Pillole


Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 50

Non devi essere un genio per fare un buon lavoro

 

Dopo aver rischiato di finire in bancarotta (altri tempi, era il 1997), la Apple fa uscire la primissima versione del famoso commercial “Think Different”: “Ci sono i pazzi. I disagiati. I guastafeste. Quelli che vedono le cose in modo diverso, che non hanno rispetto per lo status quo. Puoi celebrarli o avvilirli, ma non puoi ignorarli. Perché loro cambiano il mondo”. Fa parte della filosofia Apple: solo le persone che pensano di cambiare il mondo ci riescono davvero. Ed è una filosofia di grande ispirazione per alcuni, per molti, anzi.
Ma non per tutti. E non è un male.


I ribelli, i veri ribelli, nel business, si contano sulle dita di una mano, forse di due; il resto è composto di persone che non devono essere per forza dei geni per fare un buon lavoro, un ottimo lavoro. La maggior parte di noi rientra nella “media” (average, in inglese) e, sapete cosa? Va bene così. Questo non vuol dire, però, che abbiamo una missione minore. Ray Dalio, investitore americano miliardario, definì il successo come “la capacità di comprendere la realtà”.

Anche se non vogliamo o non possiamo essere Steve Jobs, la vita di tutti i giorni ci chiede di non essere statici, di usare quei princìpi o modelli che, scelti come punto fisso, ci lasciano essere flessibili. Quali sono questi modelli? Ho trovato interessante la lista fatta da Zat Rana (contributor di Business Insider, World Economic Forum) in un articolo su Medium. Lui parla di “modelli mentali” che possono guidarci a interpretare la realtà quotidiana. Alcuni sono stra conosciuti.

La legge di Pareto (80/20): l’80% dei risultati viene dal 20% degli sforzi (applicabile praticamente a tutto).

L’analisi Costi-Benefici: soppesare effetti positivi e negativi di un’azione.

Il metodo di Socrate (sì, il filosofo): si eliminano le teorie o proposte più debole facendo quante più domande ci vengono in mente, con spirito critico.

Il metodo combinatorio di Einstein: mettere insieme tanti fattori esistenti per creare qualcosa di nuovo.

Il “design thinking”, proveniente dall’architettura, per capire i bisogni di qualcuno prima ancora di trovare una soluzione.

I “princìpi primi”: trovare, in qualsiasi cosa, gli elementi di base, i concetti più semplici, i problemi iniziali… Trovate tutti questi modelli ben approfonditi sul web e in libri. L’importante non è essere Steve Jobs, ma avere gli strumenti e prendersi la briga di usarli, per capire chi, cosa, dove e quando.