Mestiere della Supervisione


Tullio Miscoria Tullio Miscoria

Dal volume N° 22

PRIMA DI AFFRONTARE IL TUO AVVERSARIO...

... STUDIA ALMENO LE SUE MOSSE. DALL’ULTIMA CAMPAGNA ELETTORALE RICAVIAMO DEGLI INSEGNAMENTI SU COME UN LEADER DOVREBBE (O NON DOVREBBE) ESSERE. SE LI CONOSCI, LI AFFRONTI. E ALLA FINE O LI AMI O LI ODI

 

Durante l’ultima campagna elettorale abbiamo visto i diversi leader politici affrontare, in modo più o meno efficace, interviste e talk show. La satira non ha certo perso l’occasione per mettere a nudo la goffaggine di qualcuno e la poca dimestichezza nel “parlare a braccio” di altri, facendo emergere le differenti abilità dei leader, la loro preparazione e, talvolta, la sudditanza psicologica dei giornalisti.

Ogni politico sa che, per essere eletto, deve dire che cosa intende fare e risultare attraente e convincente: parlano, quindi, di “promesse”, di “contratto” (famoso quello di Berlusconi del 2001) o di “agenda” (che ci riporta a Monti del 2013). Risulta più incisivo chi esprime in modo chiaro e netto il proprio pensiero, a scapito di chi cerca, con le proprie dichiarazioni, di trovare la più ampia e generica condivisione. C’è una bella differenza in termini di impatto tra “Prima il Nord” e “L’Italia Giusta”.

I grandi leader esprimono il loro pensiero senza ambiguità. I sentimenti che ispirano sono molto netti. Come si dice, o li ami o li odi. Ovviamente quello che si promette poi lo si deve fare, e gli elettori americani in questo sono molto severi: per il secondo mandato Obama ha avuto non pochi problemi a spiegare perché quello che aveva promesso non lo ha poi realizzato completamente, e infatti la sua vittoria è stata meno netta della precedente.

I leader che ci mettono il nome

Berlusconi, in questa tornata elettorale, consapevole che contratti e impegni del passato non erano stati pienamente rispettati, si è reso conto della necessità di esporsi in modo quanto mai incisivo per risultare credibile, fino a dichiarare: “Non solo vi prometto che tolgo l’Imu, ma vi restituisco quella pagata… che non mi chiamassi più Silvio se non manterrò l’impegno”. Molti hanno ricevuto una lettera a sua firma con le istruzioni per il rimborso e non pochi si sono presentati agli uffici postali. La promessa ha fatto presa, almeno su un certo target: quello a cui lui ha scritto.

Molti, poi, ricorderanno l’intervista a Berlusconi da parte di Santoro e Travaglio alla trasmissione Servizio pubblico. Il Cavaliere si presenta spavaldo e sicuro nella “tana del lupo”. Si prevede di assistere a un’imboscata da parte dei due giornalisti con domande difficili, numeri imbarazzanti, filmati compromettenti, testi scomodi. Ma le cose vanno in modo un po’ diverso: Berlusconi utilizza una tecnica già sperimentata in precedenza, ascolta con calma le domande, sempre molto articolate, sia dei giornalisti che degli altri presenti, incentrando la sua replica su un solo aspetto della domanda (ovviamente quello più vantaggioso per lui), tralasciando gli altri. In un caso, in particolare, è riuscito a ribaltare completamente i termini del problema, replicando alla domanda “Perché non ha fatto quello che ha promesso?” con “L’attuale normativa sui decreti legge impedisce al premier di realizzare iniziative; sono contento che lei abbia sollevato la questione. Chiedo agli italiani di votarmi per cambiare le regole che impediscono il cambiamento. Io sono l’uomo del cambiamento. Ieri come oggi”. Un’altra accortezza: Berlusconi non interrompe mai chi gli pone una domanda o replica a un suo intervento. In tal modo, quando lui prende la parola, argomenta in modo ampio e articolato e, se qualcuno tenta di controbattere, rivendica il diritto di avere il tempo necessario per spiegare il suo pensiero senza essere interrotto. Così facendo, ancora una volta, evita una risposta secca alla domanda precisa e sposta l’attenzione su quello che interessa a lui. È quello che in termini dialettici si definisce “cambio di scenario”.

Durante le interviste e i talk show, il leader della destra ha sempre espresso le sue idee ribadendo più volte lo stesso concetto o la promessa fatta. Repetita iuvant, dicevano i latini; prima l’efficacia, poi l’eleganza, insegnano oggi gli esperti di comunicazione!

A chi lo contestava sulla concretezza di riuscire ad attuare quanto proposto, Berlusconi ricorreva al “cambio di scenario”, sfidando l’interlocutore con il consueto ritornello: “Ditemi tre proposte dei miei avversari!”.

I leader che sanno spiegare

Monti è indubbiamente bravo nell’eloquio, sa spiegare in modo relativamente semplice e chiaro aspetti complessi di economia alla gente comune (l’appellativo più ricorrente per lui è “professore”, manco a dirsi). Soprattutto si propone sempre pacato e controllato nelle emozioni. Forse troppo, fino a diventare un po’ “british”. Chi ha provato a stuzzicarlo, inducendolo ad aprirsi e a raccontarsi con più naturalezza, lo ha spiazzato. Monti è algido, e anche il cagnolino Trozzy, regalatogli dalla Bignardi durante la puntata delle Invasioni barbariche, se ne è accorto. Il ritmo lento del suo parlare e le frequenti pause mal si combinano con i tempi delle interviste televisive. Spesso il giornalista prende la parola prima ancora che lui abbia completato la risposta. In conclusione: è bravo, arguto ed efficace nella esposizione delle idee, ma manca di scaltrezza e di preparazione quando affronta il confronto televisivo.

I leader che difendono il gruppo

Grillo, invece, la televisione la conosce molto bene, ed è stato attento a tenersi lontano da dibattiti e interviste imponendo ai suoi di fare altrettanto. Qualcuno ha evidenziato un comportamento poco democratico; lui ha ribadito che l’intento era quello di proteggere gli esponenti e il suo movimento da chi avrebbe potuto approfittarsene (i giornalisti italiani, appunto).

È chiaro che è più semplice parlare via web o nelle piazze, eliminando il contraddittorio invece di rispondere alle domande. Molti hanno denunciato l’incoerenza di questo comportamento, subito imitato dagli esponenti del suo movimento. Vedremo che cosa farà quando dovrà (necessariamente) passare “dalla protesta alla proposta”.

I leader “rassicuranti”

Per par condicio esaminiamo ora le abilità comunicazionali e relazionali di Bersani nelle interviste televisive e nel rapporto con i media. La sua immagine è quella di una persona semplice e rassicurante, il vicino di casa che tutti vorremmo avere, il capo scala che riesce a mediare tra le pretese dei tanti condomini del palazzo, e nel tentativo di accontentare tutti e piacere a tutti… non riesce a convincere nessuno!

I concetti da lui espressi sono semplici, ma troppo vaghi per esprimere in modo chiaro una linea precisa. Se da un lato il ricorso alla metafora è apprezzabile, l’eccessivo utilizzo di questo strumento retorico è tediante. Molti ricorderanno l’espressione “non siamo mica mammoletti!”, simpatica e fresca, ma quanti conoscono il significato di questo termine dialettale?

Un’ultima considerazione: chi gli ha suggerito la frase “smacchieremo il giaguaro” e chi è che aveva il dovere di fermarlo e non lo ha fatto? Se c’è un motto che ogni leader ben conosce è: mai dire gatto se non ce lo hai nel sacco! Superstizione o meno, non penso che sia difficile immaginare la reazione dei media, dell’avversario e della pubblica opinione se poi il giaguaro non viene smacchiato!

In conclusione, ci aspettiamo sempre che politici e giornalisti affinino, soprattutto in occasione di una forte esposizione mediatica, la loro preparazione nel parlare in pubblico, le loro abilità comunicazionali, relazionali e negoziali (un po’ di sana “palestra”), come ogni commerciale che, consapevole della rilevanza del ruolo che ricopre, si mantiene anno dopo anno in perfetto allenamento con sessioni di coaching e formazione specifica. Ma talvolta la realtà non è esattamente – e scandalosamente – come ce la prefiguriamo.