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Hai delle debolezze sul lavoro? Trova il modo giusto per dirlo

"Sono un perfezionista" o "Lavoro troppo duramente": sono le risposte che di solito diamo quando ci viene chiesta la nostra maggiore debolezza come professionisti, a un colloquio ma non solo.

Bernard Marr, autore di bestseller sul business, spiega perché non sono le risposte giuste.

Primo, sono dei cliché, ovvero risposte che tutti vorrebbero sentirsi dare e che, molto facilmente, diamo. Mostrano, però, che non ci siamo preparati a rispondere.

Secondo, è meglio dare sì, risposte sincere, ma che non riguardino la sfera del lavoro che dobbiamo svolgere. In questo modo appariremo sinceri ma non intaccheremo le nostre potenzialità. Possiamo dire che non siamo grandi oratori - se il lavoro non prevede di parlare davanti a un pubblico!

Terzo, evitate le frasi generiche. "Ho bisogno di conferme dall'esterno" non vi mette in buona luce; però dire che avete bisogno di conferme "quando la tensione si fa alta e lo stress aumenta" limiterà la vostra debolezza a una situazione specifica, e chi lavorerà con voi saprà cosa aspettarsi (e magari come aiutarvi?).

Quarto, perché non portare l'attenzione sulle debolezze che avete già superato? Un corso o una persona vi ha aiutato a superare un aspetto del vostro carattere che vi bloccava? Parlate di azioni, più che di intenzioni ("Ho superato questa difficoltà" è meglio di "Vorrei superare questa difficoltà...").

Quinto, evitate le "frasi ghigliottina": "Non lavoro in squadra", "Sono un po' pigro", "Non sono affidabile" (chi mai lo direbbe?!), "Faccio fatica ad accettare delle osservazioni", "Faccio fatica a prendere l'iniziativa e a lavorare in modo indipendente".