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Dal volume N° 49

Le confessioni di una cassiera: miracolo nella 34a cassa

 

(capitolo 20 del libro Le confessioni di una cassiera, Marylou Pillitteri, Youcanprin)

Un anno è composto da trecentosessantacinque giorni, dodici mesi e cinquantadue settimane. Ogni tanto da trecentosessantasei quando cade il bisestile, ma non è quello il giorno che ci interessa. Tra tutti questi numeri quello che fa la differenza è solo uno. Un mese specifico dell’anno, un giorno solo. Questo giorno viene spesso associato al colore rosso perché quest’ultimo è il colore del cuore, dell’amore e della passione. È una tonalità che ravviva l’animo tant’è che il personaggio simbolo di questa festa veste proprio di rosso. Peccato che il rosso sia anche il colore dell’ira e della rabbia. Due facce della stessa moneta. Avete capito di quale festa stiamo parlando? Da quando Piera lavora al supermercato Qualunque è tassativamente vietato pronunciare quella parola, quel nome. Il Natale per Piera è diventato come Voldemort per Harry Potter, Joker per Batman, Beep Beep per il Coyote.
Purtroppo però, Piera non può tirare fuori la bacchetta magica e sparire nel periodo che precede il Natale. La sua unica arma per affrontarlo è la pazienza. Dato che scarseggia, come le formichine, ne conserva un po’ nel corso dell’anno in modo da non rimanerne senza proprio quando ne ha più bisogno. La cosa non è affatto facile perché il sentore di festa è già vivo a partire da ottobre. Seppur la ricorrenza si festeggi nel mese di dicembre, al supermercato possiamo trovare panettoni e pandori quasi accanto ai solari e ai costumi da bagno dell’estate appena finita. Le decorazioni e le luminarie fanno la loro comparsa quando ancora fuori ci sono venticinque gradi, perché ormai non ci sono più le mezze stagioni, e mentre mangiamo il gelato e passeggiamo nel viale commerciale di un ipermercato abbiamo la sensazione che il Natale sia alle porte, in maglietta e pantaloncini come alle Hawaii. È grazie a questa atmosfera che nella mente del consumatore si accende una scintilla. Se mancano solo due mesi e mezzo a Natale, forse è meglio iniziare a prepararsi! Ed ecco che scatta la crisi da acquisto compulsivo. Dopo tanta attesa però, la vigilia arriva veramente. È il ventiquattro dicembre. È la decima da cassiera per Piera che ormai può reputarsi una vera e propria veterana. La sua concentrazione è palpabile già da quando esce dallo spogliatoio. Nella sua testa riecheggia la marcia di Rocky quando è pronto per salire sul ring. Con decisione si reca alla timbratrice e aspetta che le venga assegnata una cassa.
“Piera, sei alla cassa 34.”
La numero trentaquattro è l’ultima cassa del supermercato, quella che nell’arco dell’anno non viene mai aperta. È la cassa delle grandi occasioni. Il problema è proprio la sua collocazione; davanti a un muro. Mentre percorre la barriera casse con passo deciso, Piera si infonde coraggio ricordandosi che ha già affrontato altre vigilie ed è sopravvissuta contro ogni speranza. Se ce l’ha fatta in passato perché non dovrebbe farcela adesso? Perché ne ha già fatte dieci, che altro motivo può esserci? Neanche arrivata alla cassa ha già tre carrelloni in coda. Non sa da chi quei clienti abbiano avuto la soffiata finché il primo in fila, porgendole la tessera fedeltà, dice:
“La stavamo seguendo dall’ingresso. C’era solo questa cassa chiusa quindi doveva per forza venire qui.”
“Sarei potuta cadere strada facendo rompendomi una gamba. Così la cassa non l’avrei potuta aprire.”
“No, dai su! Non dica queste cose brutte. L’importante è che c’è arrivata!”

Piera da uno sguardo fugace intorno e lo scenario che le si presenta davanti è da brividi. Le casse sono letteralmente prese d’assalto da carrelli apocalittici, talmente stracolmi che non si vede neppure chi li manovra. Sono tutti uguali, con panettoni e pacchi di torroncini che penzolano ai lati con le rotelle del mezzo che slittano a malapena sul pavimento. Ogni tanto si sente qualcuno gridare: “Ho perso il carrello! Qualcuno mi ha portato via il carrello!” e nel loro sguardo si intravede la paura di aver perduto il risultato di ore e ore all’interno del supermercato. La ressa alle casse non accenna a diminuire. È come se dopo quel giorno tutti i supermercati della Terra chiudessero i battenti per sempre lasciando tornare l’umanità ai tempi della preistoria. Il tempo scorre lento e inesorabile per Piera che davanti quel muro bianco, lì alla cassa trentaquattro, le sembra di essere in castigo. Immaginatevi tutto quello che avete letto fino ad adesso concentrato in un solo giorno. Alla fine il tempo passa e in men che non si dica la giornata dentro quel girone dantesco moderno volge al termine. La fila in cassa inizia a diminuire e il negozio pian piano si svuota. Anche questa vigilia è andata! Prima di chiudere la cassa Piera si ferma un attimo e respira profondamente. Si volta per cercare conforto nelle colleghe. Alcune ricambiano lo sguardo con un sorriso sghembo, i loro volti sono provati da una stanchezza fisica e psicologica. A Piera, quando il negozio è vuoto e le corsie sono illuminate dalla fredda luce del neon, quel supermercato in fondo piace. Si sente solo il gorgogliare dei frigoriferi e le urla di gioia degli addetti ai reparti che puliscono i banchi. È un silenzio che ci vuole dopo il chiasso di quelle otto ore. Che poi tanto rumore per cosa? Piera conta prima la moneta, dopo le banconote, effettua il versamento e chiama la chiusura in cassa trentaquattro. Mentre aspetta il responsabile, pulisce accuratamente la cassa, ma non fa in tempo a voltarsi che una voce in lontananza le fa drizzare le orecchie:
“Signora! Signora! Posso entrare solo un attimo?” Piera si volta con uno sguardo talmente concitato e diretto che la signora affannata indietreggia per un’istante.
“No signora, il negozio e le casse sono chiuse.”
“Ma devo prendere solo una cosa!” Piera ribadisce ciò che le aveva detto la prima volta, ma la signora sembra non volersi arrendere, finché ad un certo punto esclama: “Vabbè, fa niente, tanto vengo domani mattina!”
“Domani siamo chiusi signora.”
Dall’espressione della cliente traspare il disappunto nell’apprendere quella scioccante notizia.
“Come siete chiusi? E gli affettati freschi dove li prendo?”
“Signora, domani è il venticinque dicembre. Natale, sa?”
“Quindi non siete aperti?”
“No.”
La signora fa dietro front interdetta ripetendo sottovoce: “Dove li prendo gli affettati? Dove? Dove!!”

Come ogni vigilia Piera a quel punto ha esaurito ogni goccia di pazienza. Il supermercato Qualunque è uno di quelli che almeno per il venticinque dicembre resta chiuso. Un giorno di chiusura su trecentosessantacinque giorni, dodici mesi e cinquantadue settimane. Uno. Piera e le sue colleghe arrancano verso la timbratrice, stanche, esauste ma comunque felici di rincasare dalle loro famiglie. In fin dei conti è questo lo spirito no? Stare insieme ai propri cari, il calore di un abbraccio, e tanto, tanto amore. Cose che al supermercato non trovi. Sono cose che non puoi comprare con il denaro ma solo con il tempo e in un anno, forse, dovrebbero esserci più momenti così. Per tutti.

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