Mestiere della Supervisione


Valeria Tonella Valeria Tonella

Dal volume N° 57

Feedback, quando non c'è, è come se fosse negativo

 

 

SE (UN COLLABORATORE) TI PIACE, NON TACI

“Se non ti licenzio, vuol dire che stai andando bene”. Ora. Ai più, anche a voi che leggete forse, questa frase sembrerà positiva, se non addirittura un complimento. In realtà il confine tra una lode vera e una falsa è sottile: “I contenuti della tua presentazione rasentano l’ovvietà, ma la tua scrivania è ordinatissima” è un po’ la stessa cosa. Rischiamo, cioè, di diventare poco spontanei e… ridicoli. Soprattutto erodiamo, neanche troppo lentamente, la relazione di fiducia con chi lavora con noi.
Sto leggendo un libro illuminante di Kim Scott: lei è una autrice con esperienza, direbbero quelli che pubblicano annunci per il personale, perché, prima di scrivere Sincerità radicale, ha lavorato prima in Google, poi alla Apple University. Sempre con gruppi, sempre convinta che l’essenza del buon leader (a tutti i livelli) sia la capacità di creare buoni rapporti. Da qui il concetto di “radical candor” che non significa diventare aggressivi o gridare contro le persone, ma neanche evitare i problemi qualora si presentino per paura di ferire o evitare l’elogio per paura di rammollire. Nel mezzo sta il capo saggio, quello che, prima di muovere critiche o di fare complimenti, raccoglie tutte le informazioni necessarie. Sempre stando attenti a giudicare il lavoro e non la persona ed essendo molto chiari su questo punto.


Tornando alla frase di partenza: chiunque la dica dovrebbe impegnarsi di più. O almeno prendere l’abitudine di lodare chi sta facendo un lavoro apprezzabile. Non datelo per scontato.

Trova dei momenti regolari per confrontarti o per dare un resoconto, se il dipendente o il collega te lo chiede. Magari tutto va bene lo stesso… o magari no. Perché rischiare? Con i collaboratori vale la stessa regola che vale per i clienti: costa di più trovarne uno nuovo che tenersene fedele uno esistente…