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Valeria Tonella Valeria Tonella

5 lavori "strani" per una donna (e che le donne hanno scelto lo stesso)

Le samurai

La figura del guerriero giapponese più iconica è quella maschile, ma ci furono donne, soprattutto appartenenti alle classi alte, che durante il periodo feudale assunsero il ruolo di protettrici della casa e della famiglia (si chiamavano onna-bugeisha). In tempo di guerra, rimanevano a custodire le proprietà, mentre gli uomini erano lontani, ma ci furono casi anche di donne che si arruolarono. Lottavano con i coltelli (tantōjutsu) o con una lunga lama ricurva che permetteva loro di sopperire alla minor forza fisica (naginata). Quella delle donne samurai fu una breve parentesi nella storia del Giappone, ma, per quanto breve, interessante.


Le "computatrici"
Dopo la Seconda guerra mondiale, con la popolazione maschile mondiale decimata dal conflitto, ci un bisogno estremo di nuove figure professionali in tutti i campi, bisogno a cui risposero le donne di frequente. Un caso che è passato alla storia fu quello delle Eniac Girls: l'Eniac era il primo computer elettronico mai sviluppato secondo il modello del matematico e informatico Alan Turing (cioè la prima macchina di calcolo progenitrice dell'attuale pc). A rispondere alla richiesta di personale per il funzionamento di questo macchinario fu un gruppetto di sei donne: il lavoro informatico veniva quasi considerato un'evoluzione di quello tipico delle impiegate. Di solito, dopo la guerra, le ragazze con competenze matematiche diventavano maestre o insegnanti; ma il programmatore all'epoca veniva considerato troppo un lavoro d'ufficio e troppo poco stimolante. Insomma, alla stregua dei compiti svolti dalle normali segretarie. Perciò prese piede il ruolo della programmatrice: vedi le Eniac Girls, ma anche tantissime altre donne assunte per calcolare la traiettoria dei proiettili d'artiglieria, nei laboratori universitari, dalla marina e dall'esercito.

Le esploratrici

Da Amelia Earhart, prima donna a sorvolare l'oceano, a Laura Dekker, 14 anni e la sua voglia di circumnavigare il mondo diventata documentario, ci sono tante storie di esponenti del "gentil sesso" che hanno "osato" esplorare e viaggiare ai limiti degli orizzonti e degli stereotipi. La Earhart volò tantissimo: da costa a costa negli Usa, sul Pacifico. Sosteneva che "le donne dovrebbero fare per se stesse quello che gli uomini hanno già fatto" e che "quando falliscono, il loro fallimento dev’essere solo una sfida per le altre". Amelia Earhart scomparirà nel nulla durante una spedizione che avrebbe dovuto portarla intorno al mondo; ha lasciato tuttavia un'eredità molto sentita, sia come ispirazione (vedi il suo sito  ameliaearhart.com) sia come cultura di affermazione delle donne, che come stile (rifiutando ogni divisa di stampo femminile, indossò sempre tute che sono diventate un modello per gli aviatori moderni).

Le registe

Non che il cinema sia un mondo "maschilista", ma i nomi di registe donne restano ancora un'eccezione (di solito leggiamo liste dei "film diretti da dieci donne", e non da dieci uomini). Esistono comunque registe famose: Nadine Labaki, libanese, diventata celebre per due film deliziosi e premiati: Caramel e E ora dove andiamo. Il primo, ambientato in un salone di bellezza e parrucchiera di Beirut, è uno sguardo dietro le quinte sulla vita di alcune donne tra integralismo, matrimoni, amanti, scoperta del corpo e della bellezza - il film è stato candidato all'Oscar come Miglior film straniero; il secondo immagina la convivenza in un paese dimenticato da Dio di una comunità cristiana e una musulmana. Saranno le donne (con soluzioni creative, madonne parlanti e donnine di strada) a evitare lo scoppio delle violenze... Con E ora dove andiamo Nadine Labaki ha vinto il Toronto International Film Festivalnel 2011, diventando così un volto orientale noto all'Occidente, "predicando" la convivenza pacifica tra le religioni e sostenendo i progetti di cinematografia e produzione pubblicitaria al femminile (ha lavorato per Coca Cola e combattuto contro gli stereotipi fondamentalisti islamici che non vogliono la donna né davanti a una cinepresa né dietro). Bella e brava!

Le fumettiste

Ammettetelo: se vi dico "fumettista", immaginate un uomo al tavolo da disegno, e non una donna. Eppure quanti lavori encomiabili, divertenti e veramente ben fatti ci sono in circolazione per chi ama il genere: Silvia Ziche e la sua Lucrezia ("trentenne spigolosa, frustrata e con un brutto carattere, ma ancone ironica, sognatrice e, soprattutto, single"); Sarah Andersen creatrice degli Scarabocchi di Sarah (dove "scarabocchi" sta per "disegni di una ragazzetta con i capelli scuri e la frangetta che odia le persone ma ha 760 mila fan su Facebook ed è stata tradotta in 11 lingue); Marjane Satrapi, l'iraniana che disegnato Persepolis, raccontando con umorismo momenti storici non facili del suo Paese. Voleva "ribattere ai pregiudizi sul mio Paese senza essere interrotta", e all'integralismo la Satrapi contrappone una protagonista insofferente delle regole e amante della musica rock.

Ispirato alle tantissime donne, del passato e del presente, raccontate dal sito Soft Revolution