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Dal volume N° 64

Un caso di gruppo Facebook che funziona: Quartieri Solari - Social Network

IN PRATICA: UNA COMMUNITY CHE, ANCHE CON IL LOCKDOWN, HA RAGGIUNTO I 3 MILA ISCRITTI

Di come un piccolo gruppo possa crescere esponenzialmente e diventare una bella realtà, pur rimanendo nell’ambito del locale, “Quartiere Solari - Social Network” è il testimonial perfetto.
Nata cinque anni fa grazie a Stella Bonavolontà che ne è l’amministratrice fin dal primo giorno e ora con quattromila iscritti, la community è diventata di fatto un punto di riferimento/incontro per i residenti, i lavoratori che lo frequentano e le attività che hanno lì la propria sede del quartiere milanese cui è dedicata e in cui si muove.

Le due regole base sono: buon senso e “le opinioni non sono informazioni rilevanti”, insomma niente gattini e cose che stanno bene nelle bacheche personali, obiettivo è la conoscenza delle realtà – e delle persone! – che vivono il quartiere (da qui la definizione “social network”).
 L’idea iniziale di scambio di informazioni si è notevolmente ampliata nel tempo: si sono aggiunte la condivisione di idee, le richieste di consigli, le proposte di attività di ogni genere che possano unire non solo virtualmente i cittadini.

Contando sull’interazione continua fra i suoi membri, “Quartiere Solari – Social Network” è una realtà che, se pur assodata e riconosciuta come una delle più valide che la rete ad oggi offre, è in continua crescita. Una fucina di iniziative che mira non solo alla connessione virtuale ma anche all’incontro reale e alle reali necessità, anche le più insignificanti. Un esempio che vanta innumerevoli tentativi di imitazione (anche fuori Facebook) è il format “Fai amicizia”: scambio di oggetti inutilizzati fra persone che ancora non si conoscono, con l’invito a prendersi assieme il tempo di un caffè.
Un’altra iniziativa è quella della segnalazione spontanea di servizi artigiani e professionali, con presentazioni/recensioni “vere” che nel tempo stanno diventando un database condiviso e auto-aggiornato dagli utenti – con attività prima poco note ora conosciute anche al di fuori dall’area.

La community interagisce con la municipalità, segnalando le criticità del quartiere e le istanze dei cittadini; e interviene con iniziative benefiche molto partecipate. Come la raccolta fondi in pieno lockdown per l’acquisto di tablet da destinare ai pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva per Covid 19, per permettere loro di comunicare con i parenti; e altri tablet e materiali per la realtà che ha accolto in zona i bambini in quarantena o con genitori ospedalizzati.
Ci dice Stella Bonavolontà: “Avevo intuito il potenziale della community ma non ne avevo compreso appieno la forza: il 18 gennaio abbiamo festeggiato i 3.000 iscritti con una merenda a cui hanno partecipato in più di 100 – un numero incredibile di “milanesi imbruttiti” che avevano interagito virtualmente e hanno voluto conoscersi nella vita vera. E poi, nel lockdown, altra sorpresa: quasi 1.000 nuove adesioni tra febbraio e luglio, con una impennata a marzo – un’esplosione di voglia di vicinanza, oltre il vicinato.
Un dato: la maggior parte dei membri è attiva e partecipe, nel periodo metà giugno – metà luglio ci sono state punte dell’87,5%.”
In sintesi, la chiave è: idee ben chiare su cosa debba essere una community, una mano ferma ma gentile nel condurre le discussioni e nel proporre argomenti e iniziative, un solido e proficuo passaparola fra i suoi membri e un’estrema serietà nel gestire il tutto.

Perché questo esempio? Nato come passatempo, QS è ormai un modello riferimento; e presto avrà nuovi strumenti per coinvolgere gli utenti e valorizzare le “loro” eccellenze locali. Nell’attesa, piccolo scoop: il nuovo logo in anteprima su V+.