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Dal volume N° 76

Nicholas Negroponte: Il digitale è il futuro (anche) delle PMI

 

NON RIGUARDA PIÙ SOLO I COMPUTER,
MA IL MODO IN CUI VIVIAMO E FACCIAMO IMPRESA

A cura della redazione, con Nicholas Negroponte, con la gentile collaborazione di WOBI

In internet, proprio quell’internet che ha visto nascere («È cresciuto, sì, ma può crescere ancora: è un adolescente!»), Nicholas Negroponte viene definito un “tech ottimista”: crede fortemente nelle potenzialità del digitale, e nei benefici che porterà, anzi che sta portando: «Pensiamo ai chip come a qualcosa di futuristico, ma in realtà sta già succedendo: si sta già sperimentando come “impiantarli” nel cervello in modo non invasivo, a come fare delle risonanze magnetiche portatili, a come pazienti paralizzati o con disfunzioni fisiche possano beneficiarne». Non è futuristico, è futuro. Non è futuro: è presente.


Il workshop a cui abbiamo partecipato si potrebbe chiamare WOBI on Digital Present, al posto di WOBI on Digital Future, perché quando si parla di digitale, “il futuro è adesso”. Vale anche per le aziende che vogliono essere digitali. Vale anche per le piccole o medie aziende che vogliono essere digitali, perché il digitale è democratico: può essere usato dai grandi e dai piccoli, e questa è un’ottima notizia. Ma ve lo avevamo detto: Nicholas Negroponte è un “tech ottimista”.
La fama di Nicholas Negroponte è legata ai suoi studi su come i computer e gli esseri umani possono interfacciarsi, in sostanza comunicare. È stato un pioniere, in questo senso, e nel 1985, con l’ingegnere Jerome Wiesner, ha fondato il MIT Media Lab. A consacrarlo, il best seller del 1995, Being Digital (Essere digitali), tradotto in più di 40 lingue. Nel 1995, Negroponte chiariva che “la programmazione non riguarda più i computer: riguarda il modo in cu viviamo”, e saggiamente diceva: “This is not the end”. Era solo l’inizio. “I mass media saranno ridefiniti da sistemi per la trasmissione e la condivisione di informazioni personalizzate e contenuti per l’intrattenimento” (Qualcuno ha detto social media?) “Leggere della Patagonia includerà l’esperienza sensoriale di essere lì” (qualcuno ha detto realtà aumentata?) “La televisione arriverà nelle nostre case in meno di un secondo” (qualcuno ha detto Netflix?).
Insomma, Negroponte aveva predetto un bel po’ di cose, come lui anche altri; ed è solo l’inizio. In questo scenario, le aziende cosa fanno? Cosa dovrebbero fare per non restare indietro?
Di nuovo, buone notizie: non importa quanto grandi o quanto piccoli siamo; i vantaggi di essere digitali sono tanti e sono per tutti. Nessun limite all’immaginazione, alla sperimentazione, al superamento delle barriere. Che messaggio bellissimo, no?


I VANTAGGI DI ESSERE DIGITALI
Le dimensioni non sono importanti
I bit non hanno dimensione, viaggiano alla velocità della luce, non hanno peso. Eppure, usandoli, si possono fare cose che prima non si potevano fare. È una buona notizia per le piccole e medie aziende che possono sfruttare i bit, internet e il digitale proprio come le grandi. Le dimensioni non contano per lo sviluppo delle attività e l’immaginazione. Sì, Amazon e Google dominano, ma quando hanno iniziato, erano aziende molto piccole. Era difficile pensare che Amazon potesse crescere così. Anche come “pesci piccoli”, possiamo fare moltissimo: possiamo personalizzare a livelli che nel mondo fisico sono impensabili; possiamo integrare l’elettronica su qualcosa di fisico, pensiamo al codice a barre, per fare un esempio semplice, o alle stampanti 3D che qualcuno sta progettando di usare per stampare cibo!»
Oggi è impossibile immaginare di non essere digitali e di non essere connessi. Ma è un bene, secondo Negroponte, perché le opportunità sono infinite. «Se puoi coprire la Terra di nuvole artificiali, puoi abbassare le temperature e averne dei benefici per tutti. Queste sono soluzioni innovative, su larga, larghissima scala. Però capite cosa possiamo fare?».


Visita il tuo futuro!
Quando Negroponte ha iniziato a occuparsi di divario digitale nei Paesi del terzo mondo, la sua idea era chiara: progettare, produrre e distribuire un computer portatile a ogni bambino del mondo (il progetto si chiama proprio One Laptop per Child). Secondo Negroponte, infatti, i bambini sono la “risorsa naturale” più importante dello sviluppo digitale, grazie ai modelli di pensiero che i bambini dimostrano di avere e da cui gli adulti, e gli imprenditori in modo particolare, dovrebbero imparare: «Se chiediamo ai più piccoli come dormono le giraffe, troveranno le risposte più disparate: se ha il collo corto, si metterà per terra; ma visto che ha il collo lungo si aggancerà a un ramo!» Noi adulti non siamo più abituati a farci queste domande, a trovare soluzioni, a crearle. E invece è questo il presupposto per affrontare il futuro con l’attitudine giusta: costruendolo.
Come aziende, come professionisti, dobbiamo pensare al futuro come a qualcosa di "approcciabile", non come a qualcosa che "prima o poi capiterà".
«Immaginate il futuro come un luogo da visitare». Il futuro non si predice, perché predire è difficile e lontano dalla realtà: piuttosto, ci viene chiesto di “estrapolare” dai dati che abbiamo e di cambiare le variabili. Perché abbiamo il potere di farlo.
La capacità di prevedere e di definire nuove prospettivo è così importante che tra i colleghi di Negroponte al MIT c’era l’abitudine di dire: “Le nuove prospettive costituiscono almeno 50 punti del quoziente intellettivo!”.

Imprenditorialità e caos
Certo, si commettono degli errori. «Quando si parla di futuro, tutti possono sbagliarsi, ma la creatività comprende una bella quantità di disordine. Creatività è anche caos!»
Se siamo imprenditori, e l’imprenditorialità è fatta di creatività tra le altre cose, non sempre le cose vanno come vogliamo; quello che Negroponte sottolinea è come l’eccesso di ordine, la disciplina, gli schemi fissi siano l’antitesi della creatività, e quindi dell’imprenditorialità. «Un certo livello di disordine va bene: le nuove idee vengono dalle differenze, per questo in un ambiente di lavoro bisogna celebrare le differenze, non l’omogeneità. Come manager e imprenditori, siamo chiamati a conciliare le idee diverse. Più idee vengono buttate sul tavolo, meglio è: la creatività nasce dall’ignoranza, dal voler conoscere di più. E dal dialogo. Favorite il dialogo tra generazioni: è prezioso».
Considerando anche che «quella che non è una buona idea oggi può essere una buona idea domani. Prendete Steve Jobs: lo conoscevo, di persona, e molte volte non accettava un’idea sulle prime, per poi tornare in ufficio il giorno con la volontà di riparlarne. Ci aveva riflettuto sopra».


Idee, idee, idee
Come far sì che le nostre aziende si aprano al futuro, grazie al digitale, e lo costruiscano? Incoraggiando le nostre persone a farlo. «L’audacia di guardare dietro l’angolo va assolutamente incoraggiata. Se c’è una cosa che ho imparato in laboratorio è che su dieci idee, ne andrà bene una sola. Quindi dobbiamo accettare un alto livello di “rumore” e di confusione all’inizio». Solo accettando questo livello di complessità, e solo ricordando alle nostre persone che generare idee è fondamentale, andremo verso il futuro.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero 76 di V+. Scaricalo, con pochi clic, qui. Gratis!