Storie dei lettori


Alessandro  Gutti Alessandro Gutti

ELOGIO DELLA BUONA FORMAZIONE

LE FAMIGERATE "RISORSE" SONO DENTRO DI NOI, MA DOBBIAMO SAPER SCENDERE A CERCARLE

 

Sono solo le 7.26 del mattino, dalla sala al 4° piano musica a 180 decibel, stile anni Novanta, e di lì a poco, il tempo di trovare parcheggio, eccoli i visi spiritati di cinque o sei ventenni che si riversano in strada a fumare, sudaticci e incravattati loro malgrado…

Già, la cravatta… ricordi di quindici anni fa, nello stesso posto, quando nell’era breve della New Economy alcuni loro coetanei davano modo di farsi riconoscere per quei nodi enormi, simboli di un'umanità costretta in improbabili gessati blu che evidenziavano quanto i pantaloni, come le coperte, non siano mai abbastanza lunghi, se non ci sai fare: prima o poi la bolla si sgonfia, e il ricordo triste del calzino chiaro e troppo corto rischia di riemergere ingenerosamente quale simbolo di una generazione intera.

 

Mentre mi accingo ad aprire il portone dell’ufficio, un paio di pensieri. Il primo è che da queste parti, rispetto a quegli anni, si costruiscono meno edifici con i vetri a specchio, e forse questo potrebbe essere un piccolo segnale che anticipa future riscosse. Come se l’edilizia in qualche modo anticipasse (o assecondasse) il desiderio di guardarsi un po’ più dentro, un po’ più attraverso.

 

Il secondo è un piccolo dilemma: dove saranno finiti quei ragazzi, quanti di loro ce l’avranno fatta e saranno magari diventati, oggi, dei bravi direttori vendite? E quanti di loro, invece, avranno trovato la loro via imprenditoriale, la loro vocazione professionale tout-court, il loro personale bandolo della matassa?

 

Salgo le scale, e l’àncora della musica appena ascoltata mi riporta ai sorrisi artificiali che mi è capitato di veder stampati sui volti di certi formatori de ‘noantri; alcuni di loro erano pur persone animate dalle migliori intenzioni e dalla più genuina buona fede; quelli che ho ammirato e ammiro di più sono, tuttavia, quelli che hanno saputo elaborare sistemi e modelli propri, negli ambiti più diversi di questo variegato “settore”.

 

Intravvedo, per un attimo, gli estremi opposti (e non solo una banale questione di approccio): da un lato, una pseudo formazione “fast-food”, che ti propugna “autostima a pressione”, con effetti quasi nulli o comunque di brevissima durata; dall’altro lato, la Formazione, quella vera e di alta qualità, erogata da persone preparate, leader dotati di grande talento e profonda vocazione all’insegnamento; recentemente alcuni di loro ho avuto la fortuna di conoscerli di persona, e alcuni di loro hanno dato vita a quello straordinario laboratorio che è V+.

 

… dentro, e più giù: certo che le famigerate “risorse” sono dentro di noi! Ma occorre imparare ad attivare il processo, saper scendere a cercarle, per scoprirne le magiche potenzialità: tutto questo presuppone un’attitudine attiva, orientata al movimento e all’interazione, e non può certo essere “fruita” o peggio inculcata tramite piccoli o grandi meetings di ipnosi collettiva di terza classe. Da una parte, l’essere spettatori appagati per la breve durata dello spettacolo; dall’altra, la vitale pulsione a migliorar se stessi ogni giorno, a mettersi in gioco, a provare a essere i principali artefici della propria esistenza.

 

In fondo, proprio il ricordo dei passati successi che ce li fa rivivere… e ancor di più il sapore delle risalite dopo gli insuccessi sono quello che ci serve per la maturare la consapevolezza che se ce l’abbiamo fatta in passato, allora possiamo farcela sempre. E il miglior coach possibile è colui che ti insegna “come fare”.

 

Credo davvero che il cammino sia disseminato di ottimi compagni di viaggio, e di validi maestri. Ed è noto quanto sia responsabilità nostra “farci trovare pronti”, affinché essi ci appaiano per quel che sono. Affinché possano esserci di ispirazione nel ridefinire le nostre mappe, e nel trasformare le nostre paure e incertezze in inattese e sorprendenti occasioni.