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Valeria Tonella Valeria Tonella

Che "patata bollente", la rabbia: consigli per non bruciarsi

[Photo by Asa Rodger on Unsplash

La rabbia, quell'emozione che ci fa sentire come se stessimo perdendo il controllo, è una delle energie più potenti che un essere umano riesca a provare. Si "brucia" di rabbia, per dire che il sentimento è come il fuoco e tale divampa. Come un fuoco, però, è difficile da spegnere, sia che - per carattere - siamo irascibili, sia che non lo siamo.

Una cosa, però, l'abbiamo tutti in comune: la rabbia ci fa soffrire. Si pensa che arrabbiarsi faccia bene (sfògati, ci dicono), ma non è così. Essere arrabbiati con qualcuno è come porgergli con la mano una patata bollente. E la mano che si brucia è la nostra. Noi stiamo male. Noi, più degli altri.

1. Che tipo di rabbia provi?

Il primo passo è capire l'origine - e quindi - la natura della rabbia: può essere sintomo di aggressività, che è il caso ritenuto più comune. Ma la rabbia ha tante origini: può nascere dalla frustrazione, quindi da una situazione che non riusciamo a risolvere. Reprimiamo la rabbia fino a scoppiare. A bruciare, appunto. In questo secondo caso, c'è una ferita, anche un dolore, sotto, da curare.

2. Brutto, il rancore

Quando ci sentiamo inadeguati oppure ogni volta che una parola o un gesto ci danno l'idea di essere trattati con poca stima o poco amore, è molto facile che si accenda la rabbia. Che, a questo punto, si stratifica, trasformandosi in rancore. Tutti ne abbiamo una riserva, più o meno consistente.

3. Ma se la reprimi, non ne caverai nulla

Tutto questo non significa che manifestare rabbia sia sbagliato, anzi. Essere arrabbiati è una fase imprenscibile di tutte le relazioni o quasi - almeno di quelle sane. Se non ci si arrabbia mai, non è la relazione onesta che crediamo. Arrabbiamoci piuttosto di tenerci tutto dentro. Arrabbiamoci piuttosto di cadere in depressione o sviluppare inutili sensi di colpa. Il tanto british self control non serve a niente, se non ad aumentare il livello di strati di rancore di cui parlavo sopra.

Sappiate, però, che la rabbia non è mai produttiva, almeno non finché non decidiamo di trarne qualcosa di buono. La si può controllare, anzi, per usare una parola che mi piace di più, la si può incanalare. La rabbia è energia, e dobbiamo capire e poi decidere come usarla.

Dipende tutto dal contesto

Con chi sei arrabbiato o arrabbiato? Con un collega? Con il tuo fidanzato? La manifestazione della rabbia cambierà in base a chi avrai davanti. Potrai sfogarti più apertamente con il secondo, mentre ti consiglio caldamente di trovare parole più pacate con il primo. Ricorda questo: quando ci arrabbiamo, perdiamo il nostro ruolo, qualunque esso sia (moglie, dipendente, figlio...) e restiamo solo delle persone, con le nostre ferite e i nostri istinti. La rabbia mostra la parte più "animalesca", più profonda di noi stessi - e ci allontana dagli altri. Perciò è bene fare un bel respiro e pensare a quello che si dice nei momenti di rabbia e a chi lo si dice. Perché in quei momenti, saremo brutalmente sinceri. E ovviamente ci saranno delle conseguenze.

In generale:

E quindi?

1. Accetta la tua rabbia. Riconosci quello che sta succedendo, anche se ti fa soffire. Non reprimerlo. Niente self control all'inglese.

2. Manifesta la tua rabbia, cambiando tono e modi a seconda di chi hai davanti.

3. Incanala la tua rabbia. Non soffocarla, ma manifestala in modo controllato per non soffrire ma anche per evitare effetti negativi (tipo la fine di una relazione o il licenziamento!)

Se la persona con cui sei arrabbiata non comprende o dimostra apertamente che ha capito le tue ragioni ma le vuole ignorare, be' allora arrabbiarsi non vale più neanche la pena. Allora è il momento di una fase nuova: il menefreghismo. Fregatene e vivi felice.

Fonte: La rabbia delle donne, Monica Morganti, Franco Angeli Editore