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Come faccio a fare pubblicità online se me la bloccano?

Sono 21,8 i miliardi che nel 2015 la pubblicità online ha perso "per colpa" dei meccanismi di blocco adv.

Hanno fatto il calcolo Adobe e PageFair, nel report The cost of ad blocking.

Ogni utente che sappia smanettare un po' su internet sa che, attraverso programmi come AdBlock (il più famoso), può evitare di vedersi interrompere video e gallerie di immagini da messaggi commerciali non cliccati, perciò non voluti. Messaggi che il più delle volte costringono a interrompere la lettura di un articolo o rallentano l'apertura di un sito (i tecnici dicono fino a quattro volte).

Nel 2010 a usare AdBlock erano circa 21 milioni di navigatori. A fine 2014 sono arrivati ai 181 milioni. E a giugno 2015 ne sono stati contati 198 milioni.

Con questi numeri, si hanno degli effetti spaventosi sulle entrate soprattutto dell'editoria online, che grazie a quelle entrate potrebbero offrire contenuti di maggiore qualità, anche gratuiti.

Allo stesso tempo, non è giusto che un utente venga bombardato di banner pubblicitari difficili persino da chiudere, a volte...

Il Guardian, per esempio, ha tentato di informare i lettori muniti di ad blocker che avrebbero potuto sostenere la testata attraverso l'abbonamento... i lettori, tuttavia, hanno fatto orecchie da mercante, continuando a bloccare le inserzioni e a non abbonarsi.

Gli editori rispondono spostandosi su piattaforme come Facebook, saturando le app degli smartphone o pagando dei sistemi per aggirare i blocchi adv - sistemi che, però, si arrogano il diritto di decidere quali annunci far passare, perché di qualità, e quali no.

La questione è di proporzioni più grandi di quelle che immaginiamo.

Apple, da parte sua, ha fatto una mossa che è passata quasi inosservata. Quasi. Ha dato il via libera agli utenti iOs perché scarichino programmi di blocco e contemporaneamente ha lanciato Apple News, un'applicazione di diffusione delle notizie in collaborazione con le maggiori testate del pianeta.

Come spiega PrismoMag: "Apple impedisce a Google di mostrare i suoi annunci, aprendo agli ad blocker su iPhone e iPad, e contestualmente lancia Apple News, mostrandosi così come una sorta di salvatore della patria per gli editori. Tra i due litiganti, spunta il terzo, quello che gode: Facebook. Che approfitta delle schermaglie per rafforzare il suo ruolo di distributore principe delle news e diventare sempre più strategico per gli editori grazie a Instant Articles".

Ed è paradossale perché, se c'è qualcuno che più di altri si nutre dei nostri dati, quel qualcuno è proprio Facebook. E tra le ragioni per cui agli utenti non piacciono le inserzioni online c'è anche la sensazione di essere violati nella privacy.

Ragioni per iniziare a usare un sistema di ad blocking: "Sento che i miei dati personali possono venir usati per personalizzare le pubblicità". "La quantità delle pubblicità è aumentata". "Il marketing delle aziende non crea adv con un pubblico ben definito".