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Nel business non ci fidiamo (ancora) dei giovani

Siamo definitivamente pronti a puntare tutto sui più giovani? Non sembra. Resistono ancora degli stereotipi difficili da sradicare che riguardano quelli che ormai chiamiamo comunemente i "Millennials" e che rientrano nella fascia d'età 18-34 anni.

 

1. Sono svegli, ma sono pigri.

Il pregiudizio: sapranno anche "smanettare", saranno anche tecnologici, ma non sono disposti a lavorare duro. In più non accettano le gerarchie e i metodi già impostati. Vogliono fare a modo loro o mettere in discussione l'esistente con mille domande inopportune. "Ai miei tempi non si chiedevano lumi: si faceva così e basta".

Come affrontare la situazione: Un lavoratore giovane ha bisogno di formazione, ma soprattutto ha bisogno di formazione su come si trova lavoro e come ci si inserisce nel lavoro. Dovrebbe avere qualcuno che gli speghi le regole e ciò che ci si aspetta da lui. No, non è tempo sprecato. Se vogliamo che impari come vanno le cose, bisogna essere disposti a dirglielo. Se pensa di avere nuove proposte, fategli capire che può rivolgersi a chi di competenza nei modi e nei tempi giusti.

2. Hanno fretta di arrivano "in alto".

Il pregiudizio: I più giovani sono degli "scalatori", vogliono arrivare alle "cariche" più importanti e lo vogliono fare velocemente, senza doversi sobbarcare troppo oneri e doveri e senza rispettare l'autorità degli altri. Insomma, vogliono fare carriera, ma non vogliono fare fatica.

Come affrontare la situazione: Diamo modo ai nuovi arrivati - o ai meno esperti - di descriverci i casi in cui hanno lavorato tanto e hanno avuto dei risultati. Devono esserci. Ai colloqui, lasciamo che si esprimano sul compenso desiderato, chiedendo loro cosa hanno intenzione di ottenere con quel compenso. Non si tratta solo di soldi, ma anche di realizzazione personale e di progetti, per quanto giovani siano. Facciamo in modo che capiscano che non è solo un titolo, ma qualcosa di più.

3. Sono poco fedeli.

Il pregiudizio: I più giovani sono dei "mercenari", che rincorrono le opportunità migliori per guadagnare e non per aiutare un'azienda a crescere, crescendo assieme a lei. Lavorano per poco tempo saltando da un posto all'altro: chi ce lo fa fare di investire su di loro?

Come affrontare la situazione: La cosa importante è dare a un giovane lavoratore il valore che merita e comunicarglielo. Fargli sapere che altri, prima di lui, hanno fatto un percorso e ottenuto dei benefici. Riportare esperienza di fedeltà. Magari non siamo l'azienda dei suoi sogni, magari non resterà con noi per sempre, ma il tempo che starà con noi deve suonargli prezioso, così come è prezioso per noi. Senza caricarlo di eccessivo senso di attaccamento, formatelo alla fedeltà, ma con l'esempio quotidiano. Se troverà un gruppo di lavoro che merità fedeltà, sarà più facile che si dedichi "anima e corpo" all'azienda.

P.S. Non tutti i Millennials e non tutte le aziende generano questi stereotipi. Non cadiamo anche in questo stereotipo!