Interviste


Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 63

Lockdown: diamoci un taglio!

PARRUCCHIERI: LA RIAPERTURA PIÙ ATTESA?


PENSIERI ARRUFFATI, DATI
E UN’INTERVISTA A LUCA COLOMBO (LUCIANO COLOMBO HAIRSTYLING)


L’ultimo taglio e l’ultimo colore datavano al 7 gennaio: quindi allo scoccare del lockdown ero già in una situazione, diciamo così, alquanto “spettinata”.
Sabato 22 maggio, prima settimana della riapertura dei parrucchieri, la selva incolta dei miei anarchici capelli ha ritrovato stile e dignità grazie a una serie di interventi che si potrebbero riassumere con: “tutto”.
Nel frattempo, come milioni di donne italiane avevo sperimentato le fasi dell’horror tricologico, nell’ordine:
1.    dài, non si vede ancora tanto…
2.    vabbè, per fortuna non mi vede nessuno…
3.    aiuto! perché hanno inventato le videocall???
4.    che bello, ci sono le tinte fai-da-te al super!
5.    maledizione, sono finite le tinte fai-da-te al super!
6.    l’inventore dello spray copri-ricrescita: santo subito!
7.    toh, guarda, il tutorial di un parrucchiere…
8.    ok, ci provo da sola: dietro non ci arrivo, ma su zoom non si vede…
9.    be', insomma, dignitoso… potrei anche fare a meno del parrucchiere in futuro?
10.    aiutoooo, gnà faccio più, ok anche alle 6 di mattina, voglio un appuntamento, subito!!!

Ha scritto Giampaolo Videtti su Repubblica: “Non era mai successo, affermazione a prova di archivio bellico: una primavera forzata senza coiffeur e anche genitori, nonni e vecchie zie si sono trasformati in rasta, hippie e punkabbestia.”

LA APP
Con tempismo perfetto è uscita la app di L’Oréal Professionnel “Style My Hair”, che permette di provare una vasta selezione di colori, per vedersi diverse prima di andare in salone e sperimentare look inediti. Un’altra opportunità di fornire un’esperienza al consumatore prima ancora di quella reale, attraverso una interazione con la marca resa possibile dalla Realtà Aumentata.


Una discreta percentuale di donne ha dibattuto via social e via zoom sull’opportunità temporale del lockdown per provare a tornare del proprio colore naturale, anche il bianco, per liberarsi dal rito/obbligo del parrucchiere: con risultati cromatici tendenti all’astrattismo nel breve termine, e scarsa tenacia nei buoni propositi, specialmente nel caso dei capelli bianchi.
Alla riapertura le agende dei parrucchieri, ora vincolate a prenotazioni tassative e a tempi precisi di permanenza in negozio per l’erogazione del servizio, sono esplose: con appuntamenti impossibili in molti saloni fino a metà giugno.
(Come poetava il Faber: “… anche le donne dimostrando la differenza fra idea e azione”).
Nel frattempo, è tutto un fiorire di creatività a base di foulard, cappelli, fermagli, fasce.

Ma, seriamente: qual è stato l’effetto Covid-19 su acconciatori ed estetisti, che secondo i dati Unioncamere), rappresentano la seconda categoria artigianale nel nostro paese?

 

I DATI
L’attività di acconciatori e centri estetici genera un volume di affari che supera i 6 miliardi di euro e impiega oltre 263.000 addetti in 130.000 saloni. Il 90% delle 130.000 imprese è costituito da unità con 2 persone occupate in media, capaci di generare fatturati e margini appena sufficienti a garantire la gestione giornaliera dell’esercizio. (fonte: Cosmetica Italia)
In Lombardia, primo mercato per fatturato complessivo, il volume d’affari supera il miliardo di euro.



Ne abbiamo parlato con Luca Colombo, titolare col padre dello storico atelier di Milano “Luciano Colombo” (ormai un brand, 40 anni di attività, clienti affezionatissime).
È uno sguardo significativo perché rappresenta realtà diverse: il salone “storico” con ben trenta addetti, più un secondo negozio con piccolo team di ex addetti promossi soci-imprenditori aperto a fine 2019, che quindi al momento dello stop stava carburando.



Come vi siete (ri)organizzati in questa situazione che… fa rizzare i capelli?
Le indicazioni su cosa e come di fatto sono arrivate sotto data: quante persone potrò far lavorare contemporaneamente, e come? Quante clienti potrò servire contemporaneamente visto che ci saranno limitazioni negli spazi, e quante nel corso della giornata visto che ci saranno limitazioni nei tempi? Quanti e quali trattamenti/servizi potrò erogare, di conseguenza? (Questo è anche un aspetto strategico!)
Diciamo che per impostare o reimpostare le proposte e l’attività bisogna mediare fra diverse esigenze: quelle dovute, quelle tecniche e quelle di business.

LOCKDOWN: I TREND
I capelli saranno sempre più protagonisti visti i limiti del make-up posti dall’uso delle mascherine.


In sostanza per portaci avanti quello che abbiamo potuto fare è stato iniziare a prepararci ipotizzando il necessario – anche confortati dai segnali ricevuti dalle clienti durante il lockdown: siamo stati molto attivi sui social per comunicare positività e offrire consigli anche personalizzati, poi abbiamo attivato un servizio di home delivery così le clienti non hanno dovuto fare esperimenti con prodotti a caso bensì hanno potuto contare su kit preparati sulla base delle schede personali. E quando abbiamo comunicato che avremmo aperto a breve le prenotazioni la risposta è stata immediata.
Avendo una bella squadra abbiamo potuto cogliere l’opportunità delle aperture dilatate: quindi ora siamo aperti 12 ore al giorno con gli addetti ripartiti in due turni di 6 ore, per 6 giorni alla settimana. Tutto il personale è formato e superattento nel seguire scrupolosamente le nuove procedure.
Va da sé che l’atelier storico ha le spalle più larghe, anche se ci sarà comunque un impatto perché una chiusura ha comportato  costi; mentre il nuovo negozio si è trovato più esposto.

Cosa è cambiato nell’esperienza in salone – per voi e per le clienti?
Inevitabilmente si è persa (almeno per come la viviamo in questa primissima fase) una parte della componente di puro piacere, di “coccola”: ora più riesci a mantenere la cliente in sicurezza, meglio è.
Una cosa che si nota subito è lo spazio: con le postazioni occupate una sì e una no e gli addetti suddivisi nettamente in due turni, il confronto con un giorno qualsiasi di “prima” è straniante. Anche se paradossalmente per le clienti c’è maggiore tranquillità e avere un appuntamento preparato (i trattamenti si valutano già al momento della prenotazione telefonica obbligatoria) e con tempi più scaglionati può significare anche un servizio ancora più consulenziale.
Poi certo ci sono nuovi gesti e nuove abitudini da acquisire: non potendo più attendere all’interno bisogna… riscoprire la puntualità. Niente più riviste, all’accoglienza la temperatura anziché la stretta di mano o anche un abbraccio… Ecco: salutarsi senza il sorriso e senza sfiorarsi - noi con mascherina, visiera e guanti e le clienti con mascherina, vestaglietta e mantellina monouso – non è “naturale”, non è da noi. Certo, si sorride anche con la voce e con gli occhi: e forse si rivela ancora di più.



Sì, in effetti è stato strano farci una foto ricordo staccati e bardati!
(Spoiler: la “direttora” è fedele cliente, la sua ciocca blu “marchio di fabbrica” è opera di Paola, tecnica del colore.)

Quanto pensi che durerà questa modalità in sicurezza e rassicurante?
Credo che questo piano lavorativo, tutto su appuntamento e meno appuntamenti, durerà a lungo. Anche fino a fine anno – e non sai quanto spero di sbagliarmi.