Interviste


Valeria Tonella Valeria Tonella

Ospitalità ad alta quota: “dare respiro” ai rifugi di montagna

 

DUILIO BONINSEGNA, TITOLARE E GUIDA ALPINA
«GESTIAMO SOLO PARTE DEI CLIENTI CON LE PRENOTAZIONI.
LA RIAPERTURA? PIENA DI PUNTI DI DOMANDA»

 

Il Pradidali lo raggiungi solo a piedi. E questo è un punto importante della storia che vi racconto. Perché ogni rifugio di montagna ha una sua logistica, una situazione ambientale che cambia il modo di offrire ospitalità.


Il Pradidali è un “custode delle terre alte”, un avamposto prima delle cime: si trova nel cuore delle Pale di San Martino, sulle Dolomiti, a 2.278 metri di altezza. Punto di partenza per le escursioni, e punto di arrivo: «Un rifugio non è un albergo, e al Pradidali ci arrivi solo a piedi. È un rifugio di quelli “veri”, alti. Ci vogliono tre ore a piedi per salire. Se fuori c’è il temporale e un escursionista arriva con la febbre, lo devo lasciare fuori? Se arriva alle dieci di sera, con la nebbia, e magari ha la saturazione bassa solo perché è stanco, devo impedirgli di entrare? Non sono un medico o un infermiere, sono una guida alpina». A parlare è Duilio Boninsegna, titolare e “custode” del Pradidali da 27 anni.

Con l’inizio della fase 2, siamo tutti desiderosi di uscire e prendere aria, e molti sembrano aver riscoperto adesso la bellezza della montagna. Ma non è così semplice. E ad avere bisogno di respiro sono soprattutto quegli imprenditori che ad alta quota ci lavorano.

«Ci esortano ad aprire, per il bene del turismo, ed è giusto (il Cai, Club alpino italiano, ha 774 rifugi e bivacchi sul territorio nazionale, dati aggiornati ad aprile 2020, cui bisogna aggiungere i rifugi privati, ndr). Ma i punti critici sono molti di più rispetto a una normale struttura ricettiva. Ci sono sì, la ristorazione, il pernottamento, ma ci sono anche le emergenze, come è normale in alta quota. Possiamo gestire una parte dei clienti con le prenotazioni, ma non tutti. Abbiamo 60 posti, ma di solito li superiamo con facilità». Duilio è abituato ad aprire le porte del rifugio a metà giugno e a chiuderle a metà ottobre, se la stagione è bella, con due mesi pieni di lavoro tra luglio e agosto. In quei due mesi si dà il tutto per tutto, e ridurre i coperti o i posti nelle camerate non permetterebbe di reggere i costi. Ci sono i normali problemi di approvvigionamento e manutenzione, gli escursionisti da sistemare anche se non hanno telefonato. «Ci sono 60 posti, ma abbiamo sempre trovato spazio per tutti. Adesso però…» Adesso c’è il Covid che mette mille punti di domanda: «Ci confrontiamo con la Provincia (autonoma di Trento, ndr), le organizzazioni alpinistiche, l’Associazione Gestori Rifugi del Trentino. Bisognerà vedere come le nostre esigenze potranno trovare risposta nel rispetto delle indicazioni sanitarie».

Non esiste la “massa”, al Pradidali, anche se quando il meteo promette bene e la stagione è alta, la gente arriva numerosa. Se ad arrivare è invece la pioggia, anche gli escursionisti che non lo avevano previsto si rifugiano lì. Sta tutto nella parola: “rifugio”. «Come fai a mantenere la distanza sociale? L’esperienza del rifugio è per definizione assembramento. Il rifugio è dove ti rifugi, anche in caso di emergenza. Il concetto è quello delle camerate. Il vero rifugio è vicinanza. Nel rifugio la promiscuità è una cosa normale. Quest’anno la promiscuità diventerà un tabù, giustamente eh; però siamo in difficoltà». Sopra i 2 mila metri, tra l’altro, dormire in tenda spesso non è fattibile: basta un colpo di vento, un temporale e la tenda può finire a fondovalle...

Come per tantissime altre attività commerciali, resta inoltre il dubbio del comportamento delle persone. «Non sappiamo come reagiranno alla riapertura. C’è paura, e molti stanno avendo grosse difficoltà economiche. Anche se garantiamo il distanziamento sociale, verranno su? E con che spirito condivideranno gli spazi? Come vivranno il fatto di dormire in una camera dove poche ore prima ha dormito qualcun altro? Possiamo sanificare, ma il sospetto rimane».
Anche la sanificazione è un tasto dolente – non solo per i rifugi: «Servono strumenti, serve personale. Ci vorranno più persone del normale, ed è giusto pagarle. Solo che adesso è difficile programmare questa parte dell’attività».

Duilio Boninsegna è una guida alpina, e quindi glielo domandiamo: quali sono le prospettive per la professione? «Anche qui: boh! Lavoriamo moltissimo con gli stranieri, sia in rifugio che con le escursioni, e non sappiamo cosa succederà a livello di viaggi e superamento dei confini. E poi la stessa domanda: le persone potranno permettersi queste uscite?»

Se l’avvio della fase 2 ha significato confusione per i commercianti, per i gestori di rifugi ancora di più. Le linee guida cambiano velocemente, e si sono già sollevati dei polveroni (un articolo di Repubblica del 18 aprile ha paventato “un’estate senza rifugi in montagna”, un “crack economico”, il “deserto”… causando ovvi malumori).

La volontà di rispondere alla crisi c’è, i gestori ci sono, restano lì, a custodia delle montagne, assieme ai soccorritori e alle guide alpine.

Pochi giorni fa il Cai ha diramato le "Dieci regole per il frequentatore" all'interno del "Piano rifugio sicuro". Per ora sono certi solo la prenotazione obbligatoria e l'uso di dispositivi di sicurezza (mascherina e guanti). Ma le incognite restano (come fare a vietare l'ingresso in strutture ad alta quota come il Pradidali?)


Non resta che aspettare (e sperare).

Sarà possibile programmare le salite, per avere un’idea di chi arriva?

Preparare dei ristori esterni, meteo permettendo?

Insomma, dare respiro a uno dei settori più importanti del turismo italiano?


(L’articolo è aggiornato al 18 maggio 2020, in attesa di migliori notizie!)

UPDATE, 20 maggio:

Approvata la delibera 657 adottata oggi dalla Giunta provinciale che integra, su richiesta dell'Associazione Gestori Rifugi del Trentino, la precedente delibera 656 consentendo anche ai rifugi (codice ATECO 55.20.30) di poter riprendere l'attività per la parte che riguarda la ristorazione e la somministrazione di alimenti e bevande nel rispetto del documento guida elaborato per la ristorazione e i pubblici esercizi.

... di integrare la deliberazione n. 656 del 16 maggio 2020 nel senso di aggiungere, al punto 2) del deliberato dopo le parole "...in cui lo stesso si articola" le seguenti "nonché delle attività di cui al codice ATECO 55.20.30 (Rifugi di montagna) per la parte afferente la ristorazione e la somministrazione di alimenti e bevande e il punto 3) del deliberato dopo le parole"..in cui lo stesso si articola" le seguenti "e del codice 55.20.30 per la parte afferente la ristorazione e la somministrazione di alimenti e bevande”. (fonte: Associazione Rifugi del Trentino)