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Stefania Salardi Stefania Salardi

L'Italia non è un Paese per donne? Alessia Panizza di Biomedic Clinic&Research


Intervista ad Alessia Panizza, direttore generale Biomedic Clinic&Research

L’Italia non è un Paese per donne? Lo abbiamo chiesto a 7 tra imprenditrici, manager o lavoratrici per uno speciale del numero 42 di V+. Qui la storia di Alessia Panizza, direttore generale Biomedic Clinic&Research, centro medico privato (specializzato in medicina generale, complementare, oncologia, immunologia, riabilitazione, medicina estetica, intolleranze alimentari). In quasi 30 anni di attività ha curato oltre 25 mila pazienti.

Come sei arrivata al tuo ruolo attuale? Questo percorso ha previsto l’approfondimento di competenze commerciali? Ti ha aiutata? E quali altre competenze hai, invece, dovuto acquisire?
Ho iniziato per necessità: mio marito è ricercatore e le questioni amministrative non sono di suo interesse. Nel 2009 il cda mi ha chiesto di prendere in mano le redini del centro. Avevo 33 anni, una formazione scolastica artistica e nessuna competenza di economia o ragioneria. Posso dire di avere imparato direttamente sul campo, prendendomi la piena responsabilità nel bene o nel male delle mie scelte. 

Al di là dei “femminismi”, qual è, dal tuo punto di vista, il vero apporto che le donne danno a un’azienda?

Come la famiglia, un gruppo lavorativo ha i suoi equilibri e penso che una donna, che di solito coordina una famiglia, possa gestire un’azienda, che di fatto è una famiglia di un ordine di grandezza più grande.

Come selezioni e guidi il tuo gruppo di lavoro? Problemi di autorevolezza e leadership? E nella formazione ci sono competenze e percorsi diversi per le donne?

Quando ci sono aree in difficoltà, tendo a occuparmene affiancando il personale, perché possa crescere. Certo, capita di dover essere forti a prescindere… Penso che l'unica salvezza per chi sta al vertice, soprattutto se donna, sia dimostrare costantemente di ottenere risultati: sono il biglietto da visita, eliminando così qualsiasi possibilità di critica. Mi piace inserire persone da far crescere, disposte a mettersi in gioco. Non è facile però trovare questo tipo di figura. Spesso incontro bravi esecutori, ma io voglio gente che usa la testa e che dalla sua posizione gestisca il tutto come se l'azienda fosse sua. Non penso siano necessarie differenze nella formazione.

Hai provato sul campo delle tecniche particolari di gestione del tempo, delle scadenze e, più in generale, del team? Cosa funziona?

Dare disposizioni verbali ho visto che portava a risolvere spesso gli stessi problemi. Ora metto le direttive che voglio siano applicate per iscritto e ogni dipendente ne riceve una copia: funziona bene! 

Quali sono le soddisfazioni più grandi di questo lavoro? E le difficoltà più grandi? Cosa frena la carriera di molte donne – l’azienda, il mercato, se stesse?

Se vuoi fornire un servizio di eccellenza senza diventare “di nicchia”, la difficoltà maggiore è far quadrare i conti. Le soddisfazioni più grandi? Creare qualcosa che porti benefici al maggior numero di persone coinvolte, come una sorta di “virus positivo” che fa girare tutto nel verso giusto. Questa è la vera responsabilità di un imprenditore! 

Cosa frena le donne… Io, all’inizio, temevo di “rubare la scena” a mio marito. Il mondo del lavoro poi richiede spesso l’uso di coraggio e forza: e quando combatti rischi di apparire più aspra di quanto tu non sia nella realtà.

Secondo te, le donne, oggi, fanno abbastanza “rete” nel business?

Penso che si dovrebbe collaborare di più. Io non sono femminista, ma mio marito si! Lui è molto stimato nel suo campo, ma sostiene che noi donne abbiamo una marcia in più da un punto di vista manageriale. 
Credo che un’imprenditrice possa imparare e dare molto, se messa a confronto con altre donne imprenditrici.

Come sono le consumatrici a cui ti rivolgi oggi? Quali sono le richieste più frequenti sul prodotto o sul servizio? In sintesi: qual è il potere del target femminile?

Le consumatrici sono sempre più esigenti, richiedono molte attenzioni e di essere gestite tutte su una linea preferenziale. Penso che le donne prendano gran parte delle decisioni in una famiglia: perciò, se convinci la “regina della casa”, ci sono altissime probabilità che lei ti porti tutta la famiglia. La maggior parte dei pazienti che ci contattano la prima volta, sono per quasi il 70% donne.

Sul fronte più personale: quali sono le difficoltà maggiori che hai incontrato? E… come fai a fare tutto?

Corro dalle 9 di mattina fino, spesso, alle 10 di sera. Ho suddiviso il lavoro d’ufficio abbinando ogni ambito a un giorno della settimana: ad esempio il giovedì mi occupo del personale, il venerdì dei settori economico e finanziario… Ho chi mi aiuta con i bambini. La domenica però è tutta dedicata alla famiglia!