Management


Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 61

Un peso morto uccide il team

 

BASTA UNA SOLA PERSONA CHE NON LAVORA PER ROVINARE UN GRUPPO

Non svolge i compiti che gli sono stati assegnati: ecco, in estrema, estremissima sintesi, il ritratto del “peso morto” in un gruppo di lavoro. Non solo: non facendo il suo lavoro, grava su quello degli altri. Da qui l’espressione che anche gli inglesi usano, “dead weight”, “peso morto” – perché qualcuno, prima o poi, quel peso lo dovrà portare, dovrà prendersi l’onere di fare qualcosa. E questo, lo vedremo, scombussola gli equilibri.

C’è un “peso morto” (almeno) dappertutto: come spiega bene un famoso meme, o non ha mai un’idea completamente chiara di quello che sta succedendo oppure dice che si occuperà di quella cosa e non poi non se ne occupa, senza manifestare dubbi palesi. Oppure ancora il top del top: colui che si defila e riappare solo quando il lavoro è fatto. Ma si qui siamo ad alt(r)i livelli.

Bella rogna, eh? E ripeto, purtroppo questa “specie” di dipendenti/collaboratori/colleghi è molto diffusa. A volte si mascherano un po’, e tu (manager o supervisione o collega a tua volta) non capisci perché quel lavoro non fili liscio come dovrebbe, perché ci siano degli intoppi, perché alla fine il cliente non sia soddisfatto… occhio, perché potresti essere in presenza di un “peso morto”.

MA PERCHÉ UN “PESO MORTO” NON FA IL SUO LAVORO?
Per i più disparati motivi.
Di solito:
1.    per incapacità: non ha le competenze o le conoscenze necessarie per quel lavoro (mi direte: perché è stato assunto? Ne parleremo a fine articolo);
2.    per delle incomprensioni: non ha capito il compito – e in genere non ha il coraggio/la voglia/lo stimolo di chiedere chiarimenti;
3.    per svogliatezza: semplicemente, non ha voglia.


Il punto non è tanto perché un “peso morto” si comporti da “peso morto” (anche se, lo vedremo, sarebbe un aspetto da approfondire), ma renderci conto degli effetti devastanti che può avere e correre ai ripari.
Un “peso morto” non è soltanto qualcuno che non ha voglia di lavorare: la sua inazione, dicevamo, grava sugli altri, e questo è molto grave.
Cosa succede di solito?

LA DEMOTIVAZIONE È COME UN VELENO
Qualsiasi sia il motivo per cui un “peso morto” si comporti da tale, attenzione: la sua scarsa motivazione contagerà presto anche gli altri. Anche i più bravi e i più volenterosi arriveranno a pensare: “Se lui non lavora e viene in qualche modo graziato, perché io devo lavorare anche per lui?”. Purtroppo questo sentimento si propaga più velocemente dell’entusiasmo che un esempio positivo ispirerebbe (un po’ come il passaparola negativo che va molto più veloce di quello negativo). C’è anche da dire che, se avete dei bravi collaboratori, anzi se avete dei collaboratori che si fidano di voi e che sono abituati a comunicare con voi, vi chiederanno presto di parlare della situazione per evitare che il malcontento faccia danni maggiori… ma nel frattempo il clima generale si sarà già rovinato, spesso in modo irreversibile…

ALTA TENSIONE
Malcontento, scarsa motivazione, incomprensioni… cosa generano se non una tensione altissima? Questo astio avrà due destinatari: il “peso morto” – che, a conti fatti, si sta approfittando degli altri, rendendo il lavoro più difficile a tutti – e il responsabile o supervisore che non interviene o, se lo fa, lo fa nel modo sbagliato (vedi punto successivo). E sappiamo quali sono i risvolti di un gruppo teso:
•    calo della concentrazione;
•    si porta spesso il problema sul piano personale (“non ti sopporto”, “sei un poco di buono”, “non voglio più lavorare con te”);
•    calo velocissimo della produttività e del livello di soddisfazione del cliente – un team poco coeso e non sereno non trasmette serenità.

SIAMO (IN)SICURI?
Vacillerete. Avrete difficoltà a portare a termine anche i compiti più semplici. Perderete fiducia nelle capacità del vostro gruppo e il gruppo nelle sue… perché il “peso morto” è come l’anello debole di una catena. Ricordate: non è il problema di uno, è il problema di tutti. E presto ne risentiranno i risultati. Di tutti. Soprattutto se, spinti dall’impotenza o dallo stress, comincerete con le critiche poco costruttive o mal mirate…


NON TOCCA AGLI ALTRI PRENDERSI PESI SULLE SPALLE
Un responsabile non ha vita facile, quando nel suo gruppo c’è un “peso morto”. Però o prendi una decisione drastica e scegli di licenziarlo (procedura spesso non semplice, per cui sarebbe meglio evitare di assumere dall’inizio un “peso morto”!) oppure poni rimedio.
I rischi sono due:
•    ti butti su soluzioni “tampone”, per tamponare i danni imminenti. Magari sei in un periodo di grandi consegne e non hai proprio il tempo di seguire il “peso morto” nella suo vagare confuso; allora butti lì qualche parola, una correzione di tanto in tanto per evitare il peggio. Fidati: manterrai la calma le prime volte; poi (giustamente) ti verrà da sbattergli la testa sul muro. Scherzo. Però ti arrabbierai. Con lui, perché piccole correzioni a caso non lo porteranno sulla buona strada e in sostanza continuerà a lavorare come sempre; con gli altri, perché sai di poter trovare maggiore riscontro con loro e cercherai in loro un aiuto.
•    E qui nasce un ulteriore problema: responsabilizzi troppo il resto del gruppo. Ora. È normale chiedere ai colleghi del “peso morto” di dargli un’occhiata e di provare a motivarlo, ma sappi che non durerà. Sia perché presto gli altri arriveranno a sentire il “peso” di un lavoro che non è il loro e che non è giusto che si sobbarchino; sia perché sei tu il manager. Sei tu il supervisore. Dire “assicurati che Tizio faccia questo e questo” è sbagliato, a meno che tu non voglia nominare qualcun altro supervisore del “peso morto”. Ma allora deve diventare un ruolo ufficiale, con una retribuzione adeguata e modifica dei compiti. Ripeto: è tutto un altro ruolo. È tutto un altro tipo di lavoro. Non spetta ai colleghi sopperire alle mancanze di un “peso morto” o indirizzarlo: spetta a te o al supervisore del gruppo.

PROVARCI SEMPRE
Chiarite queste cose, vi e ci domando: e quindi? È normale che tu, come responsabile del team, proverai a indirizzare il “peso morto” e magari ti prenderai del tempo per rispiegare le cose. Vale la pena di capire se agisca per incapacità o per mancata comunicazione. Se davvero non ha capito e però non chiede, vale la pena ripetere. Se non è capace, devi sondare il suo livello di inabilità e capire se, con un po’ di affiancamento, può continuare a restare nel gruppo. Non sto dicendo, infatti, che avrai sempre team di persone da voto 10. Spesso avrai collaboratori che si meritano un 6 tirato o un 7, e devi esserne consapevole, perché altrimenti arriverai presto a farti terra bruciata intorno e a non assumere più nessuno che non sia il top del top. Aaron Webber, Ceo di Webber Investiments e contributor sulla piattaforma Medium, ha scritto: “La tua abilità come leader deve essere quella di prendere un 7 su 10 e farlo sentire come se fosse un 10 su 10”. Sarà più facile (in teoria) che un 7 su 10 modifichi la sua percezione di se stesso se avrà intorno i giusti stimoli. Anche i colleghi sono importanti in questo senso. Certo, bisogna mettere un limite di tempo a questa fase di “motivazione” e capire se effettivamente il “peso morto” abbia la voglia e la capacità di migliorarsi. Datti un tempo, e poi… poi prendi un decisione, per il bene del gruppo!

ALLA FINE NON TI RESTA CHE… NON ASSUMERLI
Mandare via un “peso morto” non è facile. Il processo è spesso lungo, e, vuoi per motivi burocratici, vuoi perché decidi di dargli una seconda possibilità (e magari anche una terza e una quarta), può essere che resti nel team anche degli anni…
Ecco perché il momento del colloquio e dell’assunzione è fondamentale.
Prenditi il giusto tempo in fase di assunzione. Prevenire è meglio che curare. Può essere davvero l’unico modo per evitarti scocciature in futuro. Indaga più che puoi, ascolta anche l’istinto, affidati a dei test già codificati (abbiamo dedicato un’intera monografia a questo tema, intitolata L’altro “X factor” Selezione e coaching alla ricerca dell’eccellenza). Fai come credi, ma prenditi del tempo. Non lasciarti prendere dall’ansia di assumere perché hai bisogno. Pensa a quale beneficio ne avrà il tuo team se un “peso morto” non… peserà mai sul suo lavoro quotidiano.