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Valeria Tonella Valeria Tonella

Sono le coccole il business del momento

Si chiama Cuddlist, dall'inglese "to cuddle", "coccolare", e fa quello che dice il nome: offre ai clienti un servizio di "coccolatori" professionisti.

Succede a New York, ma non è detto che il business non si possa espandere. Un business da 80 dollari l'ora.

Per prenotare una sessione, è sufficiente andare sul sito, che mette in chiaro: si tratta di incontri privi di carattere sessuale e terapeutici, con personale qualificato.

Ne stanno parlando e ne hanno parlato tutti i maggiori quotidiani americani; ne è nato un blog dove si parla di temi come il self care (prendersi cura di sé), il contatto umano e le relazioni; chi vuole diventare un "coccolatore" (cuddlist) seguirà un training (tutte le info nella sezione, se siete curiosi...).

Cuddlist dichiara di avere almeno 200 richieste a settimana, soprattutto da professionisti iper occupati ed economicamente disposti a pagare per il servizio (niente sesso, dicevamo - e c'è un codice di condotta a ribadirlo - ma si possono ricevere abbracci, grattini, solletico, massaggi o si può anche solo chiacchierare).

Sul canale Youtube "Cuddlist Professional Cuddling", c'è ad esempio la storia di Kan, che organizza una sessione a settimana, in un appartamento profumato di oli essenziali e pieno di piante, nella "sporca" Chinatown. Kan ha incontrato persone con genitori o coniugi poco affettuosi o affetti da sindromi (come l'autismo o Asperger) che impediscono a chi ne soffre di avere normali contatti fisici. Le "coccole" diventano un segno di attenzione, che è curativa, e a volte sono il punto di partenza per parlare con il "cliente" del perché abbia sentito la necessità di un servizio del genere. "Mi sento come se contassi qualcosa" dice una cliente di Kan a fine sessione.

Brianna dirige un ristorante nell'Upper East Side; ma è anche una professionista delle coccole (fonte: NYT)


Il Ceo di Cuddlist, Adam Lippin, afferma che, dopo 13 anni di questo lavoro, non se ne comprede ancora l'effettiva utilità: "Non è un sito di incontri, non è Tinder. Ci sono persone che stanno attraversando un lutto, che sono stati lasciati, che vogliono solo essere presi per mano, o che vogliono liberare il corpo dalle paure. Questo è il posto dove andare. Nel peggiore dei casi passerai del tempo con qualcuno che è completamente concentrato su di te, sul tuo benessere; nel migliori dei casi, inizierai un percorso di guarigione".

I punti delicati (e i pregiudizi) sono più d'uno: attività simili hanno chiuso i battenti perché sospettati di favorire la prostituzione; e poi sì, ci sono studi scientifici che dimostrano i benefici degli abbracci e del contatto fisico "soft", ma non in termini precisi. Quante sessioni servono? Quali casi possono essere "curati" e quali no?

Dice Lippin: "Quello che manca nella nostra società non il facile accesso al sesso, ma a una intimità vera". Tra i "coccolatori" ci sono persone sposate "felicemente", e tra i coccolati ci sono persone altrettanto sposate e felici, ma non è questo il punto. I clienti chiedono e ricevono un momento di intimità incondizionata. Vuol dire che si sentiranno al centro di quel momento, che saranno le persone più importanti in quel momento. Ecco il sentimento di Cuddlist.

Spesso quando ci troviamo in luoghi pubblici ristretti, come la metro, sentiamo che il nostro spazio viene violato e nasce il disagio; i cuddlist aiutano a stemperare questa tensione, a togliere la paura dell'altro, a sentirsi sicuri di se stessi, centrati.

Ed è un business che si sta diffondendo: in Giappone sono nati i "cuddle shop".

Piace perché è una via di mezzo tra la psicoterapia (più distaccata) e i veri massaggi, che ad alcuni risultano troppo "invasivi". Questa via di mezzo è un punto cieco del mercato, dove Cuddlist ha inserito la sua offerta. E domanda ce n'è.

Fonti: New York Times, Quartz, DailyBest, Lost At E Minor