Stili di lavoro


Valeria Tonella Valeria Tonella

La scuola non finisce mai (neanche per chi fa business)

 

 

TRA BUFALE SUL WEB E TROPPI IMPEGNI,

DOBBIAMO CONTINUARE A IMPARARE, ANCHE DA ADULTI:

MA COME?

 

Prima le statistiche sugli analfabeti funzionali, poi la necessità, ribadita anche da Facebook, di saper distinguere tra notizie vere e bufale: si sta parlando molto di apprendimento delle informazioni, ma non in età scolare, in età adulta. A dire che smettiamo sì, di andare a scuola, ma non di imparare.

Piace sottolinearlo anche a noi, perché ci è capitato di sentirci dire: "A me una rivista come V+ non serve perché so tutto/ho esperienza/mi faccio sul campo".

Però è chiaro che l'assorbimento di concetti e dati, da tradurre poi in azioni, è un processo complicato e, soprattutto, che non finisce mai.

Oggi un articolo di Luca Foresti sul Sole 24 Ore titola Lavorare è studiare e spiega: "Se un tempo la vita consisteva in due fasi, l’apprendimento e poi il lavoro, oggi la vita consiste in una fase sola: apprendimento e esperienza concreta sempre". E ancora: "Dopo scuola e università, non si ha più nessuna guida e quindi si è costretti a creare un proprio percorso. Ciò che le aziende offrono come apprendimento è solo parziale e spesso non risponde alle esigenze di conoscenza della persona, dove ovviamente ognuno è diverso dall’altro".

In realtà, qualcosa di importante si sta muovendo per gli agenti di commercio, e lo abbiamo raccontato, con alcune interviste agli esperti del settore, rappresentanti e universitari compresi, nell'ultimo numero di V+.

Gli investimenti (come quelli Enasarco) e i nuovi corsi sono occasioni da prendere al volo, ma l'apprendimento continuo, per essere efficace, deve, come la motivazione, partire dall'interno, soprattutto per essere pronti a:

Quali sono gli ostacoli maggiori a un apprendimento continuo ed efficace?

1. Quantità. Siamo sommersi di informazioni, e la prima difficoltà è quella di concentrare anche solo un po' di attenzione su qualcuna di esse. Non resta che selezionare. Che cosa?

In primo luogo, le fonti.

Sapere chi ascoltare o dove leggere informazioni di qualità permette di fare una scrematura consistente e di eliminare molta robaccia.

Non è facile: scegliere i siti e le persone richiede tempo e pazienza. Ma è un "lavoro" che ripaga sempre: createvi una lista, su un foglio di carta o sul computer/telefono, oppure semplicemente fate una bella pulizia delle Pagine su Facebook. Tenete solo i contatti che avete realmente piacere e utilità a vedere scorrere in bacheca. Usate i social come "rassegne stampa" personali: raccoglieranno per voi le notizie. Buttate il resto. E poi imitate la struttura dei "collegamenti" su cui si basa Linkedin: spulciate tra le Pagine collegate a quelle dove avete messo "mi piace", tra i contatti di chi seguite. In questo modo, vi creerete una rete sicura di "informatori", dove saprete di navigare con uno scopo ben preciso: apprendere ciò che vi serve o vi può servire.

2. Qualità. La differenza tra informazioni vere e false non è sempre così marcata: c'è una zona grigia dove si trovano le opinioni, come dicevamo, ma anche notizie date in modo impreciso o tendenziose o poco approfondite.

L'apprendimento in età adulta è anche questo: non prendere per buono tutto quello che ci viene detto. A scuola è una distinzione che non possiamo fare: sperando di trovare insegnanti competenti, non possiamo rifiutarci di usare un certo libro o di non studiare una parte di programma, pena un brutto voto.

Ma come professionisti, abbiamo il diritto (e forse anche il dovere) di discernere, anche di fronte a una lunga lista di corsi di formazione o di libri tecnici o di esperti sui social. La qualità di ciò che impariamo la definiamo anche noi.

Come prima per le fonti, è un processo impegnativo (ma avendo già scelto le fonti, possiamo dire di essere quasi del tutto "protetti" dalle bufale).

Contiamo, poi, che l'apprendimento in età adulta è tentacolare: sui social, ma non solo, veniamo ogni giorno a contatto con altri professionisti che, a loro volta, stanno apprendendo, e che potrebbero essere incappati in una fonte poco attendibile o in una piattaforma di formazione non così "eccellente" come dichiara. E potrebbe consigliarcele. Ci vuole una certa esperienza, e anche una certa pazienza, magari indicando a queste persone lidi migliori...

3. Impersonalità. Internet è una delle più grandi invenzioni della storia, ma tra i difetti ha quello di togliere il contatto personale. Scarichiamo ebook, seguiamo corsi online, e succede di incontrare con meno frequenza esperti o persone che potrebbero saperne più di noi. Cosa cambia, direte voi?

La comodità di questi strumenti rispetto a una lezione in aula (magari a tanti chilometri da casa o dall'ufficio) è indubbia, ma il dialogo resta, ancora oggi, una delle vie più immediate per apprendere. Il dialogo come lo intendevano i filosofi antichi: confutazione, distruzione delle certezze, per arrivare a una verità nuova.

Quanto più ricordiamo di un discorso fatto a voce rispetto alla lettura di un articolo sul web? E quanto può arricchirci un confronto diretto e ben discusso? Dice Foresti: "I conflitti sono i migliori strumenti per mettere in luce la nostra preparazione su un tema e i nostri bias psicologici, i pregiudizi che ci schermano da una reale conoscenza. Quindi, invece di sfuggire i conflitti, chi vuole apprendere continuamente deve imparare ad amarli, abbracciarli e viverli fino in fondo".

Si tratta, a tutti gli effetti, di uno strumento cognitivo, che un adulto ha la capacità di usare correttamente, se ne ha la volontà.

Detto questo, tenete presente che, per la psicologia:

Insomma, più stimoli abbiamo, più ci sforziamo di modificare l'ambiente in cui siamo, più ci muoviamo, anche nello spazio, e più interveniamo direttamente sulle aree del cervello preposte all'apprendimento.

E forse questo ci avvantaggia: a differenza di uno studente, che frequenta tutti i giorni gli stessi luoghi e le stesse persone, noi possiamo variare gli incontri, i contesti, abbiamo ampio margine. Ed è un'opportunità che non tutti hanno.

Lavorare è studiare perché possiamo mettere in pratica il modello di apprendimento che dà più risultati: quello attivo. Che, aggiunto alle letture, alle lezioni, all'ascolto, ci può rendere professionisti davvero completi.

E, come dice Foresti, non abbiamo tante alternative oggi per "sopravvivere" al mondo.