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Edoardo Lombardi Edoardo Lombardi

Le "vitamine" del successo: la "E", l'entusiasmo

UNA MINISERIE IN QUATTRO PUNTATE
SUGLI ELEMENTI CHE “NUTRONO” LA CARRIERA

Le “vitamine alimentari” hanno un’immagine molto positiva: sono micronutrienti fondamentali per la crescita, indispensabili per la salute dell'organismo, rafforzano il sistema nervoso, aumentano la resistenza alle infezioni e aiutano lo sviluppo delle capacità cognitive. Introdurle nell'alimentazione è di fondamentale importanza, perché queste molecole non possono essere sintetizzate dall'organismo.
Ma ci sono anche altre vitamine: le “vitamine del successo”.

 

Meritano di essere conosciute nel dettaglio e lo faremo nei prossimi articoli che V+ pubblicherà sul tema.


LE VITAMINE DEL SUCCESSO


la vitamina E serve per l’ENTUSIASMO
la vitamina A per l’AZIONE
la vitamina F per la FIDUCIA
la vitamina D per la DISCIPLINA


Anche queste vitamine, come quelle alimentari, non possono essere sintetizzate dall’organismo: è necessario aggiungerle dall’esterno nel corso della propria attività.

Oggi parliamo della vitamina “E”, l’Entusiasmo.

CHE COS'È L’ENTUSIASMO?
Il termine “entusiasmo” compare per la prima volta nella cultura greca per indicare la condizione di esaltazione o di eccitazione fisica e psichica di chi affermava o mostrava la presenza di un dio nella sua persona tale da renderlo folle.
Nel mondo antico la follia non era considerata necessariamente un male, al contrario era comunemente ritenuta un “dono degli dei” concesso ai pochi che raggiungevano così uno stato di delirio creativo. “I maggiori beni ci sono elargiti per mezzo d'una follia che è un dono divino”. (Platone)

Questo collegamento con il sovrumano si è conservato anche nel significato di oggi che ha fatto dire a Bo Bennet, un noto politico e imprenditore americano, che “l’entusiasmo è uno stato di eccitazione fatto di ispirazione, motivazione e un pizzico di creatività”. E infatti il termine nasce per indicare l’emozione che accompagna la creazione artistica e la tendenza dell’artista a essere trascinato fuori da se stesso.

Successivamente assume l’attuale significato di passione o interesse per qualcosa di concreto da ammirare, realizzare, consigliare.

La continuità dell’entusiasmo poi è particolarmente importante. Ha detto Winston Churchill: “Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”.

L’ENTUSIASMO È INNATO OPPURE NO?
Chiediamoci allora: l’entusiasmo è una caratteristica innata della persona o può essere acquisita con uno sforzo finalizzato? E che tipo di entusiasmo?
In una estrema semplificazione possiamo dire che esiste un “entusiasmo naturale”, cioè quello ereditato con il Dna. Questo entusiasmo però, come vedremo, potrà essere modificato dalle esperienze, condizionato dalla salute e dall’attitudine nei confronti degli altri e della vita.
Quando parliamo di entusiasmo, intendendo quell’entusiasmo che aiuta nel conseguimento degli obiettivi, non ci riferiamo a qualsiasi tipo di entusiasmo. Alle volte le persone mostrano delle esplosioni di entusiasmo che si manifestano e scompaiono in tempi molto brevi: non sono queste che contano. Ciò che conta è invece un entusiasmo permanente che nasce soltanto dalla scoperta dello scopo e del perché che stanno dietro a qualsiasi cosa abbiamo deciso di fare. Questo entusiasmo si alimenta continuamente nella considerazione del nostro scopo e ci permette di perseverare nonostante gli ostacoli e le barriere che incontriamo. Al contrario l’entusiasmo temporaneo si manifesta anche con grande energia, ma in breve tempo si esaurisce e porta all’abbandono di un obiettivo.

Un’altra caratteristica dell’entusiasmo virtuoso è che deve essere un entusiasmo ragionevole. Non deve mai succedere che la ragione o il giudizio siano ignorati sulla spinta dell’entusiasmo. L’entusiasmo è come il vino: può suscitare tanto tumulto nei vasi sanguigni e vibrazioni nervose così violente che la ragione ne venga ottenebrata. Può però anche causare soltanto leggere scosse e nel cervello un’attività un poco più intensa del normale: per esempio, l’entusiasmo ragionevole è il dono dei grandi poeti ed è la perfezione della loro arte.
Come può la ragione governare l’entusiasmo? Un poeta traccia dapprima l’ordito della sua opera e la ragione guida la sua penna. Ma se vuole animare i personaggi e infondere loro la forza delle passioni, allora l’immaginazione si accende e subentra l’entusiasmo; è come un cavallo che prenda la mano, ma corra lungo una strada regolarmente tracciata.

Un entusiasmo permanente e ragionevole è quello che dobbiamo ricercare. È l’entusiasmo che può aiutarci e che chiameremo entusiasmo creativo.

Al contrario un entusiasmo che sfugga al controllo della ragione o che agisca a intermittenza, seppur con grande forza, non deve interessarci. Lo chiameremo entusiasmo distruttivo.

IL “CONTINUUM” CHE PORTA ALL’ENTUSIASMO

Ora dobbiamo tener presente che l’entusiasmo può essere visto come l’estremo di un continuum che muove dall’angoscia, per andare all’apatia e infine proprio all’entusiasmo.

L’angoscia è uno stato caratterizzato da timore di pericoli imminenti, sentimento di impotenza, senso di costrizione e altri sintomi psicofisici. È accompagnata da esaurimento psicofisico, deterioramento della relazione, inefficacia professionale e disillusione. Qui siamo in piena patologia ed è opportuno il coinvolgimento della medicina.

L’apatia è una condizione di indifferenza verso il mondo circostante, caratterizzato da mancanza di stimoli, come sentimenti e volontà di vivere. Nella forma meno accentuata, l’apatia è la situazione in cui si cade proprio per assenza di entusiasmo.

L’entusiasmo naturale di una persona è fortemente influenzato da quattro rapporti fondamentali che la persona mantiene:
•    il rapporto con la salute;
•    il rapporto con gli altri;
•    il rapporto con la vita;
•    il rapporto con il lavoro.

Se i quattro rapporti citati sono molto carenti, non ha senso tentare di incrementare l’entusiasmo, perché l’entusiasmo non può svilupparsi in presenza di turbamenti della personalità. Occorre prima “bonificare” i rapporti carenti, riportandoli alla normalità e solo a quel punto avviare il programma di incremento dell’entusiasmo.

COME AUMENTARE L’ENTUSIASMO?

Dice Bettger: “Proponetevi un compito. Ditevi: questa è una cosa che so fare benissimo. E come incominciare? Seguendo un’unica e semplicissima regola: per diventare entusiasti, agite con entusiasmo”.

Questo consiglio è assolutamente in linea con le evidenze raccolte dalla scienza moderna. Il professore William James, il padre della psicologia americana, ha dimostrato che le sensazioni subiscono l’influenza dell’azione, ma non quella della ragione. E l’azione può essere sia fisica che mentale. Un pensiero può essere altrettanto efficace di un atto fisico nel trasformare una sensazione da negativa a positiva.
Nella frase di Bettger la parola chiave è “agite”. Per confermare la validità del suo messaggio, facciamone una parafrasi. Se vogliamo essere sani, che cosa facciamo? Agiamo da sani! Se vogliamo essere allegri, che cosa facciamo? Agiamo con allegria!
Diventa così logico accettare che, se vogliamo avere entusiasmo, dobbiamo agire entusiasticamente!

C’è però la prima parte della sua frase che merita un approfondimento. Se ci proponiamo un compito, dobbiamo dirci: “questa è una cosa che sappiamo fare benissimo”. Ma poi, per agire con entusiasmo, quella cosa dobbiamo davvero saperla fare!
Ricordiamo che l’esperienza che portò Bettger a comprendere l’importanza dell’entusiasmo fu quella che fece come giocatore di baseball. Bettger sapeva giocare, era “un giocatore di professione”. Il suo problema era soltanto psicologico. Il suo allenatore pensava che fosse pigro; in realtà non metteva entusiasmo e vitalità nel suo lavoro. Dal punto di vista tecnico, però, non aveva nulla da imparare.
Questa osservazione dovrebbe evitare un equivoco: non è sufficiente agire entusiasticamente se non si conosce bene il proprio lavoro. L’entusiasmo disgiunto dalla competenza è un buon esempio di quell’entusiasmo distruttivo che va assolutamente evitato.


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