Mestiere della Supervisione


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Non abbandoniamo la creatività a se stessa

TUTTI ABBIAMO UNA CAPACITÀ INNATA DI “CREARE”
MA, CRESCENDO, SI DETERIORA – E IN AZIENDA ANCORA DI PIÙ

A Milano è in corso il World Business Forum 2015. Ieri, alla prima delle due giornate, ha parlato Ken Robinson, considerato uno dei guru (e provocatori) più all’avanguardia sui temi della creatività, dell’innovazione, dell’eduzione e dello sviluppo delle capacità individuali.


Ha lavorato con gli educatori di diverse parti del mondo, con le migliori aziende (molte della lista Fortune 500) e le più importanti organizzazioni e associazioni culturali.
Il suo messaggio cerca di dimostrare come a livello internazionale i più giovani o quanti impegnati in un percorso di studi non vengano dotati degli strumenti giusti per raggiungere il successo, perché stroncati fin dalla più tenera età nella loro capacità immaginifica.
Il suo progetto consiste nel ripensare le teorie sull’innovazione e sul sapere per sviluppare una “rivoluzione creativa”, che liberi il pieno potenziale delle aziende e delle persone.
Robinson parte dal legame che è sempre esistito tra cultura umana e tecnologia: il fuoco, la ruota, il motore a reazione, la stampa, la televisione… tutte le maggiori innovazioni hanno trovato espressione, nella storia, attraverso degli strumenti e una tecnologia.
«In questa scala dell’evoluzione, la tecnologia digitale ci sta facendo salire di un ulteriore gradino: siamo connessi come mai era successo prima. I dispositivi digitali influenzano il nostro modo di pensare, le cose che pensiamo, il lavoro che facciamo e soprattutto i sentimenti che proviamo gli uni per gli altri. Con la tecnologia abbiamo un rapporto diverso rispetto al passato, e quello che accadrà in futuro è impossibile da prevedere».
Non sappiamo dove questa relazione con la tecnologia ci porterà, perché a causa della tecnologia stiamo vivendo un periodo di per sé rivoluzionario. Dunque come possiamo applicare, a livello educativo, un paradigma standard per tutti?

Viviamo ciò che creiamo
I direttivi delle aziende lottano ogni giorno per creare una cultura aziendale che riesca a gestire un cambiamento di tale portata. Spesso, addirittura, concedere che tra i dipendenti e i collaboratori si inneschi un grado così alto di creatività e sperimentazione – necessario per il successo – può diventare un ostacolo nella conduzione di un organismo commerciale.
In natura (biologicamente parlando) l’essere umano si evolve a un ritmo che è simile a quello degli altri animali, ma culturalmente siamo avanti anni luce, perché «l’uomo crea il mondo in cui vive. Viviamo in un mondo fatto di idee, valori, sentimenti, teorie, filosofie, sistemi. Non viviamo direttamente nel mondo: viviamo in un mondo virtuale, quello che abbiamo creato noi con la nostra mente. Vale per una nazione, per una piccola comunità, per un’azienda. La cultura è ciò che è ammesso e ciò che non lo è».

Talenti sepolti
Solo se creiamo le condizioni per crescere, cresceremo.
«Uno dei compiti dei leader è di dedicarsi allo sviluppo del talento individuale. Le persone hanno spesso molti talenti e non ne sono consapevoli». Il talento può rimanere “sepolto” nel profondo per tanto tempo: deve essere scoperto e portato fuori dai leader, se vogliono essere i fautori di una cultura dell’innovazione e della creatività.
«I leader devono creare le condizioni in cui le persone possano pensare in modo creativo».

E attenzione, perché la creatività non si limita ai lavori cosiddetti “creativi”. Qualsiasi lavoro che richieda l’applicazione della mente è un’opportunità per coltivare creatività.

«Un leader, per essere creativo, non deve avere tutte le idee più brillanti. Deve costruire una cultura nella quale ognuno si senta libero di avere delle idee.
Il pensiero creativo è spesso compito dei gruppi. La diversità degli individui è il cuore dell’innovazione, perché le persone pensano in modo diverso e mettono assieme delle idee partendo da prospettive diverse».

Pensaci: la tua è un’azienda che incoraggia la creatività? Si interessa di prodotti nuovi? Si adatta per generare profitto e sostenibilità? Le idee percorrono tutti i piani dell’azienda, dai più alti ai bassi?

«Abbiamo una visione molto ristretta della creatività. Dobbiamo ancora sfatare molti miti». E questo soprattutto perché la creatività non si limita all’arte: «la creatività non è una semplice aspirazione. È la concezione di come agire».