Mestiere della Supervisione


Redazione V+ Redazione V+

Dipendenti o collaboratori che se na vanno? C'è un motivo (anzi tre)

 

Un dipendente o collaboratore tara la sua carriera sull'avanzamento dei titoli: maggiori saranno le opportunità di beneficiare di questo avanzamento, maggiore sarà la soddisfazione provata.

Ovvio e banale? Eppure resta il principale motivo per cui un dipendente o collaboratore si disaffeziona dall'azienda per cui lavora e se ne va.

Dipende dalla traiettoria del business di un'azienda: se non c'è una direzione, non ci sono opportunità per chi lavora, e se non ci sono opportunità...

L'importante è tenere la "squadra" dentro il "loop", dicono gli inglese. Cioè dentro il giro. Se i dipendenti/collaboratori sono a conoscenza dei meccanismi che regolano budget, strategie, criteri di successo, rischi, si sentiranno degni di responsabilità, importanti, motivati. Perché l'informazione è potere. E molte aziende temono questo tipo di conoscenza...

Per quali altre ragioni un dipendente o un collaboratore molla un'azienda, in genere?

Ha risposto il Corporate Leadership Council (Ceb) nel report The New Path Forward, Creating Compelling Careers for Employers and Organizations.

Sta tutto lì, in quel "compelling": letteralmente, "che offra delle sfide". Quindi psicologicamente ed emotivante allettante.

Come si costruiscono delle carriere allettanti?

C'è l'elemento "retribuzione" (36%), subito dopo le "opportunità" (42%) che abbiamo visto, ed è un elemento oggettivo: o potete offrire un certo compenso oppure no.

Crudele ma inespugnabile.

Il 35% di chi ha risposto al sondaggio, però, ha dichiarato che demotivanti sono le persone del management... 35%, non è poco.

Quali sono gli errori più comuni commessi dai manager?

  1. La mancanza di una comunicazione "aperta". Per definizione, la comunicazione deve essere "aperta" (altrimenti che comunicazione è), ma spesso rischiamo di nascondere dietro la parola "comunicazione" qualcos'altro: semplici email di aggiornamento, discorsi di routine, messaggi che in realtà non dicono nulla (la diffusione del linguaggio aziendese contribuisce molto). Insomma: cosa diciamo davvero ai collaboratori? Diamo un reale feedback? Analizziamo sinceramente i problemi? Il nostro personale ha una visione chiara e univoca di quello che accade in azienda? Ormai non possiamo più usare le mezze parole: dobbiamo essere accurati e immediati, quando parliamo ai collaboratori, e dire qualcosa di consistente, che abbia sostanza. Stiamo sempre a discutere che il mondo va veloce, e se non siamo veloci a comunicare, che opportunità abbiamo o diamo? Prendiamo i "famigerati" Millennials: molto collaborativi, reattivi, capaci di adattarsi. Ma non devono esserci lasciati soli e pieni di dubbi...
  2. Il mondo va veloce? Sì, ma dobbiamo trovare il tempo per le nostre persone. E le persone apprezzano le cose semplici, come si dice: un rapporto anche personale basato su anniversari lavorativi, ritrovi, compleanni, obiettivi raggiunti. Non valgono poco. Non sono cose inutili. Le aziende che registrano il maggior livello di senso di appartenenza sono quelle che riconoscono questa parte della vita dei collaboratori. Non serve esagerare con le dimostrazioni di riconoscenza: niente mega party. Il giusto. Un essere umano trascorre gran parte della sua vita lavorando, e se si sente non solo membro di un gruppo, ma anche importante per i "vertici", arriverà a considerare il lavoro una parte davvero importante della sua vita. Non penserà mai: "Se avessi un altro lavoro, sarei a un altro punto della mia vita". Sono paragoni pericolosi, che demotivano, ma che vengono fatti spesso.

Thanks to: BusinessNewDaily