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Maria Bietolini Maria Bietolini

Ma gli americani parlano inglese?

GLOSSARIO MINIMO E BAGAGLIO ANTI GAFFE

 

In giro all’estero, ma anche in ufficio o al telefono nel nostro lavoro, può capitare di dover parlare in inglese: sì, ma quale inglese? A seconda che il nostro interlocutore abbia sulla bandiera l’Union Jack o stelle e strisce, non è solo la pronuncia a essere molto differente, ma proprio una bella fetta di vocabolario!
E questo non riguarda solo i madrelingua: perché ormai in tutto il mondo la lingua “esperanto” è l’inglese, ma chi la parla è a sua volta influenzato dal contesto scolastico in cui l’ha imparata.
In generale, oggi ormai a prevalere sono forse le forme di american-english, complice anche la globalizzazione culturale data dai film, le serie televisive e buona parte di internet.
È vero che molti termini sono ormai conosciuti e usati in entrambe le forme e che comunque, alla fine, “ci si capisce”. Ma non guasta avere uno specchietto di alcune differenze su termini molto comuni – non fosse altro che per non sbagliare piano in ascensore, o ordinare al ristorante.

Per avere molte dritte, risolvere dubbi e migliorare le proprie competenze linguistiche a costo zero, consigliamo le molte risorse video e audio messe a disposizione dal sito AE American English, dedicato a chi insegna o impara l’inglese come lingua straniera e curato dall’ufficio scuola e cultura del Dipartimento di Stato USA. Oltre alla parte più strettamente centrata su vocabolario, grammatica e pronuncia,  nell’area risorse ci sono anche canzoni, letture di testi (anche romanzi), giochi e test, informazioni e storie sulla vita e la cultura americana,  e molto altro. Ah: tutto gratis!

RISORSE LINGUISTICHE GRATUITE:
http://americanenglish.state.gov/resources
Per avere pillole, anzi, “pills” quotidiane, seguite la pagina:
https://www.facebook.com/AmericanEnglishatState/

COME EVITARE GLI “OOOPS!” ANCHE STANDO ZITTI

Gli errori che possiamo fare all’estero o con stranieri non riguardano solo la lingua, né l’ambito dell’inglese: una gaffe (in inglese anche faux pax o blooper) con le altre culture è sempre in agguato!

L'uso prevalente delle dita a V è per simboleggiare la vittoria, ma ci sono anche altri significati, che si differenziano a seconda dei diversi contesti sociali, culturali e geografici. Per sbagliare, basta la diversa posizione della mano: infatti, tanto per restare come esempio nei Paesi anglofoni:
•    se al destinatario del gesto mostriamo il palmo della mano, indichiamo vittoria (o pace e amore, secondo l’uso degli anni sessanta);
•    ma se facendo la V rivolgiamo al destinatario il dorso della mano… è un insulto: soprattutto in Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Irlanda e Regno Unito il significato si trasforma in "vaffan….".
State attenti, là fuori!