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Robot, non mostri

 

Una paura, quella dei robot, che, in realtà, in molti non hanno (ancora) e che si trova molto dopo, nelle classifiche, rispetto ai timori per la crisi finanziaria o i disordini politici: parliamo del futuro, forse prossimo, in cui i robot sostituiranno il lavoro umano.

Ora, negare la velocità con cui si sviluppa la tecnologia è da sciocchi, ma per esempio l'Internazionale, da un articolo di Quartz, ricorda che, nonostante l'avvento e la diffusione dei bancomat, i posti di lavoro dei cassieri di banca negli Usa sono aumentati, dal 1980 al 2010. In che modo? Semplice: la gestione di un bancomat è più economica, e ciò ha permesso l'apertura di nuove filiali e l'assunzione di nuovi cassieri. Lo stesso è accaduto nel settore tessile, dove l'automazione ha permesso di ridurre i costi e di aumentare, così, la domanda.

I punti, infatti, sono i seguenti.

1. L'automaziona avanza, ma bisogna analizzare bene il contesto. Chiedersi, come ha fatto l'Harvard Business Review: i "robot" hanno un potenziale di produttività? E la risposta è: sì.

2. Se la produttività aumenta tanto da rilanciare la domanda, ciò significa nuovi posti di lavoro.

3. Lo sviluppo della tecnologia crea, in molti casi, nuovi ruoli: pensiamo ai social media e alla figura del social media manager, che prima non esisteva. Oppure: cala il mercato della tipografia? Acquista importanza il ruolo del grafico.

4. Si tratta, infatti, di un'automazione parziale: le macchine non potranno fare tutto.

5. Con l'automazione, acquisteranno valore le professioni non automatizzabili: i consulenti nel business, primi fra tutti.

Certo, questa è una faccia della medaglia; l'importante, però, è prendere in considerazione tutti gli effetti e non demonizzare un fenomeno come il male assoluto.

 

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