Management


Edoardo Lombardi Edoardo Lombardi

Dal volume N° 48

Tulipani e Bitcoin

 

TUTTO SFIORISCE, ANCHE IN FINANZA:
STORIA DI UNA BOLLA DA CUI COGLIERE CAUTELA

Si continua a parlare di un evento, a metà fra il costume e l’economia, che 400 anni fa ha avuto un grande risalto. Ve lo racconto e poi lo ricollego con l’attualità.

Nella metà del ‘500 fu introdotto in Europa, proveniente dalla Turchia, di cui è anche il simbolo nazionale floreale, un fiore della famiglia delle Liliaceae che comprende specie bulbose alte 10-50 cm: il tulipano. Queste specie hanno colori molto belli e molto vari e in alcuni Paesi, primi fra tutti i Paesi Bassi, raggiunsero in poco tempo una grande popolarità scatenando la gara fra i membri della middle class (la borghesia) a superarsi l’un l’altro nel possesso delle varietà più rare.
Nella prima metà del ‘600 la domanda dei bulbi, che acquistati come tali venivano poi coltivati dai proprietari, raggiunse un picco così alto che ogni singolo bulbo raggiunse prezzi enormi. Questo fiore divenne rapidamente una merce di lusso e uno status symbol: nel 1623 un singolo bulbo di una specifica qualità poteva costare anche 1.000 fiorini olandesi (il reddito medio annuo dell’epoca era di 150 fiorini). I tulipani erano scambiati anche con terreni, case e bestiame. Un prezzo record fu pagato nel 1635 per il bulbo più famoso, il “Semper Augustus”, venduto ad Haarlem per 6 mila fiorini.

La follia collettiva, a questo punto, superava i confini dei Paesi Bassi, anche se all’estero non avrebbe mai raggiunto lo stesso livello. Nel 1636 il bulbo di tulipano era diventato il quarto principale prodotto di esportazione dei Paesi Bassi, dopo gin, aringhe e formaggio.
In questo periodo, il prezzo saliva giorno per giorno a causa della speculazione di coloro che non avevano mai visto i bulbi, ma non volevano essere esclusi dalla moda dominante. Lo straordinario livello dei prezzi raggiunto era, però, destinato a calare drasticamente in breve tempo. Nel febbraio del 1637 il prezzo toccava un record, dopo di che cominciò a scendere: ciò avvenne perché, non potendo più spuntare prezzi gonfiati, i commercianti cominciarono a vendere. Era l’inizio dello scoppio della bolla speculativa. Si cominciò a pensare che la domanda non avrebbe potuto più mantenersi a quei livelli, e questa opinione si diffuse man mano che aumentava il panico. Alcuni detenevano contratti per comprare tulipani a prezzi dieci volte maggiori di quelli di mercato (ormai crollato), mentre altri si trovavano a possedere bulbi che valevano una frazione di quanto avevano pagato. Centinaia di persone, inclusi uomini di affari e dignitari, caddero in rovina finanziaria.

Così si concludeva la prima bolla speculativa documentata nella storia del capitalismo.

Nuove valute sbocciano
Anche oggi però, secondo un punto di vista sempre più diffuso, c’è un potenziale nuovo fenomeno “bulbi di tulipano”, con il tulipano sostituito dalle criptomonete.

Una criptomoneta è una alternativa al denaro, infatti è un’unità di scambio che ha lo scopo di facilitare il trasferimento di beni e di servizi. È paritaria, decentralizzata e digitale. Come ogni valuta digitale, consente di effettuare pagamenti online in maniera sicura.

Sappiamo che il denaro è influenzato dall’inflazione, ma nelle criptomonete il loro valore è mantenuto a un livello molto solido tramite il controllo della produzione. Infatti, la maggior parte delle criptomonete è progettata per introdurre gradualmente nuove unità di valuta, ponendo un tetto massimo alla quantità di moneta che è in circolazione. Ciò viene fatto sia per imitare la scarsità (e il valore) dei metalli preziosi ma anche – come abbiamo detto – per evitare l'inflazione. A differenza del denaro, però, ciò che può influenzare in modo molto più critico il suo valore è la sua immagine di solidità ed il passaparola.
Comparate con le valute ordinarie gestite dagli istituti finanziari o tenute come contante, le criptomonete esistenti sono tutte pseudonimi che consentirebbero l'anonimato. Le transazioni non avvengono in chiaro e il possesso non è tracciato pubblicamente per cui sono molto meno suscettibili a confische da parte delle forze dell'ordine.

In giro per il mondo ci sono attualmente circa 1.100 criptomonete per un aggregato di 170 miliardi di dollari di controvalore. La prima criptomoneta per valore è Bitcoin (BTC), nata a gennaio 2009: è anche la prima a essere conosciuta in massa e a essere accettata come forma di pagamento da diversi siti internet, tra cui quelli del deep web. Il successo di Bitcoin è stato fino a ora strepitoso: il suo valore che è salito di sette volte e mezzo l’anno passato.
Oggi ci sono 16,5 milioni di BitCoin in circolazione, per un controvalore di circa 80 miliardi di dollari.

C’è un’altra bolla in fiore?
Ma esistono però molte voci critiche su Bitcoin e le criptomonete in generale. Una è quella di Fred Hickey, fondatore della newsletter The High Tech Strategist, che è stato fra i primi a paragonare l’interesse per le criptomonete con la follia per i bulbi di tulipani: i primi che le creano o che aderiscono hanno qualche probabilità di recuperare i propri soldi (se decidono di vendere), mentre la maggior parte degli altri finirà senza nulla in mano. Secondo Hickey, per dare più credibilità al Bitcoin, attribuendone le qualità di un bene reale, i suoi creatori lo hanno più volte simbolicamente accostato all’oro. Ma l’oro è impiegato nella gioielleria e metà del suo consumo annuo proviene da lì. Il Bitcoin? Se non riuscirà ad affermarsi come moneta alternativa, non avrà valore!
“Si può certo simpatizzare con gli ideali libertari che sono alla base della criptomoneta (teoricamente non c’è nessun governo dietro la sua creazione), ma la gran parte di coloro che se ne occupano mirano solo ad aumentare il prezzo per poi sperare di vendere e passare il cerino in mano ad altri”.

Un altro forte critico è Jaimie Dimon, Ceo di JP MORGAN, che recentemente, durante una conferenza organizzata da Barclays, ha dichiarato: “Bitcoin è una truffa e finirà per saltare in aria”.

Ma più che le parole contano le prime “strette” delle autorità.
In Italia a dicembre 2016 l’Antitrust ha sospeso in maniera cautelativa la distribuzione della criptomoneta OneCoin ritenendola una vendita piramidale.
Il 15 settembre le autorità di Pechino avrebbero imposto il blocco degli scambi delle borse dedicate al Bitcoin. Lo stop avrebbe colpito BHT China, la principale piattaforma coinvolta nelle transazioni delle criptovalute che hanno preso molto piede in Cina negli ultimi anni.
Il risultato è che il valore di Bitcoin adesso è crollato anche del 20% sulle principali piattaforme di scambio internazionali. È calato di circa 1.500 dollari, dopo i picchi che l’avevano portato sopra i 5 mila appena due settimane prima.

LESSON LEARNED

Sembrerebbe che una volta di più le persone trascurino il suggerimento del Dalai Lama: “Quando perdi, non perdere la lezione”.

Le ultime notizie sui Bitcoin (aggiornato al 19 dicembre)

Come si fanno i Bitcoin?

Se esistesse, il creatore di Bitcoin sarebbe tra i 50 uomini più ricchi al mondo

Macron porta il caso bitcoin al G20: “Rischio terrorismo, servono regole”

"Ma quali euro, da me trovi i bitcoin"

Bitcoin e criptovalute: nel 2018 a comprare saranno banche centrali