Noi e gli altri


Paolo Ruggeri Paolo Ruggeri

IL LAVORO DURO CHE DOVRESTI FARE

Anche il lavoro duro è cambiato. Consigli alle Pmi per battere la crisi.

 

Lavorare duro è sempre stato sinonimo di crescita economica. Più duro eri disposto a lavorare, migliore sarebbe stata la tua progressione sotto il piano economico. Anni fa, ai tempi dei nostri padri o dei nostri nonni, "lavorare duro" significava "fare fatica fisica". Con l'industrializzazione del nostro Paese, quello che veniva considerato "lavoro duro" era diventato "lavorare tante ore".

Oggi il lavoro duro è cambiato ancora. Non sto dicendo che lavorare tante ore non sia più importante, ma potresti anche passare molte ore in azienda o dai clienti senza fare mai il vero lavoro duro, quello cioè, che ti farà progredire finanziariamente. Il nuovo lavoro duro di oggi è quello emozionale. "Lavorare duro" oggi significa affrontare o fare quelle cose che ti causano difficoltà sul piano emotivo. Significa svolgere quelle attività che non ti piacciono o che continui a cercare di scansare, sbolognare o posticipare; significa affrontare quel socio o collaboratore che sai che non sta performando in modo adeguato o che si è seduto. Significa affrontare le sfide che ti fanno paura; abbandonare quel prodotto o servizio che, lo sai, non avrà più mercato; guardare negli occhi la situazione finanziaria dell'azienda e accettare di ridurre i costi anche se non sarà confortevole.

Lavorare duro, in altre parole, significa affrontare quelle situazioni che ti causano disagio o che, detto tra noi, preferiresti non affrontare. Oppure significa mettersi di buona lena a imparare delle attività che oggi come oggi non sai fare o non ti piacciono, ma ti rendi conto faranno una grande differenza per la tua azienda o per la tua carriera di domani.

Quello è il lavoro duro che dovresti fare. Abbiamo problemi economici perché, semmai, continuiamo a lavorare tante ore, ma evitiamo il lavoro duro. Se vuoi guadagnare, devi ritornare a fare il lavoro duro. 

Quali sono le scelte che stai evitando di fare?

 

Per far crescere l'azienda devi prendere decisioni difficili sotto il piano emotivo

Un'azienda si blocca quando chi sta al vertice inizia ad aver paura di prendere decisioni difficili sotto il piano emotivo. Un'azienda si blocca e smette di crescere quando al suo interno, ma soprattutto alla cima, non ci sono valori condivisi. Per "valori", in questo caso, intendiamo "i principi o le linee guida che vengono adottati per la gestione dell'azienda".

Una situazione di valori contrastanti ha come sua ulteriore conseguenza il calo della motivazione di chi sta al vertice o di chi fino a un po' di tempo prima era il motore dell'azienda. L'imprenditore è sempre lo stesso, ma avendo accettato dei valori che non condivide, inizierà a sentirsi snaturato e smetterà di mettere energia nei progetti futuri. 

 

Nel corso del 2010 e del 2011 ho seguito personalmente circa 120 piccole e medie imprese sul territorio nazionale. Questo ha significato verificare ogni mese l'andamento dei fatturati e degli utili; ogni volta che una delle aziende seguite aveva un deciso incremento del fatturato rispetto all'anno precedente, chiedevo all'imprenditore coinvolto quali fossero, a suo avviso, le cause di un tale incremento. Interpretando ancora meglio i risultati delle interviste e combinando la prima e la seconda risposta, si potrebbe persino affermare che nel 50% delle volte nelle quali i fatturati di un'impresa crescono, il fattore scatenante è il fatto di aver creato, a ogni costo, una condizione di armonia all'interno dell'impresa, o motivando e coinvolgendo le persone affinché sposassero un progetto aziendale o, dove questo non fosse possibile, rimuovendo le persone che continuavano a voler sostenere valori diversi. "Prendere decisioni difficili o che ti fanno paura è alla base della creazione del valore in azienda, ma anche in qualsiasi area del vivere". Non puoi creare valore finché non metti in campo del coraggio.

 

Esci dalla zona di comfort

Alcuni anni fa l'amico e socio Roberto Gorini mi confidò un concetto che mi colpì molto: secondo lui tutti abbiamo una "zona di comfort", vale a dire un'area di operatività o, potremmo anche dire, una serie di attività che sappiamo fare bene e che non ci causano difficoltà emotive o problemi. Gorini sostiene, però, che tu generi valore solamente quando esci dalla tua zona di comfort, mentre se ci rimani all'interno consumi il valore che ti eri creato in precedenza.

Per l'imprenditore la cui azienda "si è bloccata" a causa di valori discordanti al vertice, "creare valore", dunque, significa decidersi ad affrontare le persone che si sono sedute, o che non si assumono la responsabilità, o che remano contro, anche se questo gli causa una certa preoccupazione o un certo timore per le possibili conseguenze."Creare valore" vuol dire ritornare a provare emozioni "forti": parlare in pubblico, suonare i campanelli, superare le Colonne d'Ercole, anche se la paura ci paralizza, lanciarsi in un nuovo progetto, scrivere un libro, osare. Creare valore e uscire dalla zona di comfort vuol dire, soprattutto, essere ancora vivi.

Tutto quello che possiedi oggi, che ha per te un certo valore, proviene unicamente e direttamente dall'aver avuto il coraggio, nel passato, di uscire dalle zone di comfort. "Creare – sostiene Gorini – non è confortevole. È eccitante, entusiasmante, è qualcosa che ti colpisce sotto il piano emozionale". Possiamo dedurre che due sono le emozioni o le sensazioni che dovremmo avere questa sera quando andiamo a letto e che indicherebbero che stiamo generando valore: 

a) eccitazione(non vediamo l’ora che arrivi la mattina perché domani dobbiamo fare una cosa troppo "figa"; 

b) adrenalina (perché sappiamo che abbiamo appena fatto una scelta o compiuto un grande passo che ci fa una certa paura. È simile alla sensazione che prova chi scende in campo prima di un'importante sfida).

 

Qual è l'emozione che stai provando in questo momento? 

Chi non prova ne l'una né l'altra delle due sensazioni di cui sopra è in una zona di comfort, e sta consumando il valore che si era costruito nel passato. Esci dalla zona di comfort e abbi il coraggio di fare "quella scelta". Smetti di raccontarti delle balle. Il momento di fare quella scelta è oggi. Guada il fiume. Ora. Se vuoi creare valore, esci dalla zona di comfort.

 

Torna a metterti le scarpe da ginnastica

Eusebio Gualino, ad di Gessi Spa, sostiene che il mercato pre-Lehman Brothers si poteva paragonare a un grande lago nel quale le imprese andavano tranquillamente a fare "il pieno di acqua" (= il fatturato) in infradito. Il lago era davvero stracolmo. Dopo Lehman Brothers l'acqua nel lago ha cominciato a ritirarsi, poi a scarseggiare, e infine numerosi imprenditori si sono ritrovati di fronte un lago quasi in secca: «Dov'è finita l'acqua?».

«Ma è perché l'acqua non c'è più? – incalza Gualino – No. L'acqua c'è ancora, solo devi smettere di aspettare in riva al lago. Devi toglierti le infradito, mettere le scarpe da ginnastica, risalire la montagna e andare alla fonte». Gualino sostiene che esistono ancora migliaia di aziende che aspettano che i clienti tornino, quando invece non si rendono conto che oggi, se vuoi trovare dei clienti, devi andarteli a cercare. Oggi dobbiamo uscire dalla comodità, e ritornare a ricercare e affrontare la scomodità, lavorare senza una segretaria, tornare a visitare i clienti e, soprattutto, fare le cose che facevamo quando non avevamo i soldi.

Gli imprenditori che hanno sperimentato grandi crescite nel corso del 2010 e del 2011 concordano. Infatti al terzo posto tra le attività che secondo loro hanno maggiormente determinato l'incremento del giro d'affari delle loro imprese collocano: "il titolare che esce dall'azienda e che torna a visitare i clienti", elemento questo che include risposte quali "tornare sul marciapiede", "rimettersi le scarpe da ginnastica", "andare dai clienti", "ritornare a fare il lavoro di sviluppo".

Hai proprio ragione: davanti a te è probabile che ci sia un lago prosciugato, ma è anche vero che se ti metti le scarpe da ginnastica e fai un po' di lavoro di sviluppo, prima o poi le opportunità sul mercato le trovi. A proposito, hai già tirato fuori le tue dalla scarpiera?

 

L'economia del cuore

Il lavoro duro è cambiato. Oggi per creare valore dobbiamo ricercare la scomodità, uscire dalle zone di comfort e prendere decisioni che ci mettono a disagio emotivamente. La creazione del valore ha come suo presupposto il rischio o l'eccitazione per un nuovo progetto. Difficilmente riesci a creare valore se fai sempre le stesse cose poco eccitanti. Quali sono le cose all'interno della tua azienda che non stai affrontando? Quali sono i progetti ambiziosi che continui a posporre? Quali sono le aree, le attività o le persone da cui ti ritiri perché ti causano timore o ti fanno paura? Quali sono le cose che generano in te una grande eccitazione che hai smesso di sentire? Smettila di tamponare o di fare una gestione confortevole: esci dalle tue zone di comfort. Ritorna a inseguire progetti ambiziosi e spazza via chi non te lo permette.

 

Alcuni consigli

  1. Affronta eventuali compromessi o "equilibrismi" all'interno dell'impresa, ricordandoti che, quando ci sono scale di valori contrastanti in un'azienda, questa si blocca, e da lì in poi perde colpi fino a chiudere.
  2. Fai scomfort: è solo quando provi eccitazione o paura che generi valore.
  3. Se ancora non l'hai fatto, rimettiti le scarpe da ginnastica e torna a fare lavoro di sviluppo: ti renderai conto che, se la cerchi davvero, l'acqua alla fine la trovi.
  4. Ritorna a fare le cose che ti causano grande eccitazione positiva, i progetti ambiziosi che cambieranno il mondo.

 

Si è passati dall'economia della fatica fisica (quella dei nostri nonni e delle prime catene di montaggio) all'economia della testa (quella dell'organizzazione aziendale, dei colletti bianchi, del controllo qualità, della logistica e delle risorse umane), per poi arrivare all’economia del cuore. L'economia del cuore è l'economia dell'empatia, della bellezza, dello spirito e delle emozioni. Ma soprattutto è l'economia del coraggio, una caratteristica che non manca a nessuno di noi, e sulla quale, certamente, non siamo inferiori né ai cinesi, né ai tedeschi, né agli americani. Se fai il duro lavoro, puoi vincere.