittimi, per carità, ma sono obiettivi della vostra azienda, non di una community.

I TRE ELEMENTI CHIAVE
Scopo, identità, appartenenza: queste le tre parole cardine per costruire una community.

Non è sufficiente invitare i vostri amici o i vostri clienti a seguirvi su un canale social per dar vita a una community.
Il canale è solo lo strumento; quello che serve a creare una community è la sua utilità e la vostra capacità di mettere in relazione le persone.

LA UNIQUE VALUE PROPOSITION
Il criterio di distinzione principale tra un gruppo di persone che hanno un interesse in comune e un gruppo di persone che condividono una passione è l’utilità.
Il segreto è sicuramente nella condivisone della esperienza, delle conoscenze messe a servizio degli altri, il desiderio che questa passione cresca e si diffonda.

UN ESEMPIO CONCRETO
Un dato preso dalla community che amministro, Quartiere Solari – Social Network: nel periodo dal primo al 28 novembre su un totale di 5.252 membri sono stati pubblicati 658 post, con 4.254 interazioni (e zero “flame”). Niente opinioni o gattini, ma molte proposte anche professionali, segnalazioni di attività locali, organizzazione di acquisti di gruppo e, soprattutto, scambi di informazioni.
Il tutto come admin comporta non più di tre ore al giorno. Va da sé che per un’azienda l’investimento sarà diverso, ma il concetto è che community si può fare – e può dare.

LA COMMUNITY IN PRATICA: I MEMBRI

L’obiettivo è creare relazioni: una volta creata la community, sappiate che le persone hanno motivi diversi per parteciparvi, e il community manager dovrà tenerne conto per relazionarsi con ciascun sottogruppo.

•    Le new entry: spesso sono silenti, osservano le dinamiche del gruppo prima di iniziare a interagire. Non vanno abbandonati a sé stessi ma bisogna coinvolgerli, cercando di capire quali aspetti della community trovino più interessanti e coinvolgenti.
•    Gli accumulatori: entrano nelle community perché invitati, o per curiosità, o perché sono accumulatori compulsivi di gruppi Facebook, quindi alla fine saranno utenti silenti, distratti. Se la community non ha un carattere significativo, la loro partecipazione è minoritaria o addirittura ciclica; vanno osservati perché potrebbero risultare un elemento di disturbo.
•    I frequentatori abituali: sono quelli che seguono con regolarità la community, leggono, mettono like e partecipano; si sentono parte della community perché ne hanno scoperto l’utilità. Vanno incoraggiati a dare contributi e le loro proposte andranno accolte pubblicamente (effetto rewarding).
•    Gli entusiasti: si identificano con la community, ne condividono gli ideali e il progetto, se ne sentono parte. Sono di norma i più attivi, offrono contenuti di valore; il loro entusiasmo è contagioso e diventano degli evangelisti. Se il progetto di community prevede più ruoli, sono le persone più indicate ad assumere anche la responsabilità di moderazione.

LA COMMUNITY IN PRATICA: I CANALI

La scelta del canale è dettata da più considerazioni: le principali sono il target e il tipo di community avete intenzione di creare (verticale o generalista).

Il mio suggerimento è di utilizzare una delle piattaforme di social network già esistenti e più comuni su cui indirizzare i vostri membri; progettare o noleggiare una piattaforma prioritaria cui convogliare le persone è un’operazione che richiede tempo per la realizzazione e customizzazione, oltre a essere uno sforzo è un investimento economico non indifferente.
I pochi casi di community che vi si sono cimentati e che conosco personalmente mi hanno convinta che, con la debita analisi dello strumento e degli obiettivi, le piattaforme abitualmente utilizzate sono sufficientemente adatte allo scopo.

Se siete un minimo digital, riuscite a percepire la grande differenza in termini target e di caratteristica intrinseca delle singole piattaforme.
Parlo di:
•    Facebook
•    Instagram
•    Telegram
•    Linkedin
•    Discord
•    YouTube

Non entro nel merito delle differenze dell’una rispetto alle altre, quello che so per certo è che Facebook è preferito da una utenza più adulta; LinkedIn è scelto soprattutto per community di professionals; mentre un target giovane, dai 15 ai 25 anni, indipendentemente dalla natura della community, utilizza in modo abituale invece Instagram, Tik Tok e YouTube.
Telegram “is the New Black”, sembra che non se ne possa fare a meno. Dopo il down di Facebook 70 milioni di utenti hanno aperto un account Telegram.

Caso a sé stante, Discord, nata come piattaforma di streaming giochi che si è trasformata, e al suo interno ci sono community caratterizzate dalla presenza di più canali: testuale, vocale, notizie, sala conferenze.

Se vi ho incuriositi abbastanza, seguiteci!

I prossimi appuntamenti saranno su:
•    regole di moderazione;
•    come stimolare la partecipazione dei membri;
•    riconoscibilità della community.