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Maria Bietolini Maria Bietolini

Dal volume N° 64

Viaggiare da professionisti: prontuario per bipedi in volo

In pochi periodi della nostra vita come in questo storico 2020 ci siamo sentiti così… a terra. E ci rimarremo letteralmente, visto che la situazione mondiale ancora per lungo tempo vedrà gli spostamenti in aereo ridotto in buona parte ridotti dalle limitazioni sanitarie, e in buona parte dai nostri limiti psicologici. Ammettiamolo: con i nuovi controlli e i nuovi vincoli, la sicurezza magari c’è, ma la voglia…
Ma nonostante tutto, che sia per vacanza che per lavoro prima o poi risaliremo su un aereo: e sono sicura che le vecchie abitudini (degli altri) riprenderanno a far impazzire i viaggiatori professionisti (noi).
Ecco quelle che facevano impazzire me – e che, accidenti, lo ammetto! – un po’ mi mancano.

1.    Il posto giusto
Guardare dal finestrino è bello: se si viaggia di notte lo spettacolo dell’alba dalle nuvole è sempre fantastico! Mentre ormai per vedere il panorama sorvolato ci sono spesso gli schermi sullo schienale davanti, con la possibilità di scegliere la camera da cui guardare anche tutto il viaggio, oltre che seguirlo sulle mappe: devo ammettere che la prima volta che ho scoperto questo “giochino” mi sono entusiasmata, ho selezionato la visione da sotto l’aereo e mi sono goduta un bello spettacolo, dal rollìo del decollo a tutto il Nord Italia nel suo splendore – e poi mari e deserti (anche se l’atterraggio visto così da vicino alla pista, lo ammetto, mi fece un po’ impressione…)
Ciò detto, mi batto per il corridoio, così posso alzarmi quando voglio per sgranchirmi le gambe (cosa da fare il più possibile per ennemila buoni motivi), non rompo le scatole a nessuno per andare in bagno (e visto che in aria dormo ancora meno che a terra, non ho problemi ad alzarmi per far passare gli altri) e ho un lato sempre libero – che nei momenti di riposo del personale di bordo significa anche poter avere un po’ di spazio per le gambe. A proposito: il bracciolo si può retrarre grazie a un poco strombazzato simpatico pulsante, quindi c’è un briciolo di ulteriore comodità possibile.


2.    La “jetiquette”
A proposito di braccioli: la “jetiquette” (ho creato un neologismo?) direbbe che al passeggero di mezzo, penalizzato negli spazi e nei movimenti, spettino tutti e due. Insomma lui/lei gode del diritto di appoggiare entrambi i gomiti o gli avanbracci, se vi lascia spazio, sarete gentili ospiti, ok?
Personalmente esaurisco la mia masochistica gentilezza quando gli altri viaggiatori se ne fregano dello spazio vitale e della sanità mentale altrui: quelli che abbassano completamente lo schienale subito e per tutto il viaggio li maledico sommessamente, e se lo fanno senza chiedere neanche con uno sguardo, li maledico a colpi di borbottii e… di ginocchio. Per carità, sui voli lunghi è comprensibile e sacrosanto che uno cerchi di dormire: ma TUTTO il tempo? Anche mentre TUTTI mangiano? Anche se ti stai sparando TUTTI i film in catalogo?
Si crea a volte un effetto bizzarro, perché se in prima fila iniziano a tirar giù gli schienali, poi per autodifesa lo dovranno fare tutti a seguire; con effetti tra il ridicolo e il devastante ogni volta che qualcuno, tipicamente quello rimasto incastrato lato finestrino, dovrà divincolarsi e sgusciare acrobaticamente in caso di bisogno (o bisognino…).


3.    I piedi a 30.000 piedi
Anche se il punto davvero critico è quello dei piedi: per motivi a me ignoti, si è diffusa l’abitudine (di matrice americana, temo) di togliersi subito le scarpe, anche nei voli brevi, e, porca puzzola, anche le calze. Glisso sulla reiterata visione di allegri turistoni andare poi anche in bagno scalzi, ma, per mille saette, perché diavolo ritieni normale appoggiare i tuoi fettoni erborinati al mio schienale – o infiltrarli nella feritoia fra i sedili? Anni fa uno sguardo torvo e un ammiccamento disgustato riuscivano a far retrocedere gli untori almeno un po’, almeno fino a rimettersi le calze; ora questa beata abitudine sta… prendendo piede anche fra gli italiani, e la rissa è sempre in agguato.


4.    Ogni. Maledetta. Volta.
Ci sarebbe molto altro da dire sui viaggiatori, anche business: la sconfinata creatività di foggia e peso del bagaglio a mano, motivo di file al check-in e ingorghi alle cappelliere; la eterna riluttanza per le modalità di controllo che sembra sempre cogliere di sorpresa così arrivano al metal detector con una collanona di medaglie al collo e un’alabarda spaziale alla cintola; l’inspiegabile creazione di code in piedi un’ora prima dell’apertura del gate e poi la corsa nel finger, quando avere un posto a bordo e sapere già quale è una delle poche certezze della vita; il perfetto slow-motion con cui, raggiunto il proprio posto e solo allora, decidono di aprire borsone o trolley per ravanare alla ricerca di qualcosa, bloccando l’intero flusso…


5.    Il mistero dei misteri
Ma la cosa meravigliosa, avvincente, inspiegabile, inenarrabile resta per me sempre quella: perché, PERCHÉ, gli italiani applaudono il pilota?
(In redazione, da domani pretendo la ola!)