Stili di lavoro


Odile Robotti Odile Robotti

Dal volume N° 48

Anche le donne fanno network (se lo vogliono...)

Creare connessioni con altre persone allo scopo di sviluppare relazioni mutuamente vantaggiose per le proprie carriere e per i propri obiettivi professionali (questa è la definizione di networking in contesto lavorativo) non viene istintivo a tutti, anzi. Molte persone (e, tra queste, una percentuale elevata di donne) considerano il networking così descritto troppo interessato, quindi poco sincero, privo di spontaneità, un po’ manipolatorio, né piacevole, né rilassante. Eppure, se rileggete la definizione, si parla di relazioni mutuamente vantaggiose: si è creato, quindi, valore per tutti, connettendosi.

Perché questo argomento è così rilevante per le donne?
Le ricerche ci dicono che le donne fanno meno networking degli uomini. Di primo acchito, pare assurdo: le donne sono abili comunicatrici, come è possibile che non siano anche abili networker? Infatti, il problema non è che non lo sanno fare. Tre spiegazioni aiutano a capire il fenomeno.

•    Le donne, mediamente, preferiscono reti professionali ristrette con prevalenza di legami forti. È da notare che gli uomini preferiscono, in genere, quelle ampie e caratterizzate da legami più superficiali. La personalità individuale, naturalmente, influisce su queste preferenze, ma sappiamo dalla ricerca che il genere ha una influenza importante. Le donne preferiscono connettersi sempre più profondamente con le stesse persone piuttosto che conoscerne di nuove. È una generalizzazione, ma statisticamente è così.
•    Lo stereotipo femminile, altruista e disinteressato, che ci è stato inculcato da bambine ci mette in difficoltà quando si tratta di agire per avere un vantaggio. Probabilmente, l’intenzionalità del networking e l’idea di usare le relazioni a supporto della professione risultano obiettivi difficili da sposare per molte donne. A molte di loro, tutto ciò pare opportunistico e ne prendono le distanze. Lo stereotipo maschile, incentrato invece sulla capacità di agire, favorisce la creazione di reti, perché queste facilitano il raggiungimento di obiettivi.
•    Le donne hanno accesso limitato o sono addirittura escluse da molte reti, in particolare le reti di interazione informali. Nelle organizzazioni, spesso, le reti informali sono costituite da uomini (pensate alle “cordate” aziendali). Per una donna è più difficile essere inclusa, perché la cooptazione avviene di solito sulla base della similitudine con gli altri membri della rete. Per farsi percepire simile e non un’intrusa, una donna deve fare parecchia fatica e scendere a più di un compromesso. Non tutte le donne vogliono e sono in grado di farlo.
Quindi le donne giocano con l’handicap. Aggiungiamo a questo che, mentre nei Paesi anglosassoni le occasioni di networking professionale sono molto diffuse e frequentate, in generale in Italia non è ancora un’attività così diffusa. Quindi le occasioni sono un po’ più difficili da trovare.

Proprio per questo, chi riesce a fare networking bene e con convinzione ne può trarre grandi vantaggi. Le relazioni sono catalizzatrici di successo per una semplice ragione: tutti preferiamo avere a che fare con persone di cui ci fidiamo e, ovviamente, siamo più propense a dare fiducia a chi conosciamo direttamente o indirettamente. Se si ha una rete ampia, è quindi molto più facile venir coinvolte in iniziative, trovare clienti, reperire informazioni e ottenere risorse per realizzare i nostri progetti. Se avere una rete ampia non è una cosa da tutti, chi riesce ad averla ne ricava vantaggi ancora più grandi.


Che cosa possiamo consigliare alle donne?


1. Prendere atto che fare networking è indispensabile per la loro carriera interna, per trovare clienti e per servire meglio i loro clienti.
Il nostro network, infatti, determina le opportunità e i vincoli a cui siamo soggetti. Parlando con le donne, mi sono resa conto che molte di loro ritengono di potercela fare con le proprie qualità, il duro lavoro e qualche connessione, senza bisogno di una ampia rete di supporto. Ecco, vorrei dire che competenze, abilità, talenti, capacità di lavoro sono caratteristiche fondamentali, ma non sostituiscono la rete. Chi ha un network ampio viene a conoscenza di più informazioni prima degli altri, è in grado di raggiungere persone che altri non raggiungono e viene coinvolto in affari e progetti per i quali altri non sono considerati. Prima di dire “a me non serve fare networking” oppure “non ne vale la pena” oppure “non fa per me, non mi piace”, credo bisognerebbe valutarne correttamente i vantaggi, che sono enormi. In tanti altri casi, abbiamo preferenze che mitighiamo con la razionalità (altrimenti staremmo sempre attaccate alla scatola di cioccolatini o dormiremmo tutti i giorni fino a mezzogiorno) e lo facciamo perché valutiamo le conseguenze delle nostre scelte. Purtroppo, non tutti sanno cosa costa loro non avere una rete sufficientemente ampia.


2. Rendersi conto che il networking, in sé, non è né opportunistico né manipolatorio.
I migliori networker sono propensi a dare alla rete quanto a prendere da essa. Addirittura, direi che chi è abile nel networking inizia col cercare di essere utile agli altri, prima di pensare di chiedere qualcosa. Inoltre, i bravi networker non cercano di ingannare nessuno, ma comunicano chiaramente i loro obiettivi. Esistono dei networker opportunisti e inopportuni, ma di solito non vanno lontano (i comportamenti “predatori” sono puniti dal gruppo, dopo un po’).


3. Fare una mappa della rete di contatti.
Provate anzitutto a rappresentarla graficamente usando come entità elementare i gruppi (per esempio, avrai un gruppo «lavoro», uno «associazione XY», uno «ex compagni università» e così via). Scoprirete che alcuni “bacini” sono poco utilizzati, per esempio avete perso i contatti con molti ex compagni di università, ma sapete che lavorano in àmbiti interessanti per voi oppure frequentate un’associazione ma non vi date abbastanza da fare per conoscere gli altri associati. Cercate, a questo punto, di capire come potrebbe crescere e migliorare la vostra rete. Il networking è un’attività molto strategica.


4. Non accampare scuse.
Non dite a voi stesse “non ho la parlantina facile con gli sconosciuti” oppure “sono riservata e non mi piace importunare chi non conosco”. Per essere buoni networker, bisogna avere qualcosa da dare agli altri e bisogna avere desiderio di connettersi con le persone. Essere estroversi non è necessario. Ognuno ha un suo stile di networking che riflette la sua personalità.


5. Darsi degli obiettivi che sostengano la crescita della rete.
Senza obiettivi, e chi ha un ruolo commerciale lo sa bene, non si va lontano. Utilizzate le opportunità date dalla vita quotidiana per far crescere la vostra rete e, per esempio, datevi l’obiettivo di parlare con una persona nuova ogni giorno. Partite dal vostro cerchio di conoscenze e cercate di farvi presentare due persone nuove alla settimana dai vostri conoscenti. Infine, datevi l’obiettivo, per esempio, di iniziare a frequentare un network o un club entro la fine dell’anno.


6. Non aver paura di rompere il ghiaccio con chi non si conosce nelle occasioni di networking o anche sull’ascensore dell’azienda in cui si lavora.
La maggior parte delle persone (abbiamo fatto un’indagine con centinaia di rispondenti) è lusingata o incuriosita quando una sconosciuta o uno sconosciuto si presenta gentilmente e rivolge loro la parola, soprattutto in un ambiente “protetto” come può essere un’organizzazione o un evento associativo (sarebbe probabilmente diverso se avvenisse fuori da questo perimetro). Abbiamo avuto, in quell’indagine, solo il 3% di persone che si dichiarava “infastidita”; tutti gli altri avevano reazioni positive di fronte all’approccio cortese, rispettoso e non invadente della persona non conosciuta. Vi farà sorridere, ma nella stessa indagine, quando abbiamo chiesto quale fosse la paura più difficile da superare nel networking sapete cosa ci ha risposto la maggioranza delle persone? “Rivolgersi a una o uno sconosciuto” è il tabù più difficile da superare. E infatti, le persone tendono a parlare con chi già conoscono, che non è il modo migliore per far crescere la dimensione della rete.
Ultima considerazione e relativo consiglio: se si ha una rete ma non la si usa, le relazioni languiscono, quindi bisogna trovare il modo di riconnettersi con le persone periodicamente. Trovate occasioni per “toccare base” soprattutto con i contatti a maggior potenziale di interesse reciproco per aggiornarli sulle vostre attività professionali e informarsi sulle loro. Le relazioni non sono fatte per essere “messe in naftalina” fino alla prossima occasione.