Strategie e tecniche


Gianluca Diegoli Gianluca Diegoli

Dal volume N° 36

Adv, cataloghi e icone social: la carta (per vendere) è tua amica

AL TEMPO DEL WEB, SI FA ANCORA PUBBLICITÀ SU CELLULOSA, MA COME?

Una volta ero un giovane anarchico digitale: la carta, i postalmarket, i volantini avrei voluto vederli morti, tutti. Soprattutto quelli che portavano pubblicità.
Mi sono imborghesito. Comincio ad apprezzarla, quando serve e quando è fatta bene. Che oggi significa, più che altro, cercare di integrarla al meglio col digitale.
Ecco alcune idee.

La prima è fuori concorso: mandate cataloghi cartacei ai migliori clienti, se ve lo potete permettere. Con il costo di acquisizione a livelli massimi, incentivare gli acquisti con un supporto che per certi articoli è ancora indubbiamente il sostituto di esperienza più vicino all’oggetto fisico potrebbe essere conveniente.
Poi fate due conti: se chi l’ha ricevuto non compra di più, o l’avete creato male, oppure avete scelto le persone sbagliate. Oppure il vostro cliente non trova giovamento dalla carta (se vendete chiavette USB, è sicuramente il caso. Se vendete borse, forse no). Scrivete che c’è questa possibilità, richiedendola al telefono, sul sito o via sms.

Cos’altro?

1. Nell’uscita cartacea sul quotidiano o sul periodico non serve mettere la URL generica della home, stile shop.brand.com, cioè serve a poco: state dicendo al cliente che vendete online, sai che notizia. Guardate nei giorni di uscita del giornale se gli accessi diretti alla home – non provenienti da altre pagine o motori o social – aumentano. Se non aumentano, forse potreste continuare a leggere i consigli che seguono.
2. Invece, mettete i link diretti ai capi (a tutti!): se c’è qualcosa che può spingere il lettore a superare lo sbatti, non è un generale apprezzamento per voi, ma la curiosità o la volontà di avere un particolare oggetto o capo. Creare una URL corta personalizzata (come la mia gluca.us/qualchecosa) non costa nulla: inserite il codice prodotto e il nome come si trova sullo store online, in modo che nel motore interno possa essere facilmente trovato, soprattutto da sito mobile (avete uno store mobile con un motore di ricerca, vero?) Ah, sì, anche il QR code, almeno per una volta. Poi se non lo userà nessuno, dati alla mano, toglietelo. “Ah! Così si rovina la grafica” dirà il vostro direttore creativo. Spiegategli che non siete il Guggenheim ma una società per azioni.
3. A volte usare i clienti, come testimonial, con le loro vere facce, almeno quelle più belle, può essere interessante come elemento di generazione di coinvolgimento sui social media, e risparmiate il costo dei modelli con le facce di plastica e lo sguardo perso nel vuoto.
4. Le iconcine social che la vostra agenzia paludata alla Mad Men vi propone di default non servono a nulla. Dicono al lettore solamente che siete sui social (accidenti, come siete avanti!) e lo lasciano nell’indifferenza più totale: sarebbe più sorpreso se non ci foste, ormai. Se volete smentirmi, guardate quanti follower nuovi avete nei giorni di uscita della pubblicità, rispetto a quelli medi. Se l’annuncio è invece direttamente collegato a qualche attività in un particolare social, allora mettete in bella evidenza quello, e lasciate perdere i microscopici bollini degli altri.
5. Mai, mai, mai mescolare informazioni ad audience differenti. I vostri rivenditori contattateli via email. Non avete un database business to business? E vabbè, mi arrendo e ciao.