Noi e gli altri


Afsoon Neginy Afsoon Neginy

Dal volume N° 59

Cambiamento (personale e in azienda), quanto mi costi?

 

IL CAMBIAMENTO RICHIEDE IMPEGNO, SOPRATTUTTO APERTURA AL NUOVO... MA SARAI RICOMPENSATO

 

Viviamo in un mondo denso di avvenimenti e cambiamenti. Mai come ora e in così poco tempo l’uomo ha dovuto cambiare se stesso, il suo ambiente esterno e il suo modo di approccio ai problemi. Siamo stati in un certo senso costretti a cambiare il nostro modo di vivere, di comunicare, di lavorare e il bello deve ancora venire.
Dagli anni ‘80 sono avvenuti cambiamenti che precedentemente avvenivano in secoli e secoli e il futuro potrebbe cambiare ancor più velocemente con i big data e con l’introduzione a pieno regime dell’intelligenza artificiale: ci sarà la necessità nelle organizzazioni di una forza lavoro dinamica, flessibile, resiliente e più intelligente dei robot che verranno immessi sul mercato.
È evidente che i cambiamenti futuri richiederanno una preparazione adeguata. Ricordiamoci che, pur essendo gli animali più forti della Terra, i dinosauri non sono riusciti ad adeguarsi ai cambiamenti climatici repentini, e proprio per questo non sono sopravvissuti.


IL VERO CAMBIAMENTO È DENTRO DI NOI
Molte persone ritengono che il cambiamento sia un processo che riguarda solo ciò che è esterno a loro, in pratica ciò che li circonda: cambio città, Paese, lavoro, compagno e per quanto questi cambiamenti siano spesso sofferti, talvolta imprevisti o non voluti o decisi da noi, alla lunga ripropongono il più delle volte lo stesso modello di vita e gli stessi equilibri, perché non si cambia nulla di profondo a livello personale.
•    Il vero cambiamento, infatti, è quello che riesce a incorniciare, rimodulare e ristrutturare le situazioni in modo diverso.
•    Fa sì che una determinata situazione possa essere percepita diversamente e venga attribuito un nuovo significato allo stesso problema che ci tormenta da sempre.
•    Come dice lo scrittore Adous Huxley, “la realtà come non è ciò che ci accade, ma ciò che facciamo con quello che ci accade”.
•    Il vero cambiamento serve a dare un nuovo significato al nostro vissuto e ci prepara ad avere una nuova visione: è la stessa cosa che avviene in una stanza quando si sceglie di appendere un vecchio quadro rinnovandolo nella cornice: tutto sembra diverso.

VOGLIAMO CAMBIARE DAVVERO?
Quando decidiamo di cambiare il nostro punto di vista nei confronti delle cose che ci circondano e di scavare nei nostri sentimenti, stiamo vivendo quello che il noto psicologo costruttivista Paul Watzlawick chiamava “cambiamento di tipo 2”.
Nel cambiamento di tipo 1, quello esterno degli esempi sopra riportati, potremmo diventare più esperti, maturi o consapevoli, ma fondamentalmente restiamo fedeli a noi stessi e alla nostra visione del mondo: anche se cambiamo lavoro, incapperemo negli stessi problemi, perché tendiamo a ripercorrere gli stessi pattern e a cadere nelle stesse trappole.
Siamo esseri abitudinari: ripercorriamo le strade conosciute e cerchiamo di mantenere gli stessi equilibri anche durante i cambiamenti di tipo 1; ciò non significa che non dobbiamo affrontare i cambiamenti esterni. A volte in questo modo riusciamo a stare meglio, a esplorare nuovi mondi e a trovare nuove opportunità; ma se vogliamo cambiare noi stessi radicalmente, non possiamo continuare a subire il peso delle nostre abitudini e a seguire, seppur involontariamente, le nostre ridondanze e i nostri autoinganni.
Dobbiamo contaminarci senza perderci, lasciarci scivolare senza cadere e farci travolgere dal punto di vista degli altri: in questo modo arriveremo a territori sconosciuti.

QUANTO SIAMO “RESISTENTI”!
Purtroppo non sempre la logica riesce a superare la forza e la tenacia che mantengono salde una percezione o un’emozione: ecco ciò che ci rende resistenti al cambiamento.
Molte volte sappiamo quale sarebbe la cosa giusta da fare, ma non ci ascoltiamo, bloccati dai timori o dai dubbi sentimenti verso una determinata situazione o persona: il dubbio che sta dietro ogni cambiamento e ogni decisione ha quasi sempre alla base il sentimento che proviamo verso qualcosa o qualcuno.
Sono molti i motivi che stanno dietro alla resistenza al cambiamento.
La cosiddetta “cultura resistente”: è una situazione che spesso si presenta nell’ambito organizzativo, dove può essere presente una cultura molto ben radicata e pervasiva, che promuove facilmente determinati comportamenti e ostacola tutto ciò che è diverso.

UN ESPERIMENTO PER CAPIRE
La resistenza culturale viene spiegata molto bene in un esperimento fatto de Harry Hamel e C.K. Parahalad: ci sono quattro scimmie richiuse in una gabbia e al soffitto della gabbia viene appeso un casco di banane. Gli animali tendono a prendere i frutti, ma se durante ogni mossa di avvicinamento vengono colpite da un getto di acqua gelata, impareranno che non è possibile raccogliere quelle banane e desisteranno dal tentativo di prenderle. Se si introduce nel gruppo un nuovo animale che non ha avuto lo stesso condizionamento, proverà a raccogliere i frutti ma verrà fatto desistere dalle altre scimmie che gli comunicheranno il pericolo. Così avviene se si introducono anche nuovi animali; in sostanza in quella gabbia le scimmie non si avvicinano alle banane anche se non hanno mai avuto personalmente l’esperienza dell’acqua fredda. Si è creata una cultura resistente, molto difficile da cambiare e a volte difficile da riconoscere.