Pillole


Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 72

Collaboriamo troppo? Eh sì (ed è successo anche a te)

Collaboriamo troppo. È la conclusione a cui è arrivato Rob Cross, collaboratore dell’ Harvard Business Review e autore del libro Beyond Collaboration Overload. “Collaboration overload” sta proprio per “sovraccarico da collaborazione”.

Ma come? Collaborare non è una cosa buona? Nì.

È vero che, senza collaborazione, diventeremmo dei solitari arrivisti divorati dallo stress, ma c’è da dire che la collaborazione ha molti effetti collaterali.

So già che avete in mente il primo: le email. Quando sento professionisti e imprenditori che “mi sono preso la mattinata per controllare le email”, prima mi chiedo quante email possano mai avere nella Inbox, e poi: ma servivano tutte?

Altro effetto collaterale: i report. Ah, i report. Mettere per forza per iscritto quello che ci si è detto in riunione (ma ognuno non potrebbe prendere appunti?) o ogni minimo risultato sul web, nelle vendite… Badate, il report, come strumento di analisi, è utilissimo, ma tutti quelli che scriviamo (o facciamo scrivere) sono tutti indispensabili?

E non nomino neanche le riunioni, adesso sostituite con molta facilità dai meeting online, che bisogna fare, altrimenti quel problema non può essere in nessun modo risolto…

La collaborazione diventa controproducente, quando più che a un lavoro svolto da più persone allineate negli obiettivi, si delinea come una serie di attività collaterali che hanno poco a che fare con il risultato (ma “abbiamo sempre fatto così”). Rob Cross individua alcune delle cause più comuni del “sovraccarico da collaborazione” – e alcune lasciano basiti.


Ci dedichiamo ad attività tipiche di una collaborazione “spicciola” (troppe email, riunioni inutili) perché sono anche quelle più facili, richiedono poco impegno, ma dimostrano che siamo operativi, o almeno così pensiamo. Vogliamo sentirci dire che “lavoriamo tanto”, e allora inviamo email a profusione, mettiamo tutti in copia o fissiamo call con velocità incredibile, riempiendo i calendari senza neanche sapere perché. Il tutto perché vogliamo renderci utili, e se capita, anche sentirci dire bravi. Il più delle volte non succede, perché l’unico risultato è che con questo sovraccarico da collaborazione… sovraccarichiamo gli altri (di nuovo, pensate se tutte le email che inviate siano utili o vadano solo ad appesantire le altrui caselle di posta).


Alla ricerca di un qualche “status” o riconoscimento, ci inseriamo (spesso a caso) nelle discussioni, negli scambi di messaggi in team, perché vogliamo dimostrare di “saperne” e di essere “esperti di” – quando, invece, la cosa migliore sarebbe intervenire solo quando abbiamo davvero qualcosa di prezioso da aggiungere alla conversazione o a un progetto.

Rischiamo di peccare di troppa collaborazione anche quando abbiamo paura che ci additino come persone pigre e vogliamo dimostrare di essere reattivi, quando vogliamo dimostrare di avere ragione su una questione (e allora raccogliamo dati, stiliamo liste, scriviamo report), o quando il progetto che abbiamo creato noi adesso viene condiviso da altri, e abbiamo paura di perderne il controllo. Allora chiediamo più dati, più analisi, più aggiornamenti, consumando il tempo e la pazienza di chi vorrebbe solo fare il suo lavoro.

Insomma, se cercate bene, troverete almeno un’occasione in cui avete esagerato, “collaborando troppo”. Ripensateci, e tornate sui vostri passi: less is more. Sempre. Manda giù questa pillola con… un momento di sano confronto con i tuoi colleghi. Il prima possibile!