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Dal volume N° 67

#impresedivalore Il valore ha un gusto antico: Sabatino Italia al Best Value Award 2020

 

SPECIALE “IMPRESE DI VALORE” - BEST VALUE AWARD 2020: UMBRIA
V+ INTERVISTA LUCA DI PASQUALE, SALES MANAGER SABATINO ITALIA SRL

Il valore d’impresa ha anche il gusto delle unicità italiane: parliamo di tartufi, prodotti di nicchia, molto rappresentativi del made in Italy e della qualità italiana che all'estero hanno una collocazione quasi naturale.
Quella di Sabatino Tartufi è una storia antica (l’azienda è nata nel 1911), che ha radici profonde in Umbria, a Montecastrilli, nella famiglia Balestra, e dimensione e leadership globali, potendo contare anche su una filiale negli Stati Uniti. Un percorso che le ha fatto guadagnare, all’interno del Best Value Award di Imprenditore Smart®, il Premio Speciale “Crescita & Vocazione internazionale”.
Sentiamo questa bella storia dalla voce del Sales Manager Luca Di Pasquale.

Quali sono stati gli ostacoli, se ne sono stati, che avete dovuto superare per essere riconosciuti come brand italiano di qualità?
Abbiamo interlocutori in 60 Paesi al mondo: significa affrontare tantissime variabili, alcune delle quali anche piuttosto difficoltose. Forse, a livello globale, la sfida più comune è di cercare di far passare non solo il concetto dell’italianità, del brand italiano, del mangiare bene, ma anche quello del valore che a volte non viene considerato fino in fondo da parte degli interlocutori esteri. Invece, noi italiani sappiamo anche fare le cose con grande scrupolo, con grande impegno e con grande precisione.

È questa la vera sfida dei produttori italiani di tesori gastronomici?
Sappiamo fare prodotti di qualità, li sappiamo ben vestire, ma sappiamo essere anche capaci di garantire procedure, certificazioni, risposte rapide. Sintetizzo con una battuta: italiani sì, ma anche tedeschi.

Su quali caratteristiche si basa il vostro business?
Siamo nati cento anni fa vendendo tartufo fresco e ancora oggi il cuore del nostro business è questo, ma negli ultimi 15 anni la famiglia Balestra e tutti i collaboratori hanno cercato di far passare un messaggio diverso. Il tartufo non è solamente un prodotto che viene consumato poche volte l'anno, in circostanze speciali, magari solo in occasione di eventi di lusso. Il tartufo è anche un prodotto che si costruisce e si utilizza in mille forme diverse: non a caso al momento abbiamo a listino circa 200 prodotti che possono essere usati sulle insalate, sulla pizza, sulla pasta.

È una sfida culturale la vostra…
È una sfida che vogliamo portare avanti: mantenere un equilibrio tra l'esclusività del prodotto e l'inclusività dell'offerta. E se oggi siamo presenti in molti paesi al mondo, l’ultimo dei quali è l’Indonesia, è perché c'è abbiamo messo in campo un meccanismo che ci ha permesso di “democratizzare” l’offerta di tartufo.

La vostra fama è arrivata negli Stati Uniti e ha convinto l’anchor woman e filantropa Oprah Winfrey: com'è nato questo rapporto e che sviluppi ha avuto?
Non posso nascondere che Oprah ci ha dato una visibilità importante a livello internazionale e a livello commerciale. Tutto è nato attraverso un’attività molto business-oriented di quello che si possa immaginare. La caccia al tartufo era un'esperienza che la signora Winfrey non aveva mai fatto: da circa vent’anni, noi abbiamo una filiale di proprietà negli Stati Uniti e lì abbiamo organizzato un incontro con lei, nato all’insegna dell’assoluta convivialità, che è rimasta tale negli anni.

Anche questo significa made in Italy?
La signora Winfrey ha verificato di persona quanto ancora il nostro Paese, attraverso il buon cibo, attraverso le sue strutture ricettive, attraverso i rapporti familiari, attraverso una giornata di sole, sappia offrire quelle emozioni che, fatemi essere un po’ provinciale, non tutti i Paesi nel mondo riescono a offrire.

Uno stabilimento negli Usa, uffici di rappresentanza a Tokyo, Hong Kong, Shanghai, Toronto… Su quale altri mercati state puntando?
Siamo italiani e orgogliosi di esserlo, non vogliamo dimenticare il mercato interno. È chiaro, però, che il nostro respiro e la nostra strategia sono oramai internazionali. Le nostre filiali all’estero sono frutto di una strategia molto chiara: pensiamo che più che trovare il nuovo cliente o un distributore che affianchi quello già esistente, sia molto più importante fidelizzare quello che già abbiamo in 60 Paesi del mondo.

L’input, dunque, è fidelizzare.
Le filiali hanno questo obiettivo che ci permette, ad esempio, di avere il nostro personale sul posto in grado tutti i giorni di spiegare come si usano i nostri prodotti e su quali piatti possono essere meglio utilizzati. Inoltre vogliamo partecipare a manifestazioni di cooking show e alle fiere.

Un cambio di vision?
Guardi: il nostro partner in Sud Africa è quello di vent’anni fa e oggi è ancora con noi e lavora di più perché lo abbiamo aiutato. La politica non è il mio mestiere, però parafrasando la frase del presidente Kennedy, pensiamo che il successo di un distributore o di un partner dipenda principalmente da noi: ogni giorno ci domandiamo soprattutto cosa dobbiamo fare noi per i nostri partner e non viceversa. Credo che il segreto sia questo anche per i prossimi anni: aiutare chi già lavora per noi.

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