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Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 17

SMART WATCH, SMART PEOPLE

COME CREARE UN NUOVO SEGMENTO DI MERCATO E UN CASO, INSEGUENDO UN SOGNO E… UN INCONTRO

 

L’orologio ha fatto il suo tempo. Lo smartphone da oggi puoi dimenticarlo in tasca. E’ nato in Italia il primo smartwatch, il nuovo “oggetto del desiderio” che pesa come un orologio e mette al polso tutte le funzioni dello smartphone: per connettersi, parlare, navigare fra infinite app in tutta libertà.

Si tratta di i’m Watch, che a meno di un anno dalla nascita è diventato un caso internazionale ed è la nuova frontiera del Made in Italy: perché è “italiano dentro”, nella tecnologia, oltre che fuori, nel design.  L’italianità del progetto sta molto a cuore ai suoi ideatori, tanto da inserire i colori nazionali nei vari modelli.

Dopo un boom di preordini che ha travolto l’azienda e la necessaria fase di riorganizzazione, oggi i 10.000 pezzi già venduti online sono in consegna; sono stati firmati contratti in 60 Paesi e ci sono richieste per 1.000 negozi monomarca in franchising.

Parliamo con le due “m” del brand (la “i” sta per Italia): Manuel Zanella, 36 anni, ingegnere;  e con Massimiliano Bertolini, 32 anni, architetto con esperienze di marketing internazionale. 

 

Posso immaginare che molta della vostra ispirazione sia venuta dal genio di Steve Jobs. Inevitabilmente le mie domande prenderanno spunto dalle cose che questo uomo straordinario ha fatto e detto. 

La prima è: sentite di avere accolto il suo invito “siate affamati, siate folli”?  In che modo la fame e la follia vi hanno ispirato e guidato in questa impresa ?

Indubbiamente un personaggio come Jobs non può che influenzare giovani come noi in una impresa di questo tipo. Fame di fare qualcosa di straordinariamente innovativo partendo da un’idea e da un grande sogno è dai più considerato impossibile e folle. Come anche il fatto di avere la faccia tosta e la spregiudicatezza di volerla fare anche contravvenendo alle usuali regole di marketing, creando attesa per un prodotto che ancora non esiste, facendo innamorare la gente di una idea prima ancora di un prodotto… Queste sono le cose che hanno contraddistinto il nostro percorso. 

 

 C’è un’altra cosa che Jobs ha detto e che mi sembra voi abbiate accolto e applicato con successo: “l’anima è nel design!”.  E’ vero che siete partiti dal design per poi cercare di riempirlo di tecnologia?

Questo è pienamente vero. Tra due oggetti di pari funzionalità, si è sempre più inclini a scegliere quello più bello, inutile negarlo. Noi ci siamo messi dalla parte del cliente, immaginando cosa gli sarebbe piaciuto indossare e non quale sarebbe stata la migliore scelta da fare per realizzare il nostro smartwatch. Naturalmente non abbiamo subordinato tutte le scelte tecnologiche all’estetica, ma è anche vero che al nostro team di ingegnere e sviluppatori abbiamo detto: “Vedete? Questo è l’involucro che io e Manuel abbiamo disegnato e qui dentro ci deve stare tutta la tecnologia”. Dopotutto la creatività e il design sono caratteristiche nelle quali noi Italiani eccelliamo nel mondo: e dare una grande importanza al lato estetico di i’m Watch ci ha permesso di entrare non solo nel mercato della tecnologia, ma anche in quello dell’orologeria/gioielleria. Il fatto poi di essere interamente made in Italy non può che accrescere questo concetto.

 

L’Italia,  patria del design ma fino a oggi assente dall’offerta dei prodotti tecnologici retail, ha  probabilmente un ruolo importante nel successo di i’m Watch.  Mi sembra che voi diate molto peso all’origine italiana del prodotto.

Come detto prima, il Made in Italy è una delle chiavi del successo di i’m Watch e fin dalla prime fasi di realizzazione è stato il cardine sul quale è poggiato tutto lo sviluppo. Il Made in Italy è un “marchio” di estremo valore che andrebbe tutelato e valorizzato, perché la nostra nazione è custode di un know-how che non ha eguali nel mondo. Soprattutto in questi tempi di crisi, crediamo che questo permetta, almeno in parte, di tener testa a una concorrenza sempre più agguerrita. Noi abbiamo scelto di inserire il nostro tricolore e la scritta “Made in Italy” nel cinturino e nella cassa di i’m Watch, uno stile di marketing poco convenzionale, forse anche autoreferenziale, ma orgogliosamente vero. Questo non fa altro che esaltare la grande manualità italiana che da sempre ci è riconosciuta a livello internazionale.

 

Jobs e Wozniak non ebbero un inizio facile, soprattutto per le difficoltà di finanziamento. A voi da questo punto di vista sta andando meglio, grazie a un incontro che è diventato…“famoso”. Potete ricordarlo per i nostri lettori?

Si, ormai è diventato “famoso” perché Ennio Doris lo racconta spesso e lo paragona al suo incontro con Silvio Berlusconi a Portofino del 1981 dal quale poi è nato Programma Italia (e in seguito Banca Mediolanum). 

Manuel Zanella: Io avevo un sogno imprenditoriale, volevo creare un’azienda tutta mia, “Zeromobile”, che aveva come mission il risparmio sul roaming internazionale. Nel 2005 sono entrato in Banca Mediolanum come promotore e da subito ho raggiunto risultati straordinari.

Per realizzare il mio sogno però mi serviva un investitore e ho cercato quindi in tutti i modi di contattare Ennio Doris per le vie ufficiali della Banca, ma senza successo. Alla fine ho deciso di andare a casa sua, a Tombolo, a suonargli il campanello. E questo per ben tre volte. Alla fine ci siamo incontrati a Milano e nell’ottobre del 2007 il mio sogno si è realizzato e abbiamo creato Zeromobile dove siamo soci al 50%.

Dopo Zeromobile, con Massimiliano nel 2009 abbiamo creato Winezero, il primo vino senza alcol al mondo e nel 2011 i’m Watch.

 

La celebre frase di Steve Jobs che ho citato prima (siate affamati, siate folli) per sua stessa ammissione non era sua, ma l’aveva letta in un catalogo degli anni ‘70. Jobs non si vergognava di copiare. Citava e condivideva la frase di Picasso che aveva detto: “un buon artista copia, un grande artista ruba”. Come vi ponete nei confronti di questo concetto, in particolare nell’uso della tecnologia?

Ormai viviamo in un’era globale, con una grande facilità di accesso a informazioni e nozioni “real time”, quindi  “COPIARE” risulta più semplice. Tra copiare e rubare c’è una grande differenza,  Steve Jobs non a caso parlava di copiare. Nel mondo della tecnologia tutti seguono il leader, il primo. Prima che Jobs creasse l’iPhone tutti erano orientati verso i mini cellulari, ora lo smartphone ha il monopolio del mercato. Per i tablet il discorso è lo stesso. Tutti vanno in una direzione, poi qualcuno con una visione e grande coraggio decide di provare a invertire il senso di marcia e, se ha successo, gli altri se ne accorgono e lo seguono. Nel nostro caso siamo nella posizione di chi è stato “imitato”. Prima che noi creassimo i’m Watch,  nessuno parlava di questa tipologia di prodotti, infatti due anni fa la parola smartwatch non esisteva digitandola su Google. Smartwatch è un neologismo che abbiamo inventato noi. Dopo di noi sono usciti i modelli della Sony e tra poco arriverà Pebble, progetto che su Kickstarter ha raccolto 10 milioni di dollari di finanziamenti. La tanta concorrenza crea il mercato e il primo che parte, solitamente, fa la storia.

 

Il successo arrise a Jobs e Wozniak con una certa gradualità. Ciò consentì loro di costruire l’azienda parallelamente allo sviluppo del business. Ma nel vostro caso il successo è stato immediato. Come riuscite a tener testa alle esigenze organizzative, stando al passo con una richiesta del mercato pressante?

Noi con autoironia diciamo sempre che siamo una start-up dove l’up, per fortuna o purtroppo, è arrivato troppo velocemente. L’ingresso di un manager esperto di organizzazione aziendale ha permesso di rendere meno difficile questo passaggio, ossia da una fase di creatività a una fase di creazione di una vera e propria impresa. Certo non senza momenti complicati… ma un progetto di questo tipo non poteva non averne! Senza dimenticare che le richieste aumentano settimanalmente, e cresceranno sempre più in maniera esponenziale. Ma siamo pronti ad affrontare questa pressione dal mercato.

 

Il nostro magazine V+ è dedicato alla vendita in senso lato. Voi sembrate l’emblema dell’importanza del prodotto che si vende da solo… ma sono sicura che non è solo così. Potete descrivere le principali azioni che avete messo in atto per stabilire una relazione con i potenziali clienti, capace di portarli all’acquisto?

Prima di tutto devi far innamorare le persone del tuo prodotto: e il metodo migliore, oltre naturalmente ad avere un ottimo prodotto, è quello di renderlo noto e visibile in una comunità globale, per far capire al mondo che tu esisti. Quindi l’investimento principale è stato quello della pubblicità online, mezzo di comunicazione straordinario ai tempi nostri come pure blog, siti e i social network. 

Partecipare al CES di Las Vegas a gennaio, che è la fiera-evento di tecnologia più importante al mondo,  è stato il trampolino di lancio per renderci ancor più visibili e creare “rumors” attorno a noi.

Altro key step è stato la creazione di un network distributivo e in poco tempo  abbiamo firmato accordi in circa 60 Paesi per i canali wholesale e retail, ovvero nei negozi. Quest’ultimo canale sarà quello che ci darà i maggiori frutti in futuro, perché permetterà di dare visibilità al prodotto e al fruitore finale di provare e toccare il nostro i’m Watch. Dopotutto, se online la vendita è istintiva, nei negozi la vendita è più calcolata; ma indubbiamente per un prodotto dove la qualità è tutto, farlo vedere e toccare diventa il punto di forza. 

Il programma di franchising è poi il terzo canale, quello minore ma forse di maggior prestigio, in quanto ci consentirà di avere delle vere e proprie “vetrine” nelle migliori città al mondo, da New York a Shanghai, da Bogotà a Dubai. In questo modo si permetterà di coinvolgere l’imprenditore che investe, che diventerà vero e proprio local partner e support della causa i’m Watch contando in un brand di forte appeal e in un prodotto di sicuro successo.

 

i’m Watch è un marchio di proprietà di i’m Watch Spa, detenuta per il 25% da Manuel Zanella, per il 24% da Massimiliano Bertolini e per il restante 50% da H-Equity, società di Ennio Doris.

La combinazione di made in Italy, alta tecnologia  e design ha dato vita al primo smartwatch al mondo che si connette via Bluetooth™ allo smartphone e che consente di avere, a portata di polso attraverso un diplay touchscreeen curvo ad alta definizione, chiamate, messaggi, email, notifiche, musica, agenda, meteo, foto e numerose altre app.

Basato su una versione custom di Android aperta alla community di sviluppatori di app più vasta al mondo, i’m Watch è il primo smartwatch da polso compatibile e sincronizzabile con iPhone.

 

“Un giorno nel futuro voi potrete dire che quel giorno, il giorno del lancio di i’m Watch, voi c’eravate.” (dichiarazione di Ennio Doris ai giornalisti in occasione dell’evento del 18 luglio 2012)