Lifestyle


Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 53

Apple, Starbucks: il punto vendita è punto a capo

 

A MILANO I NEGOZI DIVENTANO PUNTI DI VICINATO E VICINANZA.
ECCO I TREND CHE “RACCONTANO” IL CAMBIAMENTO DEI CONSUMATORI


Di alcune cose che accadono a Milano parlano tutti, e tutti media. La città modaiola e stakanovista del “milanese imbruttito” è stata il punto di riferimento di tanti mercati e trend e ora, dopo l’accelerazione sesquipedale data da Expo (finalmente riconosciuta anche dai più ostinati), quello che accade qui è quello che accadrà.
Anche sul fronte commerciale. Anzi, sui fronti: perché l’estate 2018 consegna a questa città evidenze tangibili per due attori apparentemente l’un contro l’altro armati, i piccoli negozi di prossimità e i grandi Store globali. Sarebbe facile dire che “c’è spazio per tutti”: la crisi c’è per molti. È che sembra esserci più che altro, così come in altri settori, per le proposte intermedie, sia come offerta che come dimensioni, e senza una specificità (di prodotto, di servizio, soprattutto di esperienza).


Nel fare la spesa si va meno al supermercatone al neon e si torna al mercato e al punto sotto casa per alcune cose, ma si sperimenta l’online e la consegna per altre; e per una pausa al volo si va al bar sotto l’ufficio per un espresso in piedi, poi ci si spalma tre ore con laptop e amici nel grande spazio iperconnesso.
Milano sembra confermarci questo: ci sono momenti d’uso e di condivisione diversi, con un pubblico per tutti quelli che sanno proporre un’esperienza di qualità.
Nel terzo millennio, o per i Millennial, forse non vale più il detto latino secondo cui la virtù sta nel mezzo. Neanche più nel lavoro in generale peraltro, non solo nel commercio…

PICCOLO È (DI NUOVO) BELLO
Dai dati diffusi a metà settembre dalla Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi, si evince una sostanziale stabilità, con un calo dei negozi dopo la crisi del 2012 e una ripresa post Expo. Il tipo di negozi più diffuso è quello dei minimarket alimentari, cresciuti del 33,1% anche grazie alle molte nuove insegne etniche; aumentano i punti specializzati solo in cibo, come le salumerie (+125%!) e le botteghe di frutta e verdura fresca. A registrare segni anche molto positivi sono poi i negozi di telefonia e computer, bigiotteria e artigianato, fiori e piante, giocattoli, tabaccherie (per le sigarette elettroniche?), articoli sportivi e per il tempo libero e biciclette. Invece a soffrire sono i settori in cui l’e-commerce ha avuto maggiore espansione: abbigliamento, pelletteria, articoli e biancheria per la casa – oltre che libri e giornali.

La fotografia sembra dire che il commercio milanese si sta orientando sempre più verso i nuovi bisogni dei territori, che si tratti di centro o di periferie: la dimensione sociale insomma si affianca a quella online, e i negozi di vicinato o specializzati conservano – anzi, recuperano – la vocazione di “vicinanza” ai clienti.

GRANDE COME UNA PIAZZA
All’opposto si gioca la sfida dei grandi, anzi grandissimi nuovi luoghi di incontro a Milano, perché a mio avviso sarebbe non riduttivo ma davvero impossibile chiamare “punti vendita” le nuove realtà di Cupertino e Seattle.
Nel caso di Apple e Stabucks anche di vere piazze si tratta: per dimensioni all’interno, ma anche per le azioni di riqualificazione e socializzazione degli spazi pubblici fatte dalle due aziende, in accordo con le istituzioni locali.



L'ingresso del nuovo store milanese di Apple

 

Per la sola prima apertura milanese Starbucks ha creato 300 nuovi posti di lavoro

SAPEVI CHE...?

La direttora ha visitato entrambi gli store: ha partecipato a dei workshop e fotografato gli interni. Vuoi fare questo viaggio e scoprire qualcosa di più? Ordina il nuovo numero di V+ qui, dove trovi l'articolo completo, oppure sempre qui.