Pillole


Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 68

L'eredità della pandemia: il catastrofismo (e Bob Marley)

«Ehi, come stai?» «Tutto bene, grazie!» La maggior parte di noi può avere questa mini conversazione e voler dire proprio quello: “sto bene, va tutto bene”. Non soffriamo di una depressione, un dolore o un’ansia tali che ci compromettono le attività quotidiane… ma, specie in questo periodo può succedere che non ci sentiamo proprio “ok”, anche se le cose sono le stesse di sempre… pandemia a parte.

Ecco, la pandemia. Vogliamo a tutti i costi lasciarcela alle spalle, e tornare a come eravamo prima il più in fretta possibile. Ma se siamo tra i fortunati che non hanno perso nessuno per il Covid, hanno ancora un lavoro e le finanze più o meno intatte, può essere lo stesso che portiamo i segni dell’anno passato. Tanti esperti lo definiscono una specie di “shock post traumatico”, e come in tutti i periodi post trauma dobbiamo imparare a darci una mano.

Su Medium lo psicologo americano Nick Wignall ci consiglia di fare attenzione ad alcune abitudini che, senza che ce ne rendiamo conto, attaccano la nostra serenità – ora più che mai facciamoci caso!

Per esempio potremmo essere più catastrofisti del solito:

La bella notizia è che immaginarsi un futuro buio è normale, dopo quello che abbiamo passato; la cattiva è che il nostro cervello è un tipo impressionabile: se continuiamo a inviargli il messaggio che “andrà tutto male”, se ne farà una ragione! Si convincerà che davvero la situazione sarà pericolosa, e preparerà corpo e mente a difendersi, con quelle brutte sensazioni di ansia e insicurezza che forse conoscete.

Wignall ci ricorda che il catastrofismo è un’abitudine. Non è genetica, non è carattere: è il risultato di comportamenti e pensieri ripetuti che ci inducono a sentirci in costante dubbio su quello che verrà. Certo, puoi pensare al peggio del peggio per sentirti rassicurato quando non accadrà; ma dico io, che vivere è? Seneca scriveva che spesso è più forte il dolore che ci immaginiamo di quello che sentiamo. Immaginarsi che tutto andrà male sempre e comunque ci toglie energie, non sapete nemmeno quante!

Quindi prima di pensare alla catastrofe:

  1. parla con le persone. Con il capo, il partner, il figlio. E fallo il prima possibile, per contenere gli effetti del catastrofismo.
  2. Abìtuati a pensare che hai il 50 e 50. Le cose potranno andare bene o potranno andare male.
  3. Puoi sempre mettere qualcosa di tuo affinché le cose vadano bene: le crisi sono in agguato, i mercati crollano, le pandemie arrivano, ma nel tuo piccolo puoi impegnarti per orientare il risultato almeno non a tuo sfavore.

E poi, posso dirti? “Preferisco essere ottimista e avere torto che essere pessimista e avere ragione”. No, non è mia, lo ha scritto Mark Twain. Ma tu appendila al frigorifero, e la prossima volta che il catastrofismo farà capolino, fai un respiro e affronta le giornate step by step. “Oggi è il futuro di cui avevi paura ieri”. No, neanche questa è mia. Ci ha pensato Bob Marley prima di me. “Don’t worry…”

Manda giù questa pillola ascoltando la canzone di Bob Marley Three Little Birds di Bob Marley e se vuoi scoprire altre abitudini che ci rendono insicuri, leggi l’articolo di Nick Wignall su Medium 6 Unconscious Habits That Are Making You Insecure