Noi e gli altri


Ugo Perugini Ugo Perugini

Dal volume N° 71

Non per vantarmi, ma... valorizzarsi senza esagerare

TROVARE UN EQUILIBRIO TRA MODESTIA E VALORIZZAZIONE DI SÉ

Vantarsi è un difetto, se chi lo fa non ne ha motivo. E in genere, non amiamo le persone che evidenziano pregi e risultati.
Vorrei, però, farvi riflettere sulla differenzia che intercorre tra menare vanto, magari senza averne motivo, e invece rendere partecipi dei nostri successi le persone, soprattutto quelle cui teniamo di più (parenti, amici, colleghi, clienti).


IL SOCIAL BRAGGING: QUANDO VANTARSI FA STARE BENE
Condividere la nostra soddisfazione, infatti, rafforza il rapporto con le persone e accresce in noi l’autostima. In inglese, questo comportamento virtuoso viene definito “social bragging”.
Gli studiosi di neuroscienze hanno scoperto che questo tipo di “rivelazione di sé” interviene sui percorsi neuronali associati al sistema di ricompensa del cervello, producendo in chi lo attua un effetto estremamente positivo di pienezza e felicità.


SE NASCE L’INVIDIA?
Non sempre, però, lo stesso effetto si produce in chi ascolta. In certi casi, addirittura, chi si vanta delle proprie esperienze positive può risultare noioso, infastidire – soprattutto se chi ascolta pensa che lo scopo non sia condividere un successo di cui si va fieri, ma quello di suscitare invidia o gelosia. A quel punto, l’informazione condivisa non è più qualcosa di positivo per entrambi, ma diventa disfunzionale e produce un effetto boomerang su chi la trasmette.
Per questo motivo, ci sono molte persone che non solo non amano vantarsi, ma tengono un comportamento fin troppo defilato, preferendo quasi essere ignorati, pur facendo bene il proprio lavoro.


TRA ANTIPATIA ED ECCESSIVA MODESTIA
A questo punto è lecito fare una riflessione: se vantarsi è inopportuno, perché si rischia di diventare antipatici e odiosi, anche l’eccessiva modestia può essere dannosa, perché non sempre viene apprezzata e spesso viene fraintesa o interpretata come scarsa fiducia in sé stessi. L’eccessiva modestia ci rende invisibili, e impedisce la nostra giusta autoaffermazione.
Lo scrittore e umorista inglese Jerome Klapla Jerome sosteneva che la vanità è una virtù quando non diventa un vizio.
Partiamo da questo principio: l’amor proprio, l’orgoglio personale, se non si trasformano in arroganza o superbia, ma rispecchiano il giusto riconoscimento dei nostri meriti, sono dei pregi, non dei difetti. Quando si tratta di presentarsi agli altri, per fare affari, concludere una vendita, ottenere una promozione, bisogna “sapersi vendere bene”.


ATTENTI A NON “VENDERSI ALLO SCOPERTO”
Nel mercato azionario esiste una operazione finanziaria, di tipo speculativo, usata spesso dagli agenti di cambio, chiamata “vendita allo scoperto”: consiste nel puntare sull’ipotesi che certe azioni diminuiranno di prezzo in breve tempo, per riacquistarle quando ciò avviene, ottenendo così un certo guadagno. Vendere allo scoperto, in sostanza, significa che non si nutre alcuna fiducia nell’aumento di valore di quelle azioni.
Lo stesso principio si può applicare anche alle persone che, nelle loro relazioni con gli altri, non sono in grado di presentarsi nel modo migliore, di mettere in evidenza i risultati che hanno raggiunto e le potenzialità che possiedono. E questo atteggiamento può rivelarsi deleterio.


BASSO PROFILO? Sì, MA DI PROPOSITO
Allora che fare? Il discrimine tra vanagloria e modestia è così labile che spesso non sappiamo che pesci prendere. Non vogliamo criticare la modestia che, al contrario, è una dote ammirevole nelle persone; ma, in certi casi, sminuire i successi personali o professionali, minimizzare i traguardi raggiunti, ridimensionare certi risultati con l’idea che chiunque avrebbe potuto ottenerli, può essere interpretato da chi ci sta intorno come se ci stessimo svendendo.
Chi lo fa di proposito potrebbe avere paura del successo. Può sembrare paradossale, ma non lo è: la persona che si comporta così teme che i risultati positivi che ha raggiunto possano innescare una spirale virtuosa che la costringa ad accettare altre opportunità, altre sfide ancora più impegnative. Allora preferisce tenere un “profilo basso” che in altri termini significa chiudersi nella “zona di confort” e, in certo qual modo, rifiutare di crescere professionalmente.
Oggi un atteggiamento del genere purtroppo non paga, e può rivelarsi molto pericoloso per la carriera. Bisogna avere il coraggio di presentarsi agli altri per quello che siamo, responsabili delle nostre azioni, capaci di accettare i successi, prendendosene il merito, quando è giusto, senza esibire superbia, ma anche pronti ad ammettere i propri errori, quando capita di sbagliare. Disposti in ogni caso ad affrontare nuovi compiti ed esperienze.


VALORIZZARSI SENZA VANTARSI
1. Evita atteggiamenti narcisistici ma non minimizzare troppo i successi ottenuti. La tua autostima potrebbe risentirne.
2. Conosci bene i tuoi punti di forza e i risultati raggiunti. Prepara una cartella “Kudos” (in greco significa “gloria”) nella quale raccogliere tutti i tuoi successi (premi, encomi, segnalazioni positive…) che aggiornerai di volta in volta e ti tornerà utile anche per il curriculum.
3. Chiedi un feedback sul lavoro che svolgi al tuo capo, ma anche alle altre persone con cui sei in contatto. Capirai in quale ambito sei apprezzato di più e dove ti si chiede di migliorare. Sii consapevole dei tuoi limiti, ma non lasciarti condizionare. È giusto migliorare, ove necessario, ma gli altri devono ricordare i tuoi punti di forza, non le tue debolezze.
4. Accetta i complimenti. Ringrazia senza minimizzare il tuo apporto. Fai anche tu i complimenti, quando necessario.
5. Sii entusiasta e fiducioso del tuo lavoro e della tua carriera. L’insicurezza o il continuo riferirsi agli altri nel valutare il tuo operato può far vacillare la fiducia nei tuoi riguardi.
6. Sii sempre disposto ad affrontare nuove sfide. Non tirarti indietro, mettiti alla prova. Contribuisci più attivamente alle riunioni. Non temere il giudizio degli altri. Sii convinto delle cose che fai e delle idee che hai.


SE LA MODESTIA È FALSA
Detto tutto questo, resta sempre chi si vanta fingendo di essere modesto. Per interesse, per calcolo, per ampliare i suoi meriti (più spesso presunti che veri), rinunciando a presentarsi per quello che è, al solo scopo di ingannare gli altri.
La falsa modestia non ha nulla a che vedere con l’umiltà. L’umiltà è coscienza delle proprie capacità, responsabilità, pieno controllo di sé stessi. La falsa modestia è spesso sintomo di nevrosi, debolezza, incostanza. Attraverso l’umiltà possiamo conoscere meglio il nostro prossimo; la falsa modestia, al contrario, ci impedisce di farlo, perché nasce con intenti ingannevoli.
Stai all’occhio!

--- Questo articolo è stato pubblicato sul numero 71 di V+: scaricalo qui in omaggio!