Interviste


Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 70

Che valore ha la sostenibilità? Intervista a Gabriele Giacoma, Assiteca

NON C’È NUOVA CRESCITA SENZA BUONA STRATEGIA
V+ NE PARLA CON GABRIELE GIACOMA, AD ASSITECA

“Promuovendo la prevenzione e la protezione, da sempre poniamo le necessità dell’uomo al centro del nostro business”.
La sintesi di tutto sarebbe già in questo incipit. Ma Gabriele Giacoma, AD del più grande Gruppo italiano nella gestione dei rischi d’impresa e nel brokeraggio assicurativo, nell’ora di intervista concessa a V+ ha raccontato il mondo che in ASSITECA sta dietro a una “semplice” affermazione.

Ma partiamo da una premessa: cos’è la sostenibilità e perché è un impegno nell’interesse delle aziende?

Sostenibilità: c’è un mondo dentro
Dal latino "sustinere": sostenere, difendere, prendersi cura. Il concetto nasce negli anni Settanta, ma si radica nel 1987 nell’incontro della Commissione mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo dell’ONU. Il Rapporto Brundtland (o Our Common Future) definisce per la prima volta il concetto di sviluppo sostenibile come un sistema “che assicura la soddisfazione dei bisogni della generazione attuale, senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni future”.
Del 2015 è poi la definizione dei Substainable Development Goals (SDG) cioè i 17 obiettivi comuni stilati dall’ONU per rispondere in modo attivo con politiche economiche e sociali alla questione ambientale, entro il 2030. In pratica, ogni Paese deve attuare una propria strategia di sviluppo sostenibile, rispettando uguali obiettivi, pur partendo da presupposti economici e sociali diversi. E dovrà essere stilata una rendicontazione che tocca la società per intero: dalle imprese al pubblico, dalla realtà civile a quella filantropica, università, ricerca, cultura…

Le sostenibilità… sono tre: ambientale, sociale, economica. Si parla molto della prima, ma il concetto – e il cambiamento che comporta – di fatto è raffigurabile come tre cerchi concatenati: tutti i livelli sono interdipendenti. Economia e ambiente, ambiente e sociale, sociale ed economia… i pesi possono cambiare, ma tutti gli aspetti sono correlati. Oggi poi c’è in agenda il principio della cultura come quarto parametro dello sviluppo sostenibile.
Come dice la Treccani: “Un ecosistema in equilibrio è implicitamente sostenibile; inoltre, maggiore è la sua stabilità, maggiori sono le sue capacità di autoregolazione rispetto a fattori interni, e soprattutto esterni, che tendono ad alterarne lo stato di equilibrio”.

Sì, tutte cose bellissime, ma: come si misurano? Vista l’ampiezza dei temi, effettivamente la questione della misurazione dell’efficacia degli interventi non è semplice. Per questo già dagli anni Novanta sono stati messi a punto indicatori di sostenibilità ambientale riconosciuti a livello internazionale. Parliamo ad esempio di indicatori descrittivi, di prestazione o efficacia, di efficienza e di benessere complessivo.
E con gli indicatori si può vedere concretamente il valore di quanto fatto.

Eccoci allora alla visione di Gabriele Giacoma, AD Assiteca.


Brutalmente: perché e quanto contano o dovrebbero contare in azienda i principi della sostenibilità?
I principi di cui parliamo sono quelli indicati in accezione più ampia con l’acronimo inglese ESG, cioè: Environment, ambiente, di cui spesso si parla; Social e Governance – altrettanto cruciali! Nella S e nella G, infatti, ci sono i fondamentali per costruire i principi di governo e crescita che oggi non possono non essere messi come punti prioritari in azienda, anche dal punto di vista organizzativo.
I temi di strategia e di governance sono alla base dell’essere e del restare competitivi, soprattutto per affrontare i rischi legati all’internazionalizzazione ma non solo. C’è una tematica legata al tessuto italiano viste le dimensioni medie delle nostre imprese, spesso anzi piccole.
Nel Social c’è tutto il discorso delle persone, le “risorse umane” aziendali ma non solo: parliamo di tutti gli stakeholder. In azienda, ad esempio, si tratta sicuramente di aumentare la formazione, ma anche di clima interno, work-life balance, pari opportunità…
Per quanto riguarda la Governance, ci sono aspetti di etica e di compliance, oltre che di management. La Governance aziendale è fatta di persone, processi e strategie, e capacità di perseguirle e monitorarle.

Come integrare l’ESG alla strategia “classica”? Per una PMI può non essere semplice…
Una strategia ESG ha sue regole, ma alla base c’è una strategia aziendale. Punto.
Vede, questi temi hanno il pregio di far emergere elementi fondanti per il percorso strategico di crescita. Oltre l’ambientale, il tema è più ampio: i principi ESG sono strettamente correlati a elementi di base di sana gestione e pianificazione aziendale, e in questo momento si inseriscono in maniera armonica.
I momenti di discontinuità, come quello attuale in cui assistiamo a concentrazioni e si alza la soglia della dimensione media degli operatori in più settori, creano fortissime accelerazioni. Chi resta piccolo, non resiste. La somma di strategia più strategia moltiplica le potenzialità.

Cosa potrebbe costituire un incentivo per iniziare il percorso? Intendo come motivazione anche pragmatica…
I buoni motivi sono tanti, a partire ad esempio dalla semplice constatazione che oggi la finanza (le banche così come i fondi di private equity) sta fortemente limitando investimenti in aziende senza chiare strategie ESG. Anche in termini di due diligence, si procede in questa logica.
Per le aziende quotate esiste una regolamentazione, e si parla di estendere l’obbligatorietà. Poi c’è il fatto che le “big company” richiedano ormai la rispondenza ai criteri di sostenibilità anche alle aziende della loro supply chain. Di fatto si va da obbligo a standard. Potremmo dire che senza sostenibilità non c’è strategia e senza strategia non c’è crescita, solo sopravvivenza.

Quali sono benefici non intuitivi nella applicazione dei criteri di sostenibilità?
Potrei citare la prevenzione dei rischi emergenti, perché quando si opera con criteri ESG emergono nuovi segmenti di responsabilità.
E anche il fatto reputazionale: oggi ogni informazione mal gestita legata ai temi ESG può esporre l’azienda a importanti danni di immagine che portano alla perdita di credibilità e quindi di quote di mercato.
Comunque, guardi: il mio ruolo mi impone di guardare sempre ai numeri, e i numeri, anche se silenziosi, parlano. Quando li si incrocia, risulta evidente che quelli delle organizzazioni con una chiara strategia ESG sono decisamente migliori.

Ha scritto Alessandro Baricco: “Come in un racconto di Philip K. Dick, s’è formata una crepa temporale e lì dentro abbiamo vissuto cinque anni in uno. Dunque, vorrei avvertirvi, siamo nel 2025”. Siamo nel 2025?
Sul fronte del digitale e di tanti comportamenti e abitudini direi di sì. Per quanto riguarda le aziende, in questa fase di ripresa post-pandemia vedo molto desiderio di mettersi in discussione, di discontinuità, come se le aziende avessero dovuto “guardarsi dentro”, ripensarsi… Credo che ripartiremo con logiche diverse da due anni fa!
Intanto ormai siamo passati da un sistema Paese a un sistema regione, dove per regione si intende però l’Europa – con le sue regole, i suoi costi e le sue opportunità.
Ci sono il privato, il pubblico e la finanza che investiranno di più su aziende con piani. Poi citerei il mondo associativo, che si sta ritagliando un ruolo per fare cultura e nella creazione di indicazioni per nuovi modelli di gestione e organizzazione d’impresa.
Insomma, sì: la discontinuità genera accelerazioni.

È vero che forse le persone hanno vissuto un’accelerazione davvero impensabile, proprio sul fronte del quotidiano – vita e lavoro. Per e-commerce e pagamenti digitali siamo davvero schizzati al 2025! Ma è tutto “wow!” o qualche effetto del lockdown e del remoto non sarà alla lunga sostenibile?
Intanto, va detto: l’home working non è tutto “smart”. Però ha portato tutti a ragionare: in tempi normali di “business as usual” magari su questi temi non avremmo ragionato ancora… Personalmente nel dilemma presenza o remoto direi che… in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo. Prendiamo la crescita delle competenze, la capacità di negoziazione, il team working, la cultura d’impresa: per le figure professionali di esperienza è tutto gestibile, ma i giovani nuovi assunti cosa imparerebbero lavorando solo da casa?
Credo che ogni settore dovrà interpretare un proprio modello, e ogni azienda dovrà capire quali tipi di servizi erogare, e come. Perché non sono tutte uguali: anche a parità di azienda, ad esempio, la seniority ha il suo valore – e potrebbe essere di aiuto per la formazione delle nuove generazioni.

Sarebbe facile concentrare gli uffici! Ma c’è il tema della relazione, con i collaboratori, certo, ma anche con i clienti. Ad esempio: ASSITECA per certi aspetti è una anomalia organizzativa, nell’era digitale abbiamo venti uffici sul territorio. Ma mettere tutto e tutti dietro uno schermo non rispetta la filosofia fondante che resta la costruzione di una relazione. La presenza, nel senso proprio della vicinanza, continuerà ad avere valore.

In conclusione: c’è un modello di strategia sostenibile per la ripresa e la crescita delle PMI?
Non credo in un modello standard ma in un modello dinamico, customizzato e adattabile velocemente al contesto esterno.
Alla fine la regola chiave… sono quattro:
1.    identificare – i problemi, le esigenze;
2.    misurare – con i sistemi e i criteri giusti;
3.    pianificare – tutte le azioni;
4.    monitorare – di continuo.

Ed è più facile portare dinamicità in un’azienda piccolina rispetto alle “istituzioni”, in cui spesso i contesti interni remano contro l’innovazione.

 

Il primo Bilancio Sociale di ASSITECA è del 2003 ed è stato l’avvio di un percorso che ha portato alla pubblicazione del primo Report di Sostenibilità nel 2018. Significa voler integrare la sostenibilità nelle proprie strategie: sulla base della nuova analisi di materialità, nel Report 2020 sono stati definiti gli obiettivi da conseguire sul piano operativo, ambientale e sociale per lo sviluppo di un business sempre più consapevole, capace di creare un valore condiviso per tutti gli stakeholder.

Il report, che presenta gli highlight economici, sociali e ambientali, alcuni dei principali KPI e gli obiettivi negli ambiti Strategy & Governance, Social, Environment sui quali la società sarà impegnata nei prossimi anni, è sfogliabile e scaricabile a questa pagina del sito.

“Questo Report racconta in particolare l’impegno di ASSITECA nell’assistere le aziende clienti e l’attenzione rivolta a garantire la sicurezza dei propri lavoratori in un periodo caratterizzato dalla pandemia.”
(Luciano Lucca, Presidente e Fondatore)