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Associazione editori: i professionisti non leggono più

"La classe dirigente, politica ma non solo, non sa cos'è un libro perché non legge nemmeno un libro all’anno: è così per il 39,1% dei dirigenti e professionisti italiani (contro il 17% di francesi e spagnoli)".

Chi parla è Federico Motta, presidente dell'Associazione italiana editori, durante la presentazione a Francoforte del "Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2015" a cura dell’Ufficio studi Aie.

Dirigenti e professionisti italiani: Motta si lancia contro una categoria precisa di lavoratori, e stiamo parlando quasi della metà di loro, secondo lo studio.

Qui tutti gli altri dati di vendita dal mercato editoriale italiano.

Ma a questo punto ci chiediamo: è proprio vero?

E giriamo la domanda a voi: quanto leggete? Perché leggete? O perché non leggete?

Si parla molto di storie e storytelling ma, prima di raccontarle, le storie non bisognerebbe leggerle?

Sul sito di Fondazione Pirelli è uscito, qualche tempo fa, l'articolo Ecco perché un buon libro aiuta il manager e l'impresa a crescere meglio.

Non solo libri di management, dunque, o casi di studio: anche un romanzo è un'ottima fonte di sentimenti, regole e ispirazione. Perché, come dice in questo articolo Ivan Lo Bello, oggi presidente di Unioncamere, “capire l’uomo, i suoi difetti, le sue passioni è assolutamente indispensabile per chi fa impresa. E la letteratura è tra i migliori strumenti disponibili per riuscirci".
E ancora: "Ogni crisi ha un libro per cercare di venirne fuori. Più esattamente: quasi ogni crisi, tranne quella della non lettura. Che non è solo una crisi. Ma una terribile scelta di povertà.

Leggere per credere.

 

Leggere, come io l'intendo, vuol dire profondamente pensare. (Vittorio Alfieri)

Chi si dedica a letture occasionali, raramente possiede una cultura molto rigorosa. (Arthur Conan Doyle)

Leggo per legittima difesa. (Woody Allen)