Pillole


Valeria Tonella Valeria Tonella

Game of thrones, fan service e quella cosa che fa imbestialire il cliente

 

 

Occorre fornire ai nostri clienti ciò che essi vogliono,
non quello che pensiamo noi che essi vogliano.
(Magic Johnson)

Esistono due categorie di sceneggiatori: quelli che fanno “fan service” e quelli che non lo fanno.
Ovviamente stiamo parlando dell’ultima stagione di Game of Thrones, e qualcosa di importante c’è non solo a livello di serie tv, ma di rapporto con il pubblico.

(ATTENZIONE: articolo importante anche per chi non guarda la serie!)


Si parla di “fan service” quando il prodotto, in questo caso cinematografico, non segue più una logica di qualità e coerenza, ma il desiderio di compiacere il fruitore. Anyway. A qualsiasi costo.

Un esempio classico? In un film il lieto fine a tutti i costi, il coronamento dell'amore tra due personaggi per forza. Ecco, il fan service è sempre forzato.

Ora, non so chi di voi sia un fan di GOT, ma senza entrare nella trama perché serve a poco in realtà, diciamo solo che un grande peccato è stato compiuto, forse IL peccato: sottovalutare i consumatori. Credere che avessero bisogno di un certo prodotto audiovisivo, anzi che ne avessero il piacere, e non considerare la realtà di anni di una serie apprezzata per altri motivi.


Vi linko alcune analisi (qui, qui e qui) così se siete appassionati o se vi incuriosisce, capite ancora meglio.


Il punto è: modificare un prodotto – col presupposto di “vendere di più”? Per poco budget? Per scarsa creatività? – e confidare nella approvazione del “pubblico generalista”.
Ahia.


Sapete, l’espressione “pubblico generalista” sembra strizzare l’occhio al concetto “massì, non hanno grandi pretese, diamo loro… il minimo sindacabile”. E ci può stare, per alcuni prodotti. Non per altri. GOT, considerata la serie tv che per eccellenza faceva audience SOLO per le scene hot e quelle violente, ha rivelato di avere, in realtà, molti, moltissimi spettatori attenti alla trama, alla coerenza delle vicende, ai personaggi e alle loro storie.

Stop! Fermi tutti! Siete consapevoli dell'esistenza di questi spettatori?

Nope. A quanto pare.

Essere pregiudizievoli e presumere che il pubblico si accontenterà è un modo di fare business totalmente fallimentare. Non dovremo forse “dare il meglio”, “stupire”, “ricercare l'effetto wow? Sempre e comunque?”

 


Per intenderci:
•    se una serie tv ha avuto successo finora per i colpi di scena ben orchestrati, per l’evoluzione sapiente (e spesso imprevista) dei personaggi, perché (perché!) rinunciare a questo nella stagione finale – che è quella per cui sarai ricordato – e sperare che una fotografia eccellente ed effetti speciali nella media tolgano l’attenzione da un filo narrativo non solo poco chiaro, ma spesso contradditorio, e da dei personaggi che agiscono senza seguire la crescita fatta, la scrittura precedente? “Tanto si accontenteranno”. Tanto ci sono i draghi che volano e sputano fuoco. Tanto.


•    Per quanto un prodotto sia stato in grado di generare “hype” negli anni, non devi smettere di alimentare questo senso di aspettativa. Tutti noi siamo come dei bambini che aspettano di meravigliarsi o di emozionarsi o di incazzarsi, quando guardiamo un film o una serie tv. Non ci accontentiamo di sentimenti tiepidi: se vogliamo ridere, vogliamo ridere fino a stare male. Piangere? A cascate. Le cose “insipide” ci lasciano indifferenti. Di più: ci fanno sentire presi in giro.


•    Il consumatore pretende sempre di più. Ma DEVE farlo. Deve alzarci l’asticella. È bene che sia critico, che ci spinga a evolvere. Altrimenti, nel tempo, potremmo “sederci”, sperando di vivere delle vendite già fatte. Ma dov’è il rischio, l’excitement del business, la spinta verso l’oltre? Quando il cliente smette di pretendere, smette di essere cliente. Quando noi smettiamo di sentirci “sotto esame”, smettiamo di essere uomini e donne di business.