Noi e gli altri


Sebastiano Zanolli Sebastiano Zanolli

Amore non corrisposto

QUELLO PER LE VENDITE E I CLIENTI PERFETTI… CHE NON LO SONO MAI.
MA L’INSODDISFAZIONE È UNA “MOLLA”…

"Alla fine di questa giornata rimane ciò che è rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani: l'ansia insaziabile e molteplice dell'essere sempre la stessa persona e un'altra”.
Lo scriveva il portoghese Fernando Pessoa nel Libro dell'inquietudine di Bernardo Soares.

Che il genere umano celi un fondo d’inquietudine è sapere comune.
Siamo tutti diversi, ma tutti spartiamo momenti più o meno lunghi di pensieri e pena, di solitudine e impotenza.
Esistono persone per cui tutto si risolve con un’alzata di spalle e altre per cui tutto ruota attorno a dei desideri insoddisfatti e, in un vortice di ricerca continua e di sforzo e tensione verso l’oggetto di questi desideri, si struggono per una vita intera.
Chi di vendita vive, chi ha scelto consapevolmente questo mestiere lo ha provato e lo prova spesso.
Il gioco scelto è fatto per definizione di desideri inappagati.
Di ambizioni tutte da raggiungere in solitaria.
Di salti nel buio sperando di aggrapparsi a una fune che non vedi.
Di certezze che solo tu puoi darti recitando mantra a volte razionali a volte magici.
Vorremmo tutto come da progetto.
Vorremmo tutto come da disegno, azioni e reazioni previste e risultati rotondi e assoluti.
Fatturati perfetti, margini perfetti, clienti perfetti e felici, mandanti perfetti e felici.

Ma il mondo vero non è così.
È fatto di sudore, lacrime e sangue.
Tutti fluidi che di perfetto hanno solo la composizione chimica, ma che indicano l’imperfezione della nostra esistenza, tesa a migliorare sì, ma attraverso sbagli, errori, cadute.

Il venditore s’immagina scenari maestosi e d’impeccabile bellezza.
Si deve immaginare terre promesse, dove si vivrà senza attrito, e nelle lunghe giornate sulla strada o al telefono si accorge che la meta perfetta è sempre irraggiungibile.
L’angoscia si accompagna al senso di inquietudine, lo struggimento per un amore che non lo corrisponderà mai abbastanza.
Questo il venditore lo nota e, nonostante tutto, tiene duro. Perché sa che solo lì troverebbe pace.

Allora l’inquietudine non è più una nemica, ma una compagna di viaggio, che si palesa quando stai cercando, quando non ti sei dato alternative, quando credi in quello che fai.
È un segnale che stai facendo quello che ti sei proposto, che potrebbe anche non essere la cosa giusta, ma te lo sei ripromesso.
E ti stai giocando tutto.
Anche la pace interiore.
È il desiderio che porta con sé l’inquietudine, e il desiderio in questo mestiere è la molla, la motivazione.
Leva il desiderio per ciò che consideri piacevole e la forza propulsiva, l’energia che ti spinge a percorrere chilometri e a sondare mille contatti si esaurirà in un batter d’occhio.

L’inquietudine non è un male in sé.
L’inquietudine è il sottoprodotto di una decisione.
Credo che sia importante ragionare sulla decisione piuttosto che cercare una cura per l’irrequietezza che la può accompagnare.
Chiedersi se realmente ciò per cui facciamo ciò che facciamo, il desiderio che vogliamo realizzare, la perfezione per cui lottiamo siano davvero così importanti da rimanere un faro, una metà anche quando sappiamo che potremmo non raggiungerla mai.
Se la risposta è “sì”, allora l’inquietudine è un prezzo e anche uno strumento per vivere questa avventura.