Fondamentali del business


Gianluca Tescione Gianluca Tescione

Dal volume N° 65

Nella crisi è meglio cambiare tutto o non cambiare niente?

NEL BUSINESS NON DEVI SCEGLIERE, NEANCHE CON IL COVID

Quando all’interno di un’organizzazione si comincia a vivere uno stallo, spesso è perché coesistono forze contrastanti di cui non si ha consapevolezza e che generano una situazione stagnante. All’interno di un’azienda, di una business unit o di un team non è raro trovare persone che incarnano due forze in contrapposizione:
•    il conservatorismo
•    e la creazione.
Il primo consolida. È utile fino a quando non si trasforma nel motto: “abbiamo sempre fatto così, perché dovremmo cambiare?”.
La seconda permette di innovare, di cambiare e di sviluppare, ma se si esagera, si trasformerà in una ricerca compulsiva del nuovo, e non godremo delle innovazioni ottenute fino a quel momento.


DUE SCHIERAMENTI, STESSA SCACCHIERA
Se si pensa all’“abbiamo fatto sempre fatto così” e al “cambiamo tutto” come a due forze opposte e basta, si corre il rischio di restare fermi, quando invece le leggi universali dimostrano che in natura niente sta immobile, tutto è sempre di fronte a un bivio: o si cresce e si evolve, oppure si appassisce e si muore.
(Breve parentesi: pensare di poter “stare fermi” è una illusione dell’essere umano, una convinzione per autoassolversi dalle responsabilità che si fa fatica ad assumersi. Se dobbiamo investire oppure no nello sviluppo di qualcosa, ci diciamo che la cosa migliore è aspettare e prendere tempo; peccato che quando procrastiniamo, di solito abbiamo paura, e non abbiamo una vera libertà di scelta. “Tutto scorre”; sta a noi capire quale forma e significato dare a una metamorfosi, qualunque essa sia).


“Abbiamo sempre fatto così” o “cambiamo tutto”
Come spesso accade, l’uomo occidentale crede che tutto debba essere in contrapposizione: bene e male, mio e tuo (miei valori, miei punti di vista… e quelli degli altri). Ripeto: la natura e l’universo sono la prova che sì, esistono delle contrapposizioni, ma queste alla fine raggiungono un equilibrio, mentre si passa da uno stato all’altro. La luna e il sole, il giorno e la notte, il caldo e il freddo, la vita e la morte. Niente è statico, ma alla fine tutto si ripete in modo armonico – e non esiste uno stato senza l’altro.
Così dovrebbe essere in azienda. In azienda non può esserci uno sviluppo sostenibile e duraturo se non si fa innovazione e se non la si consolida. Entrambe le fasi sono indispensabili.

FOCUS: “KAIZEN”
Una filosofia che ha fatto di questo concetto un approccio pragmatico prende il nome di “Kaizen” Kaizen è un’espressione giapponese composta da due parole, “Kai” e “Zen”. “Kai, cambiamento, miglioramento”, “Zen”, “buono”, “migliore”. Negli anni ’80 questo metodo è servito per razionalizzare il successo indiscusso ottenuto dalla Toyota.
In sostanza ci si concentra sul miglioramento continuo a piccoli passi.
Questo miglioramento presuppone che si debba sviluppare, quindi creare e crescere, per poi lasciare spazio al consolidamento. Non si può scegliere o l’una o l’altra cosa. Bisogna essere equilibrati, completi, con una visione “panoramica”.

COME RIUSCIRCI?
Si è parlato e si parla tanto di resilienza, intesa come “la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà…” (Dizionario Treccani).
Credo che sia necessario andare ancora più in profondità. Lo dico perché, in questi mesi così complessi, ho lavorato con tanti leader di team, e ho notato una cosa fondamentale: la loro capacità di trovare continuamente motivi ragionevoli per non perdere la fiducia.
Abbiamo poche certezze, ma dobbiamo prendere delle decisioni. Cioè dobbiamo innovare e consolidare allo stesso tempo, auto motivandoci per un periodo di tempo lungo e senza sicurezze. Questo, per me, è il senso vero della resilienza.

DISINFETTANTI E MASCHERE DA SUB
Avete sentito anche voi di quelle aziende che per esempio producevano ausiliari per il tessile e si sono reinventate in tempi brevissimi come fabbriche di disinfettanti; altre hanno convertito i macchinari per la pulizia industriale in attrezzature per la sanificazione ad ozono; altre ancora hanno trasformato una maschera da sub in respiratori. Quanto tempo è servito per capire che potevano fare la differenza ogni giorno se smettevano di pensare nel modo in cui avevano sempre pensato?

PER FINIRE
Molti credono che ci dimenticheremo di quello che abbiamo passato e sperano di “tornare a com’eravamo prima”. Io spero, invece, che l’esperienza diventi formativa per le nostre vite e per il nostro modo di leggere la realtà. Uniamo di più azioni e pensieri. Cerchiamo meno il contrasto. “Non è perché le cose sono difficili che non osiamo farle, è perché non osiamo farle che diventano difficili”. Se lo diceva Seneca 2 mila anni fa…